Quel Vigoni, ambientalista già nel secolo scorso
Menaggio, 11 luglio 2009
Nella villa del borgo di Loveno che ospitò il secolo scorso Ignazio Vigoni si è svolta ieri la presentazione ufficiale del nuovo libro “Lo sguardo e l’obiettivo” . Un volume di ricerche storico-artistiche e fotografiche nelle “Antichità Lariane” di Ignazio Vigoni, realizzato con il contributo di Fondazione provinciale della Comunità Comasca e BCCAlta Brianza di Alzate Brianza.
la presentazione – © Giovanni Salici
L’evento, tenutosi nel tardo pomeriggio, è stato introdotto da Gregor Vogt-Spira (segretario generale Villa Vigoni), in seguito il dott. Giovanni Meda Riquier ha poi presentato la figura di Vigoni “una persona che negli anni ’40 e ’50 sentì l’esigenza di un cambiamento personale (….) in quegli anni in cui il Lario subì un cambiamento passando da una vita di borgo e rurale allo sviluppo così detto economico”. Interessante il passo letto tratto da una biografia di I. Vigoni (lo potete leggere in fondo all’articolo), frasi di rilevanza storico, culturali, di una testimonianza rilevante, ma soprattutto frasi che potrebbero essere state scritte ai giorni nostri che evidenziano la capacità dell’uomo di distruggere la natura. (il passaggio è riportato in fondo a questo articolo)
In seguito Giancarlo Frigerio (presidente Società Archeologica Comense) ha presentato il volume nello specifico seguito e completato nell’intervento finale di Fabio Cani (editore Nodo libri) il quale ha aggiunto dei cenni storici raccontando del paesaggio Lariano di quell’epoca di forte cambiamento “(..) si pensi che l’alto lago e la valle Cavargna non erano ancora raggiunte da una carrozzabile, ma solo da sentieri o mulattiere… (….) Vigoni fu un importante studioso del territorio nonostante fu’ uno pseudo forestiero perché non nativo della zona”.
Devo dire (ndr) che da quanto esposto la figura di Vigoni sarebbe di una attualità incredibile. Il suo amore per le piante e per la natura probabilmente avrebbe dato ai giorni nostri del filo da torcere a chi in questi anni ha fatto di tutto per “distruggere” un paesaggio che al Vigoni stava così a cuore.
Un discreto pubblico ha presenziato all’evento seguito poi dall’aperitivo in terrazza di villa Garovaglio.
© Giovanni Salici
All right reserved
il passo letto durante la presentazione, tratto da una biografia di Ignazio Vigoni:
<<Ho sempre apprezzato la bellezza dei laghi lombardi – soprattutto quella del lago di Como -, forse per motivi di affetto, forse perché la linea delle montagne sono più incisive, le proporzioni meglio equilibrate, le tinte ora vivaci ora vellutate, più genuini e più vivi nell’immutato aspetto. Ma rimprovero a questi laghi il divorzio, avvenuto nel XIX secolo, tra l’ambiente naturale e l’artificiosa opulenza delle ville. (….) . Una mal compresa, indiscriminata e insensata passione per le piante, sbocciata senza preparazione, precipuamente attuata come arrembaggio alle novità – la novità per novità e per la rivalità – è stata responsabile di questo delitto di lesa maestà della natura.
L’armonia del paesaggio fino al settecento – quando selve, vigne, prati, oliveti scendevano non interrotti fino all’acqua, e il manto verde era composto nella sua genuinità di essenze unite dal legame della comune origine ambientale, quando paesini costruiti con pietre del luogo esprimevano attraverso i campanili dugenteschi l’anelito del popolo di Dio, quando il ritmo delle stagioni e il palpito della vita rustica, col susseguirsi delle semine, dei raccolti, delle transumanze, erano una dominante presenza nell’atmosfera lariana – rappresentava, ne sono convinto, un valore culturale di molto superiore.>>
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