Posts Tagged ‘vento’
domenica, Agosto 16th, 2009
Menaggio, sabato 15 agosto 2008 h 18,00 alle 19,55
kayak XXa uscita
traversata a Varenna
Non so più nemmeno che numero di uscita è questa.
Sono rimasto un po’ arretrato anche sui racconti, come in molte altre cose della mia vita.
Alcuni sono scritti in attesa di essere sistemati altri devo proprio scriverli, cercherò di aggiornarmi e aggiornarli.
Sarà circa un anno che non esco più col kayak alla maniera che io definisco “sportiva”, escludendo una importante e lunga uscita di 6 ore sul Delta del Po a maggio, mista tra sportiva e naturalistica fotografica, le altre uscite di quest’anno sono state pressoché ad alta “inclinazione” naturalistica. Curando nidi di folaghe sul lago del Piano o la nidificazione dei Cormorani sul Ceresio.
Oggi, Ferragosto 2009, poco prima delle 18 ero incerto se fare un paio d’ore alla riserva, cercando di nuovo l’airone ed il martino, o se invece buttarmi tranquillo a cercare qualche ondina sul mio Lario.
Alla fine ho deciso, e credo proprio di aver fatto una scelta giusta. (altro…)
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venerdì, Luglio 24th, 2009
Menaggio, giovedì 23 sera e venerdì 24 pomeriggio luglio 2009
la stanza del vento
Ho aperto le finestre
il vento è entrato nella stanza
impetuoso
l’uragano mi ha spazzato tutti
i fogli scritti durante gli anni
sono ricaduti al suolo
con un fragore da cristallo ceco. (altro…)
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mercoledì, Marzo 11th, 2009
Menaggio, mercoledì 11 marzo 2009 h 11 ca
scarpe rotte
Scarpe rotte, barba lunga,
riflessivo dietro il profondo e duro sguardo
che cercava risposte nello specchio d’acqua.
La sua ombra, sovente ammorbidita
dalle fosche e grigie giornate,
s’ incontrava sui selciati spazzati dal vento,
al seguire dei muretti del lago.
© Giovanni Salici
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domenica, Dicembre 7th, 2008
Menaggio, strada di casa e casa domenica 07 dicembre 2008 h 20,15
Assenza
Forse un giorno troverò la forza
per affrontare quella Assenza
che oggi mi costringe in questa Essenza.
Il blu marino mi entrerà in fondo agli occhi
in una notte di Tivano
in cui nulla si può più fare.
Forse un volo, un canto, un grido.
Forse un silenzio assordante.
Il freddo diverrà calore
e quell’abbraccio sarà per sempre.
© Giovanni Salici
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domenica, Novembre 30th, 2008
il salice bianco si prepara all’ultimo inverno, alcuni cormorani dimorano tra i suoi rami, Lago del Piano, riserva naturale – photo © Giovanni Salici
Menaggio, notte lunedì 04 novembre 2008 … ed altri giorni successivi
L’ultimo inverno ovvero poesia (parole) di novembre
ovvero salice bianco (finale)
Non più forza, non più linfa scorre,
solo la fatica di una incomprensibile vita
passata ad osservare le meraviglie aeree
di stormi selvatici che si, loro si,
che uscivano dagli orizzonti per voli lontani.
Ricordi (altro…)
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domenica, Agosto 24th, 2008
Menaggio, domenica 24 agosto 2008 h 16,30
kayak 23a uscita
Menaggio-Lenno e ritorno (vento in poppa)
Questa è una di quelle uscite veramente divertenti e sportive.
Oggi doveva essere il giorno della traversata del lago (Lario) per dare assistenza ad un gruppo di conoscenti pazzi che volevano per l’appunto andare a Bellagio in barca per poi ritornare a Menaggio a nuoto.
Alcuni giorni fa… un certo Felice… vedendomi col kayak (il giorno di “cercando il surf”) mi chiese se potessi essere disponibile per dar loro un supporto tecnico durante la loro traversata a nuoto.
Certamente risposi, e, nei giorni successivi ci accordammo.
Solo che stamattina il lago non era così d’accordo col loro progetto ed al risveglio vidi subito che vi era un discreto vento da nord, con onde che scendevano dall’alto Lario disegnando sull’acqua una fantasia simile ad un drappo di seta.
L’appuntamento loro era al molo intorno alle 9,30 ma io avrei dovuto recarmi sull’altra sponda almeno un’oretta prima (non mi andava di essere trainato con la barca insieme a loro).
In effetti una volta tolta la canoa dal furgone, davanti all’hotel Victoria, notai subito che l’onda era abbastanza rilevante e l’impresa dei baldi ex-ragazzi era incerta.
La visione di quell’acqua mi ha riportato il pensiero a quella famosa domenica di gennaio in cui mi feci un po’ sorprendere dal vento a raffiche e dalle onde impetuose (“l’avvertimento“).
le onde già attenuate al largo di Griante intorno alle h 9,30
photo © Giovanni Salici
Nonostante ciò mi accordai con Pierangelo e gli dissi di farmi sapere più tardi se avrebbero o meno rinunciato; io nel frattempo mi sarei costeggiato sino al Boulivage di Griante ed eventualmente avrei traversato su Bellagio in quel punto, oppure sarei tornato. Non mi andava di rimettere la canoa sul furgone e tornarmene a casa, dopo la levataccia e dopo… quelle onde che mi attiravano magneticamente.
E qui comincia la mia avventura odierna. (altro…)
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mercoledì, Luglio 23rd, 2008
Menaggio, me 23 luglio 2008 h 23,00
storia dell’albero (il salice bianco)
C’era un grande albero che dopo 20 primavere era bello, tutto in fiore,
folta la sua chioma, ancor meglio fiorita dopo 30 primavere.
Le sue radici affondarono nella terra dove fu piantato, e divenne stabile.
Ci fu un autunno in cui (altro…)
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mercoledì, Luglio 23rd, 2008
Menaggio, me 23 luglio 2008 h 12,00
l’incontro… (cinque sensi)
Seta rosa scorre sotto le dita,
organza blu tempestata, traslucida, sopra gli occhi.
Un soffio da lontano mi (altro…)
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domenica, Gennaio 27th, 2008
Menaggio, domenica 27 gennaio 2008 h 19 circa
L’avvertimento (non è ancora il tempo di morire)
Tutto cominciò ieri mattina, quando sin dalle 10,30 seguì un gruppo di kayakers di Sottocosta che in Cimento Invernale (una traversata del Lario annuale) traversarono il lago tra Dervio e Rezzonico per costeggiare poi sino a Menaggio. Non scesi in acqua ieri un po per malavoglia un po per seguire inquadrature più “aeree” sui fiordi di Mir. Certo che il contatto ravvicinato e la soddisfazione di un piacevole articolo sul Corriere di Como, non fecero altro che farmi salire la voglia di scendere in acqua oggi.
L’idea, quasi subito “naufragata” era quella di una levata degli ormeggi intono alle 10 per poi dirigersi nell’arco di 3 ore sino a Brienno ma, mia madre mise lo zampino, prendendomi per la gola con una irrinunciabile polenta uncia, uno dei miei piatti preferiti. Come dire di no…. secondo me l’ha fatto apposta.
Quindi decisi nonostante la polenta uncia e i ripetuti appelli di mia madre: “non andare”… di scendere in acqua con tranquillità verso le 14,10. (altro…)
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mercoledì, Dicembre 26th, 2007
Bregagno di notte, notte di Santo Stefano tra mercoledì 26 dicembre 2007 e Giovedì 27
Scritto sabato 24 maggio 2008 tra le h 22 e le h 24
La Montagna che parla
Era la sera di Santo Stefano del 2007; quello stesso giorno, e, la giornata del Natale, il tempo era stato abbastanza freddo con foschia e un grigiore di fondo.
Da qualche tempo alcuni conoscenti del gruppo ambientalista di cui faccio parte mi avevano parlato di una “classica” invernale che quasi ogni anno svolgevano. La salita in notturna a Sant Amate, con relativo pernottamento.
Sant Amate è una cappella montana che si trova in una piccola conchetta di una sella, al riparo dal vento che sferza ….. E’ il confine, indefinito e miscelato tra le radici del Monte Grona e le pendici del monte Bregagno e Bregagnino (ex “cartellone” tra gli anni 60 e 80).
L’idea di salire in montagna alla sera e, di dormire nel bivacco poco distante, mi aveva da subito interessato e la mia indole avventurosa e mistica erano incuriosite, oltretutto il fatto di essere in pieno inverno (il giorno dopo Natale) rendeva ancora di più interessante l’escursione.
Temetti che l’operazione “Sant Amate di notte” saltasse all’ultimo, proprio perchè il tempo che nei giorni addietro era stato migliore, era cambiato nei due giorni precedenti. In effetti alcuni componenti avevano deciso che non era il caso di restare a dormire per via del freddo, della logistica, della legna e bla bla…..
Pensai che fosse un peccato; comunque, alla fine decisero di salire sulla montagna e armato di torcia, zaino, il minimo abbigliamento e l’occorrente per una escursione senza troppi pesi, mi unii contento al gruppo.
Alle 20,30 partenza da Menaggio, alle 21 circa partiamo tutti dai monti di Breglia e incominciamo a a salire sul sentiero. Nonostante l’assenza della luna ed un cielo non terso, la luce di riverbero dei paesi del lago produceva nel velo fosco una sorta di tenue ma efficace effetto luce soffusa. Quindi non fu necessario l’utilizzo delle torcie. Eravamo una decina, la serata personalmente non mi appariva fredda, mi misi in testa a tirare le file e ascoltando un po’ i dialoghi tra i componenti più vicini, la salita sino al Sasso xxxx fu abbastanza veloce, circa 30 minuti.
Il giorno di Natale avevo visto un documentario su un tipo che viveva insieme ai lupi, era divenuto da prima il loro maschio alfa, poi essendosi allontanato per un periodo, al ritorno non era più un alfa ma dovette sottomettersi al nuovo leader. Tutto questo per introdurre il fatto che…. una volta raggiunto il Sasso xxx mi fermai per qualche minuto a ululare alla valle. Sotto di me, il lago percorso da immense vie di luce e costellazioni artificiali. Io lì, sulla roccia come un lupo a ululare alla mia terra.
Mancavano una manciata di metri e arrivammo tutti alla chiesetta di Santa Amate intorno alle 21,37.
i miei amici dopo una breve sosta merenda ripartirono per salire sino al Bregagnino mentre io rimasi indietro perchè stavo fotografando. Rimasi velocemente solo, appena fuori dalla cappella; mi tolsi la camicia di seta (si, si proprio di seta, era festa!), mi asciugai e mi rivesti (la camicia di seta funziona benissimo contro il freddo intenso in montagna, funge da barriera come il Gorotex solo che a differenza di questo non traspira, per cui… tiene il freddo, ma se cammini sudi come un maiale che suda).
La notte cominciò a far sentire i propri umori… il profumo del silenzio ti accarezza la pelle, il cielo sopra, nero fondo, degrada sino a diventare arancio sopra le grandi urbanizzazioni, il vento spinge l’aria che sale, dal Varò, e come una mandria di cervi che transuma il valico, sale e si miscela alle correnti che provengono dal lago. La Grona apre le sue cime tagliate dalla lama dei millenni, le sue pareti grigie si fondono col nero di questa notte chiusa, mi prende in un abbraccio, tutto e così avvolgente. Riparto e salgo per raggiunger il gruppo.
La salita è irta, faticosa; non ve più sentiero ma un lento vagare a destra e a sinistra come in un paradiso fantastico. Mi ritrovo a camminare su cuscini di morbida erba color paglia in cui le mie gambe a volte affondano e mi piace lasciarmi andare ed abbandonarmi sdraiato in questo enorme letto morbido e asciutto. Si accende una luna bianca e indefinita nella foschia. La solitudine dell’uomo non mi è più un peso in questo grande spazio a metà strada tra la realtà e la fantasia, a metà strada tra il mistico e l’energia della materia, a metà strada tra Sant Amate e il Bregagnino.
E’ difficile spiegare quello che successe in quella notte misteriosa dove io e Lei ( la natura col suo cielo, il suo mantello erboso, gli animali della notte e la sua energia) ci unimmo e ci confidammo come mai prima.
Forse il cielo scese, e forse la montagna parlò, ma in un attimo ebbi una risposta ad una domanda che non avevo fatto. Lei mi disse che non avrei mai dovuto temere per la mia vita, perché io La rispetto e Lei mi avrebbe sempre protetto. Sentii che non avrei dovuto temerLa. Aggiunse, che qualora vi sarebbe stato un pericolo, mi avrebbe dato dei segni, degli avvertimenti, che avrei potuto “leggere” per correggere le mie rotte.
Avrei voluto restare lì quella notte, a dormire su quelle pendici in un tepore irreale. Non mi sarebbe servito il sacco a pelo, né coperte o fuochi; sarebbe bastato l’alito del lupo a coccolarmi e la voce della montagna mi avrebbe sussurrato una dolce aria per addormentarmi.
So che stenterete a credermi, e so che mi prenderete anche per matto.
Ma non mi interessa. Penserete che sia frutto di fantasie di una artista che soffre di disagio interiore, ma vi assicuro che l’energia che sentii quella notte nella mia solitudine, e, l’energia che sento ogni volta che entro in un bosco, ogni volta che appoggio la guancia ad un tronco, che incrocio uno sguardo di un uccello, che affondo la pagaia nell’acqua del mio lago, ogni volta che mi sdraio per terra e mi copro di azzurro, vi assicuro che non è una sensazione comune ma qualcosa che mi lega a qualcos’altro che….. non è palpabile, se non, con un sesto senso.
Continuai il mio viaggio e raggiunsi la vetta.
Ritrovai il gruppo, che non aveva avuto la mia fortuna quella notte, ed improvvisamente il vento soffiò ed il freddo si fece acuto come se fossi riemerso da uno stato di “assenza”. Mi sentivo diverso, privilegiato.
Capivo la differenza tra il mio pensiero, il mio sentire, la mia serenità interiore di quel momento, e il semplice guardare il panorama con una tazza di te ed il sentire il freddo degli altri.
Per tutto il ritorno rimasi indietro e lontano dal gruppo. Quasi a non volere ritornare nel mondo conosciuto.
Scesi di nuovo lungo quei percorsi che mi avevano regalato emozioni inimmaginabili. Sentivo ancora la presenza di Lei attorno a me, dentro me. il suo respiro profondo. La sentirò sempre.
Anche oggi a distanza di mesi, il pensiero di quella notte mi conforta, non è un ricordo che può svanire, resta sempre una presenza, un’energia.
La mia Vita è stata quasi sempre una ricerca faticosa di spazi, di qualcosa che manca, una fatica nell’affermare le mie idee, le mie convinzioni, una ricerca a volte disperata di …. un’impalpabilità di qualcosa che forse non è materiale. A volte è una lotta contro mulini a vento.
Credo di potermi definire un artista, e comunque molti mi deferiscono così; inoltre sono nato sul lago.
Questa è una miscela esplosiva di emozioni, abitudini, ricerche interiori, solitudini, malinconie, sensazioni, visioni… una miscela che spesso mostra i propri lati drammatici di un qualcosa che come canta Elisa… non c’è.
Ma sono fortunato perché nonostante questa dannata malinconia perversa che mi porto dietro e dentro (e ho capito che la porterò per sempre… finché morte non ci separi), ho un senso in più che mi fa raggiungere un mondo diverso, mi arricchisce interiormente e … sorridendo… paradossalmente …. mi allontana ulteriormente dal mondo di tutti, aumentando quella dannata e tormentata malinconia.
“Mi guardo attorno e pare tutto un grande presepe senza comparse”
“Non dimenticherò mai quell’ erbetta di morbida e chiara delle pendici del Bregagno”
“La montagna fa sentire la sua energia”
© Giovanni Salici
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