aspettando il deserto

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l’emergenza climatica è un avviso che non riusciamo proprio a leggere correttamente, eppure stiamo andando incontro ad estinzione certa della specie umana
incapaci di un futuro non comprendiamo i segnali di vita


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anche il ghiacciaio Pre de Bard in Val Ferret, Val d’Aosta retrocede inesorabilmente, la foto lo mostra il 14 luglio 2008
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martedì, 21 luglio 2020
Tutti presi da post emergenze Covid o da come fare per andare al mare, quale aperitivo bere in spiaggia, mettere o no la mascherina, quale ultimo smartphone o videogioco, consolle, acquistare …..

L’ emergenza climatica è una di quelle (davvero) emergenze, che per qualche motivo incomprensibile, non riesce ad entrare nelle teste umane come problema di sopravvivenza. Invece lo è.
L’emergenza climatica farà molti più morti del Coronavirus, lo farà all’improvviso in ben più breve tempo. Ma l’uomo moderno continua, con i propri inseguimenti dell’effimero, a sconvolgere gli equilibri naturali.

Inquinamento da motori di auto e mezzi pesanti, scarichi industriali, allevamenti intensivi con grandi immissioni di CO2 nell’aria, i computer di casa, i numerosi server raggruppati in enormi capannoni sparsi per il mondo, usati per ogni scemenza di WhatsApp o Facebook, Instagram ed altri (non) social… contribiscono inesorabilmente a surriscaldare l’aria contribuendo al riscaldamendo globale.

Il periodo estivo è purtroppo una stagione nella quale (se ne parla poco o per nulla) l’incremento di aria calda (artificiale) immessa nell’ambiente aumenta.

Gli impianti di aria condizionata, sia nei mezzi in movimento, al supermercato, in ufficio, paradossalmente usati per essere più freschi, sono artefici di una ulteriore immissione di calore nell’atmosfera, causando così altri danni. Insomma è un’azione che si morde la coda: senti caldo, vuoi star meglio per un breve periodo, contribuisci a star peggio nel lungo periodo. D’altra parte che ci si può attendere da una società che non è più capace di aspettare, che fa del presente (vissuto male) l’unico tempo comprensibile; che ha dimenticato il passato e non è capace di vedere il futuro?


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quale futuro per un’agricoltura in una Pianura desertificata?, Coniolo nel Monferrato, 28 settembre 2018
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quale futuro per un’agricoltura
in una Pianura desertificata?

I ghiacciai delle Alpi, ormai lo sanno tutti, si stanno ritirando a ritmo frenetico (quello dei Forni circa 100 metri ogni anno – impressionante vero?). Queste (ormai ex) riserve di acqua, oltre che contribuire globalmente ad un equilibrio precario, alimentano fiumi che servono ad alimentare laghi prealpini (Lario, Ceresio, Verbano…..) che a loro volta con le loro enormi masse d’acqua sono il serbatoio di irrigazione di tutta la pianura Padana.
Questo significa che entro una ventina d’anni (ma già visibili avvisaglie oggi), le coltivazioni della pianura più grande d’Italia saranno incoltivabili, la grande pianura Padana diventerà quindi deserto. Non immaginate deserti di sabbia, un deserto più stile “afgano” insomma del medio oriente: rocce, valli senza quasi vegetazione. Non avrete più un lago di Como o una riva del Ticino su cui andare a bagnarvi e prendere il sole sarà un ricordo, rifuggirete i suoi raggi per non ammalarvi di tumore.
Scordatevi l’acqua potabile perchè sono sempre i ghiacciai che alimentano (per lo più…) gli acquedotti.

Questo è il futuro che ci aspetta, perchè non sappiamo distinguere la reale pericolosità di un’emergenza, se non ci offre la sua falce della morte nell’immediato indomani.

Nel frattempo, godetevi il vostro spritz ghiacciato (per ora) in un locale con aria condizionata, sprecando acqua per le piscine private o nelle feste più o meno vip.

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3 commenti su “aspettando il deserto”

  1. Schifo totale davvero! E il peggio e’ che non se ne parla proprio.
    L’unico problema al mondo e’ rimasto il coronavirus, solo ed esclusivamente quello, di tutto il resto (comprese altre malattie) si e’ persa memoria.
    Povero mondo, e che tristezza essere capitati in questa epoca malata…

    1. A volte mi chiedo se c’è stata qualche epoca sana che sia durata un centinaio d’anni. Ovvero una finestra di tempo da vivere bene …

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