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la parete che ospita i quadri di Anna Papini “Esile”, in primo piano “Grattaceli per quando andrò a New York” tecnica mista su carta del 2016, 14 maggio 2016
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Arte al Centro Clinico Valtellinese di Morbegno
Artisti locali in una insolita galleria d’arte a Morbegno
Morbegno, venerdì 17 giugno 2016
Da qualche settimana è stata allestita una collettiva presso il nuovo Centro Clinico Valtellinese di Morbegno. In occasione dell’apertura della clinica, infatti, è stato adibito uno spazio espositivo lungo le scale e nelle sale d’aspetto degli ambulatori. Uno spazio un po’ insolito per una mostra in realtà, ma a chi scrive non dispiace constatare che l’arte può colonizzare anche luoghi improbabili e per lei inusuali. E’ bello trovare l’arte nei luoghi di vita quotidiana, anche luoghi di cura, in mezzo alla gente che non si aspetta e non sospetta di trovarla. L’arte che si impone alla gente. Gente che, chi più chi meno, è sempre troppo distratta e occupata in alte faccende per andare a visitarla e renderle omaggio. Del resto, soprattutto in passato, l’arte si trovava facilmente in luoghi molto frequentati, come le chiese per esempio, e aveva una importante funzione anche di insegnamento e informazione. In modo particolare l’arte sacra voleva comunicare e far conoscere il divino, attraverso le immagini, ad un popolo che per lo più era analfabeta. Perché quindi, non recuperare un po’ questa funzione didattica dell’arte nei giorni nostri? L’arte è maestra e ha una potenzialità comunicativa immediata e istintiva. L’uomo adesso sa leggere e scrivere, ma è ancora un po’ analfabeta sul bello, sulla natura, sul mondo esoterico, sul metafisico, sull’emotività, sugli affetti e sulla introspezione. Mi piacerebbe trovare nei luoghi che frequento qualche sorpresa inaspettata di questo genere: in stazione, sul treno, in piazza, lungo le vie, sul luogo di lavoro o al bar. Presso la clinica è la prima sperimentazione e chissà che non ci sia un seguito.
Gli artisti sono Francesca Curtoni, Annalisa Vanini e Anna Papini.
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la parete che ospita i quadri di Francesca Curtoni, Centro Clinico Valtellinese a Morbegno, 14 maggio 2016
richieste di immagini ed acquisto sia per pubblicazioni che per privati ad Archivio Fotografico Giovanni Salici
Francesca Curtoni nasce a Morbegno nel 1973, sin da piccolissima intraprende gli studi artistici presso lo studio della pittrice M.C. Mur dove apprende la pittura da cavalletto. Conseguita la maturità artistica si trasferisce a Firenze dove si diploma in disegno e pittura presso l’Istituto per l’Arte e il Restauro, Palazzo Spinelli, specializzandosi in Tecniche Pittoriche Artistiche. La sua è una pittura esclusivamente ad olio che ama definire materica: una continua ricerca del colore che si impone fortemente nelle sue opere e diventano il filo conduttore di ogni nuova produzione.
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la parete che ospita i quadri di Annalisa Vanini, Centro Clinico Valtellinese a Morbegno, 14 maggio 2016
richieste di immagini ed acquisto sia per pubblicazioni che per privati ad Archivio Fotografico Giovanni Salici
Annalisa Vanini, classe 1973, artista e insegnante di arte e grafica pubblicitaria, crea le sue opere partendo da forme semplici come quelle del paesaggio alle prime luci del mattino utilizzando diversi materiali per svilupparne l’idea e rendere unico il risultato. Un percorso nella quotidianità della bellezza naturale alle prime luci del giorno scaturito dai ricordi e rinnovato nelle sensazioni, un nuovo risveglio con l’esplorazione di un mondo ricco di colori e di materie semplici che prendono forma in ogni sua opera. Le opere sono state realizzate con tecniche miste, il colore acrilico è alla base di tutti i suoi dipinti su tela, sono stati poi applicati diversi materiali come ovatta, foglie, ramoscelli, cartone, polistirolo, paste acriliche con colla vinilica, adattandoli ad ogni soggetto. Viene alternato l’uso del pennello a quello dell’aerografo.
Anna Papini, alias Esile, è nata a Morbegno nel 1978, è diplomata in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Scolpisce il legno e modella terracotta e ceramica. Si dedica all’arte urbana dipingendo murales e illustrazioni su parete. In questa occasione, presso la clinica, presenta alcuni disegni della serie “Non ho savoir faire e disegno mostri”.
Colpisce nel lavoro di Anna la capacità di avvertire e apprezzare i dettagli delle cose semplici, una sorta di spensieratezza che, ad un occhio poco attento, potrebbe apparire un po’ infantile. E’ apprezzabile la caratteristica di Anna di interpretare le cose, belle o brutte che siano, quasi come un gioco, ma con la consapevolezza che un gioco non è, perchè la vita può essere brutale, soprattutto se si vive prevalentemente in un ambiente montano ancora tradizionalmente e culturalmente influenzato da elementi di chiusura e isolamento. La montagna, la gente di montagna, la gente concreta, di contro, nasconde anche una grande ricchezza: la spontaneità e la genuinità. Si potrebbe pensare che i disegni di Anna siano fatti da un bambino. Sono un po’ naif? Sembrano tracciati da qualcuno che sogna ancora un mondo diverso e immaginario (“Primavera per finta”), ma che nasconde invece un animo adulto: esprimono spensieratezza e al tempo stesso sono disincantati perché sottintendono uno spirito ironico che un bambino ancora non può aver sviluppato. Anna si prende amichevolmente un po’ in giro forse perché così è più facile mettersi in salvo. I titoli dei disegni sono rivelatori, possono maggiormente aiutare a cogliere la loro natura ironica e una certa nota sovversiva. I titoli rivelano un contesto irreale e un desiderio di evasione e di fuga (“Primavera per finta”, “Nuvole in casa”) ma che, consapevolmente o meno, si esprime più col pensiero e con la matita che non nella realtà. “Grattacieli per quando andrò a New York” mi suscita questa domanda: ci andrà mai Anna a New York? I titoli, a tratti, sembrano singoli versi di poesie rubati da chissà quale testo. “Tramonto romantico con cielo inquinato” riassume il presentimento che questi disegni mi suggeriscono: uno spirito sognatore e capace di apprezzare le cose belle, un’indole anche un po’ aristocratica, che si imbatte con la realtà dei fatti e il conseguente sentimento di malinconia.
© Laura Tirinzoni
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