kayak 23a uscita – vento in poppa (la Tremezzina)
Menaggio, domenica 24 agosto 2008 h 16,30
kayak 23a uscita
Menaggio-Lenno e ritorno (vento in poppa)
Questa è una di quelle uscite veramente divertenti e sportive.
Oggi doveva essere il giorno della traversata del lago (Lario) per dare assistenza ad un gruppo di conoscenti pazzi che volevano per l’appunto andare a Bellagio in barca per poi ritornare a Menaggio a nuoto.
Alcuni giorni fa… un certo Felice… vedendomi col kayak (il giorno di “cercando il surf”) mi chiese se potessi essere disponibile per dar loro un supporto tecnico durante la loro traversata a nuoto.
Certamente risposi, e, nei giorni successivi ci accordammo.
Solo che stamattina il lago non era così d’accordo col loro progetto ed al risveglio vidi subito che vi era un discreto vento da nord, con onde che scendevano dall’alto Lario disegnando sull’acqua una fantasia simile ad un drappo di seta.
L’appuntamento loro era al molo intorno alle 9,30 ma io avrei dovuto recarmi sull’altra sponda almeno un’oretta prima (non mi andava di essere trainato con la barca insieme a loro).
In effetti una volta tolta la canoa dal furgone, davanti all’hotel Victoria, notai subito che l’onda era abbastanza rilevante e l’impresa dei baldi ex-ragazzi era incerta.
La visione di quell’acqua mi ha riportato il pensiero a quella famosa domenica di gennaio in cui mi feci un po’ sorprendere dal vento a raffiche e dalle onde impetuose (“l’avvertimento“).
le onde già attenuate al largo di Griante intorno alle h 9,30
photo © Giovanni Salici
Nonostante ciò mi accordai con Pierangelo e gli dissi di farmi sapere più tardi se avrebbero o meno rinunciato; io nel frattempo mi sarei costeggiato sino al Boulivage di Griante ed eventualmente avrei traversato su Bellagio in quel punto, oppure sarei tornato. Non mi andava di rimettere la canoa sul furgone e tornarmene a casa, dopo la levataccia e dopo… quelle onde che mi attiravano magneticamente.
E qui comincia la mia avventura odierna.
Canoa in acqua h 09,00 puntuale.
Spiaggetta Victoria, inserisco lo zainetto con nikon nel pozzetto, entro, e subito, prima ancora di partire, un paio delle solite belle onde che si frangono sulla spiaggia proprio quando parti e…. bella lavata di gambe, di pantaloncini, acqua nel pozzetto e zaino bagnato. O che bello, come comincia bene…
Chissà perchè quando trovi un posto apparentemente riparato per imbarcati, appena sali incominciano ad arrivarti le onde addosso? Mistero!
Mi spingo velocemente per entrare in acqua e mi risistemo: mi allaccio il salvagente che nella foga era rimasto slacciato, sistemo lo zainetto nel suo sacchetto “del rut” antispruzzi, e prendo la spugna dal gavone posteriore per togliere l’acqua dal pozzetto.
Si parte.
Appena a venti metri dalla riva il vento si fa sentire, ed anche l’acqua. Qualche raffica, un poco di crespatura, comunque sto allerta e tengo controllato il kayak. Da gennaio ho fatto anche altra esperienza, ho letto qualcosa, soprattutto ho fatto molte pagaiate; non mi permetto di pensare di essere un grande della canoa, però credo…. credo, di conoscere i miei limiti, quindi con cautela si prosegue.
Cautela si ma… divertimento anche. Le onde nei primi 200-300 metri di passaggio a sud, sino al traghetto, e poi oltre, aumentano vistosamente; mi prendono spesso di lato per via della traiettoria che ho scelto… ma sono belle, e metto in pratica alcuni consigli di equilibrio appena letti su un libro.
Mi fermo solo un momento in una darsena perché devo assolutamente cambiare la maglia a maniche lunghe che avevo messo pensando al vento in mezzo al lago, ma, sto sudando, ho caldo, mi rimetto la mia capilene maniche corta, leggerissima e morbidissima.
Nella darsena ho un paio di incontri inaspettati. Appena dentro vi era un Martin pescatore (Alcedo atthis) che ha svolazzato intorno a me prima di andarsene (me lo dovrò ricordare) probabilmente entrambi non ci siamo visti subito e quindi lui era rimasto li tra i cespugli nonostante il mio arrivo, ed io non ho avuto la possibilità di fotografarlo. Riesco invece senza fatica a scattare delle immagini di una libellula “elicottero” (così le chiamavamo da piccoli) che a qualche cm mi osserva, scostandosi di alcuni decimetri ogni tanto, ma sempre rivolta verso me ed il mio kayak giallo.
la libellula “elicottero” – photo © Giovanni Salici
Riparto più leggero e uscendo dalla darsena mi ritrovo sull’onda.
Stamattina il lago è come ….. burro!
Ecco si, come il burro, scorrevole, morbido, la pagaia entra nell’acqua senza fatica e lo spostamento della barca è così naturale… morbido!
E’ davvero divertente, a volte le onde continuano ad arrivare sulla sinistra dello scafo, mi giro verso lei col busto e la pagaia davanti a quest’ultimo, mi lascio sollevare magicamente, poi ritorno in equilibrio centrale e con la pala che scende sott’acqua, mi do la spinta sinistra poi destra e lo scafo scivola sull’onda veloce, la prua appena taglia la superficie e disegna una lunga V rovesciata che poi io supero.
Altre onde arrivano invece da dietro, quelle alte mi sollevano la poppa, io mi abbasso quasi a sdraiarmi in avanti e pagaio veloce sinistra destra sinistra destra appoggiando le pale moto avanti in un’acqua liscia, la mia trazione avanzata e la spinta di poppa dell’onda mi fanno veramente volare sulla superficie. E’ una bella sensazione e proseguo così per più di un chilometro arrivando a doppiare la punta della Marianna a Griante, ed entrando in Tremezzina.
Tremezzina, terra di uliveti, prati e campagne che scendono dai monti e che nascondono angoli pittoreschi, terra di antiche e meno antiche ville, terra di acque più tranquille ma di promontori selvaggi (Lavedo a Lenno). L’acqua si fa più calma, il vento del nord poco più su si difrange sulla punta di Bellagio e la forza viene subito attenuata dalle due diramazioni (verso Lecco e verso Como), poi si attenua ulteriormente con le curve che la costa Tremezzina disegna a sua difesa.
Ho quindi il tempo e la possibilità di fermarmi ogni tanto e prendere qualche immagine di questo lago, con le sue montagne, gli alberghi della costa, i gabbiani tra i cantieri nautici e le ville nascoste dai platani ultra centenari.
Ma facciamo una parentesi, consiglio tecnico: sapete come fare pipì impellente a bordo di un kayak, in mezzo al lago, senza quindi possibilità di sbarcare e non volendo fare il bagno?
Ah! Trucco… prendete sempre la famosa spugna che sta nel gavone, e …. appoggiandogli sopra lo “strumento” … fate pipì nella spugna! Se ne dovete fare molta, ogni tanto interrompete per lavare la spugna nel lago e strizzarla e di nuovo! Non so se funziona anche per le ragazze ma fatemi sapere.
Ma torniamo in tema… a Tremezzo mi soffermo a fotografare prima la villa Amila (opera razionalista del 1926 dell’architetto Pietro Lingeri) con la sua architettura a forma di nave, poco più in là dei gabbiani, ancora in “dormitorio” su dei pontoni del Cantiere Tullio Abbate, il pensiero va brevemente al ricordo del fratello Bruno Abbate, morto recentemente dopo una dura malattia. Personaggio storico del Lario (citato anche nella canzone “Il costruttore di motoscafi” di Davide Van de Sfroos), sempre pronto al saluto ed al sorriso con tutti, una persona che nonostante la “posizione” raggiunta col duro lavoro mantenne quelle caratteristiche di semplicità, un lagheè.
Lascio il cantiere con un tuffo deciso a proiettile di Martin pescatore proprio davanti a me.
Poco più in là riscopro una vista diversa di un parco che avevo già fotografato un paio di anni or sono, sempre in una splendida mattinata estiva.
la statua di Diogene che scruta l’acqua cercando l’uomo
photo © Giovanni Salici
Dal lago però si vede una piccola darsena sulla quale capeggia una torretta con una piccola finestra dalla quale si affaccia la statua di Diogene che scruta l’orizzonte cercando l’uomo in … acqua. Dietro tutto ciò, due fantastici Platani enormi, altissimi, splendidi.
la statua di Diogene che scruta l’acqua cercando l’uomo
photo © Giovanni Salici
Ridendo e scherzando, fotografando e surfando sull’onda, giungo a Lenno.
Cerco con lo sguardo se intravedo il mio amico d’adolescenza avanzata: Augusto, il vigile, (ai tempi soprannominato anche Pinguino proprio per la divisa… speriamo non si incazzi per questa citazione a distanza di anni) con la speranza di farmi offrire quel caffè che due domeniche prima avevo rifiutato; ma, non lo vedo e quindi dopo altre foto di altre ville si son fatte le ore 11,00, “El campanin de Lenn sona i campan” ed è tempo di tornare.
Sono le h 11,10.
Riparto ed il dubbio che avevo all’inizio di questa mattina, su come sarebbe stata l’acqua del ritorno, sempre morbida ed amica o dura da tagliare, viene subito dissolto. Sono in controvento, con le onde della natura ed anche quelle dei natanti della domenica ma è un mix di goduria. E’ davvero una meraviglia viaggiare e surfare su di esse, divertimento puro ed in breve parto a pagaiare sostenuto decidendo di fare un ritorno sportivo. Non mollo la remata da Lenno sino a Menaggio. Niente soste, niente foto, meditazione si ma mentre si va sull’onda… e così faccio. Taglio in mezzo al golfo di Venere puntando la prua in direzione Parco Mayer a Tremezzo poi seguirò a 100-200 metri dalla costa sino alla punta del Bellevue…. nemmeno mollo la remata quando do del Pirla a uno che col suo grosso e potente motoscafo blu, all’altezza della Darsena di Tremezzo mi punta addosso senza rallentare; alzo la pagaia verticale e la muovo (tra una remata ed un altra), niente, non molla e mi punta, continua, fa una leggera deviazione sotto costa ma giusto perché deve andare a pranzare in quel ristorante sfoggiando il suo motoscafo miliardario del cazzo; imperterrito, lo vedo arrivare sempre alla velocità sostenuta alzando le onde bianche. Mio preparo, poi a non più di venti metri rallenta e mi passa accanto guardandomi come niente fosse (lui ed i suoi ospiti a bordo, 6-7 persone); a qual punto prima di impegnarmi nel moto ondoso che mi sta incrociando gli urlo scandendo bene le parole: “Sei un pirla, tu sei un pirla”, mi guarda come esterrefatto borbottando qualcosa (domandandosi quasi cosa volessi io)…. e gli urlo di nuovo: “si, tu sei un pirla, ma va a cagare pirla”.
Certa gente se lo merita, devi dirgliele, devi fargli fare la figura da pirla davanti agli amici…. magari la prossima volta avrà più rispetto di un uno sul kayak o di uno sul canotto o barchetta.
Nonostante ciò, continuo imperterrito a pagaiare, un po’ innervosito, ma dopo pochi minuti esplodo in una risata di gusto ripensando a quello che si è sentito dare del pirla anche in mezzo al lago.
Doppio anche la punta di Griante tra i due pali nautici e punto su Menaggio.
Ma prima di rientrare, visto il divertimento di questa entusiasmante mattinata, nata strana, faccio una deviazione in mezzo al lago. Voglio godere ancora di queste onde lunghe di prua miscelate ad improvvise spinte in poppa, con l’inserimento di laterali dovute ai passaggi di motoscafi… acqua blu, intenso blu, acqua morbida, surfeggio divertente, ecco in breve le sensazioni di oggi.
Incontro ancora le onde del Guglielmo Marconi che mi taglia da destra a sinistra, davanti a un 200 metri, poi il traghetto partito da Menaggio, mentre suonano le campane di mezzogiorno, viro a sinistra, sono davanti al Victoria e vado a sbarcare lì alle ore 12,20.
Canoa fuori dall’acqua h 12,20
km percorsi ca 16 in poco più di 3 ore
Lenno – Menaggio in 1 ora … non male
© Giovanni Salici
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