Pooh, ultime stazioni
Varese, 15 settembre 2009
Grande, grande, grande.
Concerto: Il concerto è una composizione musicale che prevede uno o più strumenti solisti accompagnati dall’orchestra, in gran voga nel periodo classico e fino ai nostri giorni. Questo cita la mitica wikipedia.
saluti finali durante il concerto dei Pooh di Varese – photo © Giovanni Salici
Il concerto è in effetti la “concertazione” di più musicisti che suonando assieme riescono a trasmettere emozioni musicali di grande virtù. Come cita wikipedia, più solisti accompagnati da un’orchestra. Quando poi i solisti sono davvero bravi (anche dal vivo), quando i solisti possono permettersi di suonare bene indipendentemente più strumenti. Da soli formano un’orchestra.
Devo dire che negli anni di mia carriera fotografica ho seguito moltissimi concerti; dei Pooh alcuni, a tratti, ho avuto quest’anno la fortuna di seguirne due interamente (dovete sapere che noi fotografi spesso dopo i primi tre pezzi permessi veniamo accompagnati fuori), quello di Vigevano dello scorso 21 luglio e quello di ieri sera a Varese, spero di poter seguire anche l’ultimo del Forum di Assago, ed ho trovato in questi appuntamenti l’esecuzione vera della parola concerto.
Red Cazian, Dodi Battaglia, Stefano d’Orazio, Roby Facchinetti. Quattro veri musicisti, che alternano diversi strumenti, che possono riempire di musica emozionante, oltre che di qualità, un moderno palazzetto od una piazza, ricoprendola di quel velo mistico che la trasforma in un anfiteatro di fantastiche visioni. Enfatizzate poi dalla cura degli effetti speciali, dal disegno sapiente delle luci, accordate da un team di professionisti che dal mixer, dirige l’orchestra.
Sia chiaro che nessuno mi paga per scrivere questo, ma quando sono entusiasta di un evento, ne parlo volentieri bene e cerco di descriverne al meglio lo svolgimento, e le emozioni catturate.
Un consiglio d’amico: anche se non vi piacciono i Pooh, se la loro musica a tratti commerciale, non vi ha mai entusiasmato, credetemi…. non perdetevi una delle ultime stazioni nelle quali questa mitica carovana si fermerà. Perché anche se la loro musica in studio non vi ha mai preso, sono certo che dal vivo ne resterete entusiasti. Anche solo per cultura musicale, storia e per il piacere dei timpani e degli occhi, cercate di non mancare, essendo improbabile una loro futura apparizione sui palchi, perlomeno non a breve, essendo a tutti nota l’ amichevole separazione di Stefano D’Orazio dal gruppo.
Tutto il tour ed anche la serata di ieri è stata chiaramente improntata su questo componente che ha deciso di dedicare il resto della propria vita ad altro.
Non sono quindi mancati momenti di vera commozione come sulle note di “Domani” eseguita al piano a coda bianco da Roby Facchinetti.
Poco prima la musica e lo spettacolo avevano colpito in profondità con l’esecuzione straordinaria di Parsifal.
Veramente ad alti livelli musicali, con i “maestri” ed i loro strumenti che sembravano a tratti cercarsi come i corteggiamenti che si vedono in natura tra le eleganti garzette bianche. Con altri momenti di solitarie esecuzioni alle tastiere o alle chitarre, o con duetti tra Facchinetti e D’Orazio alle percussioni. Concludendo con una melodia che sembrava di visualizzare sul palco la quiete dopo una tempesta.
PalaWhirpool pieno, per un concerto durato dalle 21,13 alle 24,02.
Sul palco dalla grafica solo apparentemente essenziale, i quattro cavalieri bianchi: Red ha spezzato indossando una delle sue mitiche camicie ricamate, di colore blu, Dodi con un suo classico, pantaloni di pelle, marrone, Roby pantaloni neri, Stefano, ormai “fantasma” come si direbbe in antico gergo militare, completamente bianco. Ed anche questa ricerca dei colori indossati forse non è casuale.
In platea e in galleria, gente di ogni età, bambini, genitori, ed anche una tenera coppia di anziani signori sulla 70ina.
Dimostrazione di come la musica di questo gruppo abbia accompagnato l’Italia dagli anni ’60 al secolo successivo, al nostro tempo.
Ora la carovana è al termine del suo percorso, poche ancora le stazioni a cui fermarsi prima del vero definitivo addio musicale di Stafano D’Orazio.
Ci auguriamo che nonostante questa futura assenza, “gli altri dei Pooh”, come ama scherzare lo stesso batterista, possano ed abbiano la voglia, di proseguire, per non lasciare un vuoto tra fans accaniti, o semplici “gustatori” di buona, buona, musica.
© Giovanni Salici
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Qualche tempo fa, Sabrina Rappoli, in un servizio su Sky Tg24 (19/09/2009), azzeccando un micidiale strafalcione, commentava di «..Facchinetti, tastierista e principale autore dei testi..» offrendomi in questa sede l‘opportunità di parlare dell’uomo che viene considerato il quinto Pooh “nascosto” ma che di fatto è l’uomo che ha avuto un ruolo decisivo in questa “avventura“; colui il quale desiderò con forza la nascita di questo progetto che in principio (nel 1964) si chiamava the Jaguars e soltanto successivamente, con la prima pubblicazione per la Vedette (nel 1966), assunse la denominazione Pooh; il “Deus ex machina”: VALERIO NEGRINI ! Senza di lui il complesso non sarebbe mai esistito; benché cinque anni dopo lasciò il posto a Stefano D’Orazio, ha continuato nel tempo a lavorare dietro le quinte raccontando le decine di storie che adagiate sulle tante melodie suonate dal quartetto, hanno fatto il successo del gruppo.
Negrini, padre fondatore del complesso dei Pooh; colui che su pressione dei compagni di quel tempo subì la decisione di licenziare Bob Gillott (l’organista di Sheffield) per consentire l’ingresso di Camillo Facchinetti in arte Roby, compositore e pianista, che negli anni si è rivelato padre putativo della formazione.
Sabrina Rappoli – che attribuisce (erroneamente) a Facchinetti il ruolo che di fatto appartiene a Negrini (visto che quest’ultimo ha perso la patria potestà) lo fa perché il connubio tra i due si è rivelato nel tempo così forte da apparire indissolubile. Facchinetti-Negrini: due cognomi separati da un trattino ! Però, mentre il primo, durante questi otto lustri, ha assunto la connotazione di personaggio cardine (il suo posto centrale anche sul palco), il secondo è andato eclissandosi sempre di più al punto che la giornalista attribuisce al primo il ruolo tout court di autore delle canzoni.
Eppure Valerio Negrini ha fatto la fortuna dei Pooh tanto quanto gli stessi 4 componenti; senza le canzoni avremmo ammirato l’esibizione di quattro strumentisti preparati, ma niente di più ! Quindi onore al merito per VALERIO NEGRINI.
Che ne sarà del complesso dei Pooh è assai difficile stabilirlo. Durante un’intervista (RTL 102.5 Password – 17/04/2009) Facchinetti dichiarava: «..io fra l‘altro ho vissuto tutti i cambiamenti.. dal primo bassista, Gilberto Faggioli, nel 1966, fino all‘ultimo, Riccardo Fogli; ..ma questa è un‘altra cosa» volendo sottolineare la coesione realizzata negli anni dai quattro all‘interno della formazione al punto che la defezione di Stefano D’Orazio è accompagnata dai rintocchi di un orologio che dopo aver scandito 43 anni di storia, in questo momento potrebbe aver finito la sua carica.
Che ne sarà del complesso dei Pooh ?! E’ assai difficile fare dei pronostici. Una cosa è certa: se i superstiti decideranno di proseguire in tre dovranno spendere le loro risorse con sagacia; saranno le scelte fatte adesso a determinare una conclusione gloriosa piuttosto che un finale patetico; sull’onda dell’emozione i fans hanno versato lacrime ma saranno altrettanto disposti ad applaudire a scelte azzardate che dovessero rivelarsi non in linea con le aspettative ?! Forse quell’uomo che viene considerato “il Pooh nascosto” e con discrezione ha determinato con le sue storie il successo del (l’ex) quartetto potrà elargire il suggerimento preciso sulla giusta scelta da fare.