kayak 8a uscita: L’avvertimento
Menaggio, domenica 27 gennaio 2008 h 19 circa
L’avvertimento (non è ancora il tempo di morire)
Tutto cominciò ieri mattina, quando sin dalle 10,30 seguì un gruppo di kayakers di Sottocosta che in Cimento Invernale (una traversata del Lario annuale) traversarono il lago tra Dervio e Rezzonico per costeggiare poi sino a Menaggio. Non scesi in acqua ieri un po per malavoglia un po per seguire inquadrature più “aeree” sui fiordi di Mir. Certo che il contatto ravvicinato e la soddisfazione di un piacevole articolo sul Corriere di Como, non fecero altro che farmi salire la voglia di scendere in acqua oggi.
L’idea, quasi subito “naufragata” era quella di una levata degli ormeggi intono alle 10 per poi dirigersi nell’arco di 3 ore sino a Brienno ma, mia madre mise lo zampino, prendendomi per la gola con una irrinunciabile polenta uncia, uno dei miei piatti preferiti. Come dire di no…. secondo me l’ha fatto apposta.
Quindi decisi nonostante la polenta uncia e i ripetuti appelli di mia madre: “non andare”… di scendere in acqua con tranquillità verso le 14,10.
L’idea era una semplice pagaiata quasi d’allenamento ma pur sempre “fotografica”, una discesa verso sud, verso Tremezzo. Dalla spiaggia del Victoria, che ieri aveva sentito sopra i propri sassi le imbarcazioni di kayakers più esperti, sono partito e dopo qualche prova di stabilità consueta ed un centinaio di metri ho subito voluto scattare un paio di immagini di uno stormo grandissimo di gabbiani che in volo quasi da parata si stagliavano contro la collina di Casate, proprio stagliati davanti ai muri di casa mia.
Un’altra bella immagini di Menaggio con la Grona innevata ed un’acqua blu ed immobile davanti a me.
Immobile si, ma ancora per pochi secondi.
Giusto il tempo di due inquadrature ai gabbiani che nel frattempo si erano posti tutti nel lago alla mia sinistra…. si ma come si muovono… no, sono io che mi muovo, una crespatura improvvisa della superficie, presagio di eventi poco sereni pensai.
In effetti in pochi istanti nonostante non vi fossero delle vere onde ho capito che il divertimento solito del controvento oggi sarebbe stato diverso.
Mi tiro a riva o meglio scendo costeggiando vicinissimo a quelle belle ville, i fondali chiari, verdi, e l’increspatura sembrava più tenue, comunque alternata a dei momenti più fintamente calmi.
C’era qualcosa nell’aria, il lago mi aveva detto… Si perché c’è un accordo tra noi, tra me e Lui, tra me e Lei, …”ti avvertirò… così potrai…”.
Io queste cose le so, le ho capite, ma sono un uomo, e a volte facciamo cose bizzarre, d’altra parte si sa le disgrazie si possono quasi sempre evitare.
L’idea dell’aria strana, che tira, si miscela con una voglia di libertà, forse un po’ di quella incoscienza che è il succo della vita e che ti permette poi di raccontare e di ricordare degli eventi o degli episodi unici. Vado avanti anche se non convintissimo. (Sento uno scrosciare lontano ma non vedo nulla intorno, è il vendo che soffia in mezzo al lago, potente come un treno direttissimo.)
Sarà stata la polenta uncia o il vento quasi caldo che soffiava poco prima ma non ce la facevo più, le raccomandazioni di mia madre sulla digestione ecc… mi avevano portato a coprirmi troppo quindi approfitto di una darsena con l’acqua bassa per spogliarmi temporaneamente del giubbotto di salvataggio, togliere il pile e restare con la maglia lunga.
Riparto tranquillo dopo essermi rimesso il salvagente, un merlo sull’acqua sfila veloce, pensavo di raggiungere la punta di Griante, poi avrei trovato un tempo più riparato e un’oretta di sole, ma giusto il tempo di questo pensiero e capi subito da un paio di onde sotto la canoa che era il momento di rientrare, ed anche in fretta!
Giro il kayak e via di controvento, si però stavolta la storia non è la solita, mi separa circa un chilometro da Menaggio, ma non sarà una vera passeggiata. Capisco che è il momento ideale per mettere in pratica alcune letture tecniche su questo sport. Mi ricordo di aver letto che in situazioni di vento a volte è necessario spingere molto in avanti il busto, abbassarsi, in modo che vi sia meno resistenza all’aria, ci si possa spostare in modo più aerodinamico; questo è il momento per mettere in pratica il consiglio. Mi abbasso sino quasi a sdraiarmi sul kayak e pagaio con determinazione. Penso che sia un peccato che nessuno possa scattarmi qualche foto perché è un momento particolare, adrenalinico e…. tecnico per Diana.
Ma il mancato reportage della situazione non è certo la mia preoccupazione principale. Il vento aumenta molto e nonostante sia a pochi metri dalla costa il pensiero di cappottare con la macchina fotografica non protetta non mi rassicura. Ad un centinaio di metri dall’imbarcadero del traghetto sono talmente a riva che non mi accorgo e tocco sotto un paio di volte, sorrido, proseguo puntando il molo dopo di ché sarò più tranquillo…. Come si dice? ” Li mei coioni !! ” Non avessi mai pensato di aver superato il momento peggiore. Tra il pontile del traghetto ed il molo… 100 metri di preoccupazione. Incominciano nuove folate da nord e nonostante il paese formi una specie di baia sovente protetta oggi la forza del vento arriva anche qui, in un attimo, davvero un attimo mi trovo su di un’onda di circa 1 metro e mezzo e penso: “cazzo la macchina fotografica” se vado giù adesso, col cazzo che risalgo, forse riesco a tirarmi a riva ma addio Nikon.
E l’onda passa e ne arriva un’altra e altre, mi trovo a fare su e giù su picchi ondosi di 2-3 metri, è come una grande giostra naturale che va su e giù, divertente sii, ma cazzo! Non posso prenderle totalmente frontali perché vorrebbe dire iniziare una traiettoria che mi allontanerebbe dal Molo, dal lungolago, dalla salvezza. Devo mediare la direzione e mi tocca prenderle comunque di taglio, obliquo, e mi sento di nuovo come uno sciatore solo che io devo puntare il remo sull’apice dell’onda, dare la spinta col fianco e la gamba per bilanciare il moto ondoso, l’adrenalina sale e mi domando: ” se cado quei tre coglioni là… che pescano tranquilli, se ne accorgeranno?” Poi vedo altri due coglioni che in tuta da moto mi stanno fotografando e spero che eventualmente… mi vedano loro. Dopo lunghi minuti riesco a mettere una barca vela ancorata ad una boa tra me e le onde ed arrivo sotto costa del lungo lago. Il più è passato ma non è proprio finito. Riesco a trarre divertimento più sereno mentre cavalco delle onde più miti a 20 metri dal lungolago, poi però devo fare i conti col solito problema…. uscire, ed uscire non è stato facile.
Intorno alle 15,10 dopo circa un’oretta di “buon allenamento” sia fisico che mentale punto la canoa contro la spiaggetta Victoria ma al primo tentativo, appena il tempo di arenarsi di punta che un’onda dietro mi trascina via di nuovo, secondo tentativo quasi uguale, al terzo decido di uscire nonostante mi dovrò bagnare i piedi. Lancio la pagaia a riva e quasi cappotto da fermo.
Ho avuto l’avvertimento.
Non ho scattato le foto di quelle onde ma la loro immagine è ben impressa nella mia mente, potrei dare un nome ad ognuna di loro. Raramente ho visto onde così sul lago, si vede che sono fortunato:). A volte le “esperienze” sono a pochi passi da casa. A volte “l’esperienza” si svolge in pochi attimi, attimi importanti, attimi di vita che possono scorrere lì paralleli ad attimi di morte, solo Lei può decidere, pollice su, pollice giù, ma questa è l’essenza della vita, quella vita che a volte passa veloce tra le dita che a volte invece trascorre lentamente che 3-5 minuti non finiscono mai. Non posso che ringraziare di questa splendida giornata che può essere riassunta in qualche minuto, qualche minuto indefinito tra le 15 o giù di li.
km percosi… non sono così importanti, è come li ho percorsi, ma saranno circa 2
in 1 oretta
27 gennaio, giorno della memoria, Shoa, quasi quasi era il giorno della mia di memoria.
© Giovanni Salici
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[…] Questa è una di quelle uscite veramente divertenti e sportive. Oggi doveva essere il giorno della traversata del lago (Lario) per dare assistenza ad un gruppo di conoscenti pazzi che volevano per l’appunto andare a Bellagio in barca per poi ritornare a Menaggio a nuoto. Alcuni giorni fa… un certo Felice… vedendomi col kayak (il giorno di “cercando il surf”) mi chiese se potessi essere disponibile per dar loro un supporto tecnico durante la loro traversata a nuoto. Certamente risposi, e, nei giorni successivi ci accordammo. Solo che stamattina il lago non era così d’accordo col loro progetto ed al risveglio vidi subito che vi era un discreto vento da nord, con onde che scendevano dall’alto Lario disegnando sull’acqua una fantasia simile ad un drappo di seta. L’appuntamento loro era al molo intorno alle 9,30 ma io avrei dovuto recarmi sull’altra sponda almeno un’oretta prima (non mi andava di essere trainato con la barca insieme a loro). In effetti una volta tolta la canoa dal furgone, davanti all’hotel Victoria, notai subito che l’onda era abbastanza rilevante e l’impresa dei baldi ex-ragazzi era incerta. La visione di quell’acqua mi ha riportato il pensiero a quella famosa domenica di gennaio in cui mi feci un po’ sorprendere dal vento a raffiche e dalle onde impetuose (”l’avvertimento“). […]