Salviamo il Paesaggio – stop al consumo di suolo
Como, lunedì 30 gennaio 2011
Si è svolta giovedì 26 gennaio la serata di incontro e confronto “stop al consumo di suolo” con la partecipazione di oltre 10 gruppi e comitati nati nella provincia di Como negli ultimi anni, a tutela e salvaguardia del territorio.
La sala al primo piano dell’Opera Don Guanella era già gremita 15 minuti prima dell’inizio dei lavori. Oltre 300 persone, alcune in piedi, spinte dal desiderio di incontrarsi per valutare le più opportune strade da intraprendere per ottenere i migliori risultati nelle attività di difesa dalla speculazione edilizia e dalle “opere” pubbliche e private, spacciate per servizi alla popolazione ma che difatti ripercorrono vecchie ed ormai ben conosciute strade dedite solo all’investimento e ritorno finanziario di pochi gruppi privati.
Ed è stato il tema dell’infiltrazione mafiosa, toccato più di una volta, anche con domande dal pubblico, lanciato come approfondimento di un prossimo incontro già in fase organizzativa.
Immagini relative all’incontro “stop al consumo di suolo”, Como 26 gennaio 2012 – photo © GiovanniSalici.com
richieste di immagini ad Archivio Fotografico Giovanni Salici
Inizio puntuale all ore 21 con l’intervento di Elisabetta Patelli (Ecologisti e Reti civiche) che sottolineando la grande quantità di cemento versato nel comasco negli ultimi anni, suggerisce quella che dovrebbe essere l’unica soluzione temporanea plausibile, ovvero “fermarsi per un anno, guardarsi intorno e capire cosa fare“. Purtroppo questa idea già da tempo viene sollevata (ndr) da diverse parti ma pare trovi la sordità ricettiva di ogni amministrazione comunale.
Il gruppo di Immagina Lomazzo, a seguire, porta l’attenzione su uno dei progetti pubblici più discussi negli ultimi anni, ovvero la Pedemontana: “Tra pochi mesi il paesaggio di Lomazzo e Manera verrà drasticamente ridisegnato dal passaggio dell’autostrada pedemontana.
Immagina Lomazzo ha chiesto all’Amministrazione Comunale di adoperarsi per spostare il tracciato fuori dal bosco della Moronera, corridoio ecologico grande come cento campi di calcio, uno degli ultimi polmoni verdi della Provincia di Como. In alternativa chiediamo di realizzare compensazioni ambientali adeguate alla perdita di un ecosistema tanto esteso. ma anche tanto fragile, come si può intuire dalla documentazione che abbiamo raccolto.”
In rappresentanza del comitato Per una Terra a Misura d’Uomo di Menaggio, Gianluca Pedrazzini, pur percorrendo la storia del gruppo, attivo dal 2006, nato per difendere un’area boschiva comprendente una radura dalla cementificazione (Nanch), porta l’attenzione sull’imminente PL Pastura (che stiamo ampiamente trattando) e su come l’amministrazione comunale menaggina stia proseguendo nell’iter nonostante il diniego della Sovrintendenza ai Beni Ambientali.
Massimo Ortelli invece (Chiama Domaso) porta l’attenzione sulle anomalie di misurazione delle superfici edificabili per il pgt del comune Altolariano (ma prassi di molti comuni) che tiene in considerazioni anche la superficie lacustre (che di fatto aumenta del doppio l’intera superficie comunale). Viceversa “sarebbe auspicabile che oltre alla superficie lacustre venisse eliminata dal calcolo anche quella montana di fatto non edificabile” conclude Ortelli.
Manuela Nuti, presidente del comitato Rive di Laglio, nel suo intervento delinea la storia del suo gruppo e delle situazioni incontrate in sei anni di attività: “L’esperienza del comitato di Laglio si può riassumere in una parola.
Strumentalizzazione!
Parlo come cittadina apolitica e apartitica.
Nei nostri 6 anni di lavoro, siamo nati nel 2007, abbiamo ottenuto tutto quello che si poteva fare senza avere grandi risorse e conoscenze. Dedicando tempo e denaro, credendo veramente di poter raggiungere gli scopi che sognavamo.
Abbiamo scoperto sulla nostra pelle che alcuni politici o persone che pensano di fare politica hanno l’abitudine di “cavalcare” i sentimenti dei cittadini e i loro comitati per raggiungere i propri scopi.
È quello che è successo a noi che con dedizione e fatica abbiamo appoggiato dei soci che promettevano tutela del territorio e futura possibilità di confronto come cittadini in piena democrazia.
In questi ultimi 4 anni abbiamo visto il nostro paese distrutto e ricoperto di cemento, sentito parlare solo di m cubi, subito denunce penali (7), lotte interne per ridurci al silenzio. Siamo stati relegati, insultati, denigrati.
Di tutti i progetti abbiamo ottenuto interrogazioni parlamentari, decreti della Soprintendenza e per il multipiano della frazione di Torriggia siamo riusciti ad ottenere una riduzione, quindi meno gas, inquinamento, cemento, ma a nulla è valso il decreto della Soprintendenza per la villa della Punta di Torriggia dei primi dell’800, abbattuta in un soffio (l’abbattimento di immobili storici è l’ultimo sport del momento) dopo il ricorso del privato russo con tanto denaro e del nostro Comune al TAR che ha annullato il decreto della Soprintendenza, organo dello stato che deve tutelare il paesaggio ecc.. (cosi ci avevano spiegato) le cui persone che ci lavorano non emanano un decreto a caso, ma di solito vanno sul luogo, ascoltano, raccolgono dati insomma ci lavorano sopra e seguono le leggi.
Basiti !!!!
Riporto una frase che mi hanno detto proprio in uffici superiori a cui ci eravamo appellati “cara signora, noi non facciamo miracoli, è il comune , l’amministrazione che deve tutelare il proprio territorio”.
È assurdo che i cittadini debbano scendere in campo e con fatica difendere la propria città/paese e non essere ascoltati. È terribile che si subiscano danni irrecuperabili.
Nel nostro caso abbiamo anche assistito alla adozione del PGT di Laglio, da tutti criticato, da noi criticato con dure osservazioni, ma che rimarrà nel futuro lo strumento con cui ci dovremo confrontare e da cui non potremo sfuggire.
Una pesante eredità.
Non lo troviamo giusto.
Credo che i danni ad un paese, ad un territorio vadano quantificati, e che qualche d’uno debba renderne conto ai cittadini e pagarne il prezzo dei propri danni ed errori.”
E’ poi il turno del gruppo nazionale MDF Movimento Decrescita Felice, rappresentato da Giorgio Fontana che porta l’attenzione sullo stato dell’economia e su come da più parti (tradizionali e obsolete – ndr) la focalizzazione del problema è imperniata sul rilancio della stessa e sulla crescita, invece ” (…) avrà pure deragliato questa economia, ma, l’economia non siamo noi (…)” l’economia non rappresenta più le necessità dei cittadini ma l’esigenza dei gruppi finanziari (ndr) ed aggiunge “quella economia ci asfalta e ci passa sopra, ma non siamo noi“.
Paolo Crugnola (Progetto Bizzarone); il suo intervento provoca umoristicamente una risata: “Bizzarone è un piccolo paese di 1500 abitanti, ma non ci facciamo mancare niente (…) tra i tanti c’è un progetto di 25 mila miliardi per 39 mila metri cubi di nuovo cemento. (…) Oltretutto tra le altre cose abbiamo 55 nuovi appartamenti fermi, bloccati“.
E’ stato poi il turno della giovane ed energica Selenia Arrigo del Comitato di Lurate Caccivio, che esaustivamente illustra: “Con il nuovo Piano di Governo del Territorio a Lurate Caccivio (CO) parecchie aree verdi sono state destinate alla costruzione, tra queste anche due facenti parte della Rete Ecologica Provinciale e del Parco delle Sorgenti del Torrente Lura. Sono prati importanti in quanto permettono di collegare (seppur attraversati da strada) le due aree boschive del nostro paese.
Come Comitato Ambiente ci siamo subito rivolti alle istituzioni per conoscerne il parere.
Purtroppo i sindaci dei comuni facenti parte del Parco del Torrente Lura si sono per lo più astenuti dal votare contro questa variante e quindi non abbiamo potuto contare sul loro sostegno.
Più favorevole a noi è stato il giudizio della Provincia che ritiene scarsamente sostenibili a livello ecologico nuove cotruzioni su quelle aree.
Nel frattempo abbiamo voluto coinvolgere la popolazione. Dopo varie iniziative volte a informare i cittadini abbiamo indetto (insieme a un altro comitato) una manifestazione che ha visto partecipare davanti al Municipio più di 300 persone.
Nonostante ciò, sindaco e assessori non hanno cambiato idea e sperano con delle piccole modifiche al Piano di ottenere i parere favorevole della Provincia.
Noi vogliamo evitare che ciò accada ed è su questo punto che ora sono focalizzati i nostri sforzi.”
Per capire meglio la situazione della zona si può ulteriormente dire che su una di queste aree verdi è in progetto un centro commerciale, un nuovo fai da te. Nella zona nel raggio di 9 paesi si possono contare 7 centri commerciali e grandi spacci alimentari e la bellezza di 5 Fai da Te. Il timore è anche che a causa anche della imminente probabile (quanto auspicata da più parti) decrescita, od in alternativa, un’economia stagnante, alcune di queste attività falliranno lasciando sul terreno megastrutture in rovina.
La lunga “sfilata” dei rappresentati dei gruppi prosegue con un brevissimo intervento di un minuto del GAS (gruppo di acquisto solidale) di Capiago Intimiano spiegando come al fianco della difesa del territorio dal punto di vista speculativo non può mancare anche la proposta e l’offerta di poter acquistare prodotti locali che valorizzino una economia a km quasi zero.
Sconcertante anche l’esperienza che Giorgio Ape, relaziona, in rappresentanza del comitato Inverigo 2021. “Su un lato della Villa Rotonda (soggetta a tutela ambientale) è progettato un Motel con oltre 100 camere (nonostante le oltre 1800 firme raccolte a contestazione di ciò)“.
Per terminare le esperienze dei gruppi, Silvana Verga (Altro Futuro di Cadorago), parafrasando, esclama con rammarico “Il Re è nudo ma nessuno lo vede“. Proseguendo poi con la “denuncia” di una assenza di partecipazione dei cittadini che però, continua, sono portati a questa assenza perché negli anni son sempre stati “considerati” a giochi già fatti dalle amministrazioni.
Una cosa importante che viene sottolineata nel suo intervento è che le istituzioni pubbliche considerano sempre i cittadini dividendoli per categorie ormai obsolete (pendolari, pensionati, residenti, ecc… ) mentre le esigenze sono più trasversali e le categorie potrebbero invece essere considerate per esigenza di servizi (ciclisti, skaters, appassionati di specifiche attività insomma).
E’ poi a conclusione dell’ultima mezz’ora, l’intervento atteso di Domenico Finiguerra, il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, località milanese dove si è deciso da anni di non costruire più consumando terreno nuovo ma di dare supporto a corrette ristrutturazioni.
Finiguerra dice “i comuni stanno in piedi ad oneri di urbanizzazione; bisognerebbe espellere questa voce dai bilanci, chiedendo di avere sovvenzioni sostitutive agli oneri“. Prosegue poi sottolineando come il consumo di territorio porti inesorabilmente a danni evidenti e spesso drammatici come la perdita del settore agricolo ed il dissesto geologico di tutto il paese.
Una importante osservazione di Domenico Finiguerra è che più volte si sbandiera la perdita di posti di lavoro (250 mila) nel settore edile (uno dei motivi di proseguire su questa antica strada) ma nessuno mai propone la rivalutazione e l’inserimento di questi posti per riqualificare il paese proprio (per esempio) sul dissesto idrogeologico: “tutti questi posti di lavoro potrebbero essere utilizzati per le ristrutturazioni dei centri storici“, facendo poi riferimento a l’Aquila “…il centro storico non esiste più, è morto; ma si sta -ricostruendo- in periferia, consumando nuovo suolo, invece che investire nella rinascita del centro“.
La conclusione della serata si riassume nell’ultima frase di Finiguerra: “Recuperiamo ai nuovi valori e alla solidarietà … e non al prodotto interno lordo“.
La nostra conclusione:
Appare sempre più evidente lo scollamento tra la classe politica (ad ogni livello), impuntata alla ripresa ed al finto sviluppo economico, che non ascolta ne tiene conto della sempre più numerosa richiesta dei cittadini che va nella unica (lo pensiamo anche noi) direzione obbligata della decrescita. L’unica (ndr) via d’uscita.
© Giovanni Salici
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E’ sconcertante notare che il prevalere delle logiche economiche, di cui sono largamente incompetente, regola la iniziativa delle amministrazioni locali (escluse quelle “virtuose”, come quella di Finiguerra). Tecnicamente parlando, la dissennatezza delle scelte cementificatrici, è detestabile anche in termine di rischi geofisici, come il dissesto idrogeologico che tanti danni ha fatto ad es. recentemente in Liguria sotto forma di frane ed esondazioni. Più in generale la fisica tecnica, nell’analisi dei “sistemi chiusi”, misura in termini di aumento di Entropia l’invecchiamento del territorio cui andiamo incontro.
Ma non desidero sembrare troppo ermetico e sono molto contento di constatare quanta gente intuisca col buon senso la verità e la necessità di fermare lo scempio.
Carlo, il tuo pensiero è chiaro e ben comprensibile e non ermetico.
Ti ringrazio dell’intervento ed invito chi legge ad esprimere le proprie riflessioni.
Grazie
Giovanni Salici