Addio bramito

cerva abbattuta SBT_20130922_0001 photo © Sonia Bottari / Giovanni Salici cerva abbattuta SBT_20130922_0001 photo © Sonia Bottari / Giovanni Salici cerva abbattuta SBT_20130922_0001 photo © Sonia Bottari / Giovanni Salici cerva abbattuta SBT_20130922_0001 photo © Sonia Bottari / Giovanni Salici cerva abbattuta SBT_20130922_0001 photo © Sonia Bottari / Giovanni Salici
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photo © Sonia Bottari / Giovanni Salici
cerva abbattuta da cacciatori e caricata su un mezzoSBT_20130922_0001

Addio bramito
redazionale-emozionale di © Sonia Bottari

Valsolda, domenica 22 settembre, primo giorno d’autunno

Una stagione che sento e apprezzo particolarmente per quella magica trasformazione che la natura, prima di entrare nel freddo e buio inverno, ci regala.

I colori sono spettacolari quasi divini. Le foglie, prima di cadere, assumono tinte dal dorato intenso al bronzo brillante rendendo i boschi raggianti; i tramonti sembrano ancora più romantici con sfumature marcate di rosso e arancio; il lago è pacato e assume il classico colore verde bottiglia.
La terra dona in abbondanza i suoi ultimi frutti annuali. Nei boschi si trovano molte specie di funghi che sembrano venire da un mondo fatato; nelle vigne si sente ancor prima del raccolto il profumo del mosto; le pannocchie sono pronte per essere sgranate e sistemate nella dispensa invernale.
Gli animali sono in fermento. Il cielo, a tratti, è movimentato da stormi di uccelli che si preparano a migrare in luoghi più miti; i cervi, con il loro bramito, vivono la loro stagione d’amore.
All’alba, di questa giornata d’inizio autunno, con il clima tipico di questa stagione, dove il sole cerca di far capolino tra le nuvole trasportate da un venticello frizzante, ho messo gli scarponi, lo zaino in spalla e la mia Canon alla mano e mi sono messa in cammino per poter ammirare e amare in parte questo mutamento stagionale che la natura giorno dopo giorno sta assumendo.
L’itinerario prescelto è stato la Foresta della Valsolda. Ci vado spesso perché vi sono dei punti di osservazione molto validi e pratici che ti consentono a 365 gradi di ammirare la flora e vedere e sentire la fauna presenti in quel luogo.
La mia speranza e desiderio prioritario, visto che questo è il periodo dettato dalla natura, era quello di poter sentire echeggiare nella valle il bramito del cervo e perché no anche avvistare qualche maschio dominante. Purtroppo, con un po’ di sconcerto, ma con ragionevole consapevolezza che in natura non tutto è concesso, non ho udito nessun bramito e scorto nessun cervo ma ho visto con piacere dei camosci che erano arroccati su alcune rocce a brucare dei sporadici cespi d’erba.
Dopo alcuni scatti fotografici emotivi, sono tornata sui miei passi per poi far ritorno a casa.

Arrivata all’inizio paese, ho assistito a ciò che i miei occhi e il mio cuore non avrebbero mai voluto ne vedere e ne provare.
Dei cacciatori “in regola”, (anche se uccidere un animale indifeso non ha regole), avevano abbattuto una cerva “fuori dalla Riserva” (anche se ogni luogo è la loro dimora) e la stavano trionfalmente caricando sul loro mezzo di trasporto.
L’autunno, purtroppo, è la stagione anche della morte.
E’ stata una scena che mi ha emotivamente colpito. Un’ora prima ero nel loro regno con la speranza di intravedere e sentire il loro richiamo d’amore di questa stagione che (come dice il mio amico Giovanni Salici) viene e va ed ora ero lì ad assistere inerme a quella dolorosa visione della povera cerva che giaceva esanime su un cassone di un’autovettura e che non potrà mai vivere nessuna stagione d’amore, l’unico urlo silenzioso che ho sentito è stato il mio.

© Sonia Bottari
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