orso M13 ucciso in Svizzera

orso M13 ucciso in Svizzera

Mercoledì, 20 febbraio 2012
E’ stato ucciso M13, l’orso che da alcuni mesi, proveniente dall’Italia, aveva trovato come sua dimora momentanea, la Svizzera, esattamente la Val Poschiavo.
Le “autorità” svizzere dei Grigioni (Dipartimento costruzioni, trasporti e foreste – che non si capisce come i tre settori azzecchino tra loro ndr) hanno emesso un comunicato stampa nel quale si cita: “Nell’autunno e dopo il letargo il plantigrado era ormai diventato un pericolo per la sicurezza delle persone: si era infatti sovente spinto fino nei centri abitati alla ricerca di cibo, aveva inseguito di giorno delle persone e non mostrava più alcun timore, nonostante le ripetute azioni di dissuasione. L’abbattimento è stato eseguito conformemente alla Strategia Orso Svizzera”.
Questo evento di cronaca sta sollevando critiche sia da parte italiana (uno degli attori primari coinvolti nel progetto di reintroduzione) sia sul fronte svizzero, dove M13 era divenuto popolare.

Questa azione drastica, già avvenuta in passato con JJ3, va decisamente a vanificare sforzi di anni, sia italiani che dell’intera Comunità Europea, nonchè di associazioni coinvolte come il WWF. Sforzi non solo morali, di tanta fatica e speranza, ed anche economici.

Benché le “autorità” helvetiche si trincino dietro la scusante dell’orso problematico, è opinione diffusa anche negli ambienti scientifici e naturalistici che l’uccisione fosse evitabile. Il WWF ha chiesto al Governo Italiano (quale? visto i tempi – ndr) di inviare formale protesta a quello svizzero: “M13 non era un orso problematico, nei mesi scorsi ha solamente mostrato un atteggiamento confidente che non giustifica minimamente l’applicazione della norma, prevista dal Piano di azione svizzero, dietro cui si nascondono le autorità elvetiche. Così si rischia di spazzare via in pochi anni gli sforzi di conservazione messi in piedi dall’Unione Europea e dagli enti italiani per mantenere nelle nostre Alpi un gioiello prezioso come l’orso.
Chiediamo al Governo italiano, che al momento ha la Presidenza della Convenzione delle Alpi, di inviare una protesta formale al Governo Svizzero e di adoperarsi affinchè si esca dalle logiche dei singoli Stati e ci si impegni a gestire la popolazione alpina di orso come una popolazione che appartiene a tutti i Paesi che condividono il territorio alpino. Simili decisioni non possono più essere assunte unilateralmente.”

Sorge una domanda spontanea: “ma perché si è aspettato l’abbattimento prima fare una dimostranza ufficiale?”.
Era nell’aria da molti mesi che le “autorità” svizzere continuavano a girare intorno a questa situazione. M13 andò in letargo, forse anche gli uomini andarono in letargo sino a oggi?

Non vi è molto da aggiungere.
Il progetto europeo di reintroduzione dell’orso sulle Alpi nasce nel 1999 dopo aver portato 9 individui dalla Slovenia.
I numeri degli orsi fortunatamente sale, nonostante questi episodi deplorevoli. Oggi in Trentino ci sono 36 orsi.
Le femmine per ora stazionano tutte su questa ampia area italiana, almeno sino a quando il numero delle stesse non sarà tale che anche loro, come già per i maschi, cominceranno a percorrere centinaia di km in cerca di una loro nuova casa. Insomma, un po’ come per gli uomini no?!

Per quanto riguarda il territorio italiano i dati relativi al 2012 riportano come totalmente indennizzati ai proprietari: 4 alveari, 12 pecore, 1 capra. Pegno da pagare a fronte di un progetto che può portare, oltre che a soddisfazioni di tipo naturalistiche, anche un rientro economico non indifferente legato al turismo ed agli appassionati.

Forse, la Svizzera, che tanto si è fatta apprezzare nel mondo negli anni passati (lontani) come la patria della protezione ambientale per eccellenza, dove chiunque commettesse una atto contro la Natura veniva punito, dovrebbe fare un “mia culpa” ed invertire la rotta. Non ci si può nascondere dietro leggi nazionali o addirittura “decisioni locali” quando si è al centro dell’Europa e si “convive” con la stessa.

Orsi, lupi, sono animali che per errata cultura fanno paura, fanno parte integrante delle nostre montagne, delle storie di una volta, quando l’uomo, meno arrogante ed egoista, conviveva con questi mammiferi come si convive con altri animali ogni giorno.

© Giovanni Salici
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