Archive for the ‘Tutto quanto’ Category

i racconti del lago

mercoledì, Aprile 16th, 2008

Menaggio, mercoledì 16 aprile 2008 h 12

i racconti del lago

Ieri sera stavo andando a casa, immerso nei miei pensieri tra kayak e natura, mi si avvicina un gruppo di ragazze e ragazzi in gita per domandarmi se in questo paese c’è un locale. un pub, dove andare (a tirar tardi).
rispondo e li indirizzo in quelli che si avvicinano di più a ciò che è un locale particolare…. poi riprendo la via di casa.
Mi spiace non aver avuto la prontezza per rispondere che:….
Ragazzi questo non è posto per cercare un locale come chiedete voi (di questi locali ne trovate e troverete ovunque), ma se volete fare un’esperienza unica che a qualcuno di voi potrà cambiare la vita….. appoggiate le vostre chiappe su una di quelle panchine in penombra che troverete sul lungolago, oppure lungo le scalinate che scendono alle tante spiaggette, rimanete lì in silenzio ad ascoltare il dolce scroscio delle onde notturne che si rifrangono sulla ghiaia, fatevi accarezzare dalla brezza che questa notte è lieve, sentirete i suoni del lago, quella musica unica che trasporta emozioni e suggestioni del presente e dei tempi passati. Ascoltate i racconti che il lago vi porta. Storie di pescatori che resistono ogni notte non alle intemperie ma al passare del nostro frenetico tempo; storie dei pescatori del passato, di barconi (i Combal) che trasportavano il bestiame tra le sponde; storie di contrabbandieri che percorrevano le valli di notte per sopravvivere in un’epoca già difficile; storie di giovani che persero le loro vite per un sabato notte all’insegna della pura vita (che contraddizione).
Questo lago, queste terre, dovete assimilarle e farne una magica esperienza, nessuna sostanza stupefacente e nessun bicchiere di alcol potrà regalarvi un’emozione simile.

© Giovanni Salci
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prove tecniche di blog

giovedì, Aprile 10th, 2008

Menaggio, mercoledì 09 aprile 2008 h 16,54
Con questo primo scritto vado a testare il mio blog, che spero cambi nome perchè il blog ce l’hanno tutti mentre questo è un posto dove racconterò la mia vita nelle diverse versioni che mi appartengono: fotografia, kayak, karate, soccorso, montagna, natura, cose buffe e quant’altro.
Ciao da Gio.

Adesso basta, parlerò e dirò quello che penso!
Adesso basta, parlerò e dirò quello che penso!

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giovedì, Aprile 10th, 2008

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photo © Barbara Parolini 

“don’t worry be happy”

martedì, Aprile 8th, 2008

Menaggio, martedì 08 aprile 2008 h 11 ca

Stamattina mentre facevo colazione all’alba (alle 11), tre uccellini fuori in giardino cinguettavano e cantavano “don’t worry be happy”.

© Giovanni Salici
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i nibbi-l’arrivo

mercoledì, Marzo 26th, 2008

Menaggio, mercoledì 26 marzo 2008 h 17 ca

i nibbi-l’arrivo

Un incontro casuale purtroppo senza avere il tempo di farsi portare la fotocamera.
Energia, palpabile, quella che ho respirato.
Indaffarato nel riporre una borsa sul furgone, dopo la merenda ed un saluto alla mia famiglia, l’occhio si è spostato quasi richiamato da una forza, verso l’alto, sopra le ragionerie* (Menaggio); lo spettacolo era lì come una coreografia ben realizzata apposta per me o per chi poteva cogliere la magia di 2-4-8-16 ali plananti sulle correnti ascensionali di questo pomeriggio primaverile che agli occhi dei più è uguale a tanti altri. E altri sono invece i nibbi che da 2 esemplari a 50 metri sopra diventano sorprendentemente 4 con altri a 100 metri sopra; un sibilo, un richiamo, in un attimo 7- forse 8 o forse più, l’emozione è forte che non riesco a contarli tutti, la rabbia per non avere la fotocamera con me sale. Inutile seguirli, inutile recuperare la macchina fotografica, dopo alcuni volteggi lo stormo di divide. Ognuno vola a coppie verso sud del paese tra Casate e la Crocetta, a ovest nell’entroterra della Val Menaggio, sui picchi e bricchi chissà in quale roccia di questi luoghi.
Era l’arrivo dei nibbi bruni che ogni anno passano l’estate in questa terra dove nidificano e ripartono poi verso ottobre. Di nibbi ne ho visti e fotografati ma non gli avevo mai visti in stormo così tanti insieme. Non avevo mai assistito all’arrivo, ai saluti di separazione prima delle destinazioni delle coppie. Grande!

*istituto Vanoni, scuole superiori

© Giovanni Salici
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il ritorno (il nibbio bruno, la poiana, la rondine)

martedì, Marzo 25th, 2008

Menaggio, martedì 25 marzo 2008 h 14,30

il ritorno
(il nibbio bruno, la poiana, la rondine)

Ieri mattina scendendo dai monti di Rezzonico dopo un fallimentare escursione scialpinistica, era lì nei cieli della Terra di Mir, inaspettato incontro alle 11,30 della mattina, bruno come il suo nome, inconfondibile come la coda, il primo nibbio dell’anno.
Nel pomeriggio freddo e ventoso di una pasquetta insolitamente bassa, anche la riserva del Lago del Piano non ha dato forti emozioni, se non al tramonto, quando intorno alle 17,52 sopra di me, sopra una radura mai percorsa prima, tra una frasca di faggio ed una cima di abete, eccola volteggiare in cerca di una preda, la prima poiana della stagione, col suo piumaggio marrone chiazzato.
Ed oggi in perfetto orario come lo scorso anno alle 14,30 del 25 di marzo, stavolta nel cielo sopra la fontanella del lungo lago eccola, la prima rondine che… non fa primavera, come dice il proverbio, e conferma il freddo di oggi, di ieri, la nevicata dell’altro ieri, Pasqua.

Bentornati

© Giovanni Salici
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La Montagna che parla

mercoledì, Dicembre 26th, 2007

Bregagno di notte, notte di Santo Stefano tra mercoledì 26 dicembre 2007 e Giovedì 27
Scritto sabato 24 maggio 2008 tra le h 22 e le h 24

La Montagna che parla

Era la sera di Santo Stefano del 2007; quello stesso giorno, e, la giornata del Natale, il tempo era stato abbastanza freddo con foschia e un grigiore di fondo.
Da qualche tempo alcuni conoscenti del gruppo ambientalista di cui faccio parte mi avevano parlato di una “classica” invernale che quasi ogni anno svolgevano. La salita in notturna a Sant Amate, con relativo pernottamento.
Sant Amate è una cappella montana che si trova in una piccola conchetta di una sella, al riparo dal vento che sferza ….. E’ il confine, indefinito e miscelato tra le radici del Monte Grona e le pendici del monte Bregagno e Bregagnino (ex “cartellone” tra gli anni 60 e 80).
L’idea di salire in montagna alla sera e, di dormire nel bivacco poco distante, mi aveva da subito interessato e la mia indole avventurosa e mistica erano incuriosite, oltretutto il fatto di essere in pieno inverno (il giorno dopo Natale) rendeva ancora di più interessante l’escursione.
Temetti che l’operazione “Sant Amate di notte” saltasse all’ultimo, proprio perchè il tempo che nei giorni addietro era stato migliore, era cambiato nei due giorni precedenti. In effetti alcuni componenti avevano deciso che non era il caso di restare a dormire per via del freddo, della logistica, della legna e bla bla…..
Pensai che fosse un peccato; comunque, alla fine decisero di salire sulla montagna e armato di torcia, zaino, il minimo abbigliamento e l’occorrente per una escursione senza troppi pesi, mi unii contento al gruppo.

Alle 20,30 partenza da Menaggio, alle 21 circa partiamo tutti dai monti di Breglia e incominciamo a a salire sul sentiero. Nonostante l’assenza della luna ed un cielo non terso, la luce di riverbero dei paesi del lago produceva nel velo fosco una sorta di tenue ma efficace effetto luce soffusa. Quindi non fu necessario l’utilizzo delle torcie. Eravamo una decina, la serata personalmente non mi appariva fredda, mi misi in testa a tirare le file e ascoltando un po’ i dialoghi tra i componenti più vicini, la salita sino al Sasso xxxx fu abbastanza veloce, circa 30 minuti.
Il giorno di Natale avevo visto un documentario su un tipo che viveva insieme ai lupi, era divenuto da prima il loro maschio alfa, poi essendosi allontanato per un periodo, al ritorno non era più un alfa ma dovette sottomettersi al nuovo leader. Tutto questo per introdurre il fatto che…. una volta raggiunto il Sasso xxx mi fermai per qualche minuto a ululare alla valle. Sotto di me, il lago percorso da immense vie di luce e costellazioni artificiali. Io lì, sulla roccia come un lupo a ululare alla mia terra.

Mancavano una manciata di metri e arrivammo tutti alla chiesetta di Santa Amate intorno alle 21,37.
i miei amici dopo una breve sosta merenda ripartirono per salire sino al Bregagnino mentre io rimasi indietro perchè stavo fotografando. Rimasi velocemente solo, appena fuori dalla cappella; mi tolsi la camicia di seta (si, si proprio di seta, era festa!), mi asciugai e mi rivesti (la camicia di seta funziona benissimo contro il freddo intenso in montagna, funge da barriera come il Gorotex solo che a differenza di questo non traspira, per cui… tiene il freddo, ma se cammini sudi come un maiale che suda).

La notte cominciò a far sentire i propri umori… il profumo del silenzio ti accarezza la pelle, il cielo sopra, nero fondo, degrada sino a diventare arancio sopra le grandi urbanizzazioni, il vento spinge l’aria che sale, dal Varò, e come una mandria di cervi che transuma il valico, sale e si miscela alle correnti che provengono dal lago. La Grona apre le sue cime tagliate dalla lama dei millenni, le sue pareti grigie si fondono col nero di questa notte chiusa, mi prende in un abbraccio, tutto e così avvolgente. Riparto e salgo per raggiunger il gruppo.
La salita è irta, faticosa; non ve più sentiero ma un lento vagare a destra e a sinistra come in un paradiso fantastico. Mi ritrovo a camminare su cuscini di morbida erba color paglia in cui le mie gambe a volte affondano e mi piace lasciarmi andare ed abbandonarmi sdraiato in questo enorme letto morbido e asciutto. Si accende una luna bianca e indefinita nella foschia. La solitudine dell’uomo non mi è più un peso in questo grande spazio a metà strada tra la realtà e la fantasia, a metà strada tra il mistico e l’energia della materia, a metà strada tra Sant Amate e il Bregagnino.
E’ difficile spiegare quello che successe in quella notte misteriosa dove io e Lei ( la natura col suo cielo, il suo mantello erboso, gli animali della notte e la sua energia) ci unimmo e ci confidammo come mai prima.
Forse il cielo scese, e forse la montagna parlò, ma in un attimo ebbi una risposta ad una domanda che non avevo fatto. Lei mi disse che non avrei mai dovuto temere per la mia vita, perché io La rispetto e Lei mi avrebbe sempre protetto. Sentii che non avrei dovuto temerLa. Aggiunse, che qualora vi sarebbe stato un pericolo, mi avrebbe dato dei segni, degli avvertimenti, che avrei potuto “leggere” per correggere le mie rotte.
Avrei voluto restare lì quella notte, a dormire su quelle pendici in un tepore irreale. Non mi sarebbe servito il sacco a pelo, né coperte o fuochi; sarebbe bastato l’alito del lupo a coccolarmi e la voce della montagna mi avrebbe sussurrato una dolce aria per addormentarmi.

So che stenterete a credermi, e so che mi prenderete anche per matto.
Ma non mi interessa. Penserete che sia frutto di fantasie di una artista che soffre di disagio interiore, ma vi assicuro che l’energia che sentii quella notte nella mia solitudine, e, l’energia che sento ogni volta che entro in un bosco, ogni volta che appoggio la guancia ad un tronco, che incrocio uno sguardo di un uccello, che affondo la pagaia nell’acqua del mio lago, ogni volta che mi sdraio per terra e mi copro di azzurro, vi assicuro che non è una sensazione comune ma qualcosa che mi lega a qualcos’altro che….. non è palpabile, se non, con un sesto senso.

Continuai il mio viaggio e raggiunsi la vetta.
Ritrovai il gruppo, che non aveva avuto la mia fortuna quella notte, ed improvvisamente il vento soffiò ed il freddo si fece acuto come se fossi riemerso da uno stato di “assenza”. Mi sentivo diverso, privilegiato.
Capivo la differenza tra il mio pensiero, il mio sentire, la mia serenità interiore di quel momento, e il semplice guardare il panorama con una tazza di te ed il sentire il freddo degli altri.

Per tutto il ritorno rimasi indietro e lontano dal gruppo. Quasi a non volere ritornare nel mondo conosciuto.
Scesi di nuovo lungo quei percorsi che mi avevano regalato emozioni inimmaginabili. Sentivo ancora la presenza di Lei attorno a me, dentro me. il suo respiro profondo. La sentirò sempre.
Anche oggi a distanza di mesi, il pensiero di quella notte mi conforta, non è un ricordo che può svanire, resta sempre una presenza, un’energia.
La mia Vita è stata quasi sempre una ricerca faticosa di spazi, di qualcosa che manca, una fatica nell’affermare le mie idee, le mie convinzioni, una ricerca a volte disperata di …. un’impalpabilità di qualcosa che forse non è materiale. A volte è una lotta contro mulini a vento.
Credo di potermi definire un artista, e comunque molti mi deferiscono così; inoltre sono nato sul lago.
Questa è una miscela esplosiva di emozioni, abitudini, ricerche interiori, solitudini, malinconie, sensazioni, visioni… una miscela che spesso mostra i propri lati drammatici di un qualcosa che come canta Elisa… non c’è.
Ma sono fortunato perché nonostante questa dannata malinconia perversa che mi porto dietro e dentro (e ho capito che la porterò per sempre… finché morte non ci separi), ho un senso in più che mi fa raggiungere un mondo diverso, mi arricchisce interiormente e … sorridendo… paradossalmente …. mi allontana ulteriormente dal mondo di tutti, aumentando quella dannata e tormentata malinconia.

“Mi guardo attorno e pare tutto un grande presepe senza comparse”
“Non dimenticherò mai quell’ erbetta di morbida e chiara delle pendici del Bregagno”
“La montagna fa sentire la sua energia”

© Giovanni Salici
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