Cervo muore tra i ghiacci per sufficienza umana
Carlazzo, mercoledì 13 gennaio 2010
Un bel esemplare di giovane cervo, veramente bello, ha vissuto tragicamente oggi gli ultimi momenti della sua breve esistenza.
Cervus elaphus, Cervo europeo nella Riserva del Lago del Piano
photo © Giovanni Salici
Questa mattina nella Riserva Naturale del Lago del Piano alcuni cani (non randagi), di un residente della zona, lasciati circolare liberamente nonostante i divieti, risvegliati dal loro istinto intrinseco di predatori, alla vista di un giovane cervo nei pressi della collina del Brione, si sono scagliati contro l’animale selvatico inseguendolo per tutta la colina e costringendolo, dopo sforzi intensi e dopo averlo azzannato ripetutamente, a “rifugiarsi” sulla coltre di ghiaccio che ricopre parzialmente il laghetto in questa stagione molto fredda.
Vi è da aggiungere per cultura naturalistica, che gli ungulati, i cervi nello specifico, durante l’inverno, rallentano notevolmente il loro metabolismo, causa il freddo e la scarsità di cibo reperibile. Questo li costringe già in situazioni normali a muoversi in economia di energie e in modo molto rallentato.
Ogni minimo turbamento, come appunto dei cani liberi, ma anche solo il passaggio tranquillo ed apparentemente innocuo di un escursionista, li rende nervosi e stressati e la loro fuga diviene sempre un’ impresa, con uno spreco esagerato di quelle energie che dovrebbero invece essere consumate con molta parsimonia.
Immaginate quindi voi cosa può essere passato nella testa di quel giovane cervo, oltretutto senza esperienza, una volta attaccato dai cani (che di per se non hanno colpa, loro), rincorso per canneti e sentieri ghiacciati, terreni induriti dal gelo, per cercare infine un attimo di tregua nell’unico posto che gli è apparso protetto in quel momento.
L’animale è rimasto per diverso tempo sulla crosta ghiacciata nell’attesa di rientrare in terra ferma.
Nel frattempo si sono attivati i soccorsi. In primis il guardaparco Vincenzo Perin con alcuni collaboratori subito entrati con una barca cercando di farsi largo tra il ghiaccio, nell’attesa dell’intervento dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Como che sono arrivati nel primo pomeriggio, rimanendo però in attesa di una comunicazione di procedere dalla centrale operativa.
Intorno alle 15 l’epilogo finale; il giovane cervo una volta rialzato dal riposo, costretto per molto tempo al freddo sulla superficie ghiacciata, ha tentato di tornare nel bosco, purtroppo temendo i cani predatori ha preso una direzione molto più ampia di quella dell’andata. Tentando di salvarsi sulla sponda opposta, quindi cercando di percorrere oltre 200 metri invece di quelle poche decine che lo separavano dal Brione.
Il ghiaccio si è rotto e l’animale è finito nell’acqua gelida; nonostante i tentativi del guardaparco e del VVFF che stavano arrivando, l’ungulato dopo aver cercato, con le ultime forze rimaste, di salvarsi, si è sfinito ed è deceduto.
Se per l’animale la tragica morte ha finito i suoi problemi, sono rimasti agli addetti ai lavori i problemi di recupero per portarlo a riva.
Non è stato certo un gioco nemmeno per i Vigili del Fuoco, restare ammollo in quelle condizioni, nonostante le attrezzature termiche. Nemmeno remare per oltre 300 metri tentando di rompere il ghiaccio è impresa facile.
Intorno alle 15,40 il gommone ha fatto rientro sulla sponda di Carlazzo, con a bordo il cervo morto e lo svolazzare di Cigni e Germani reali che si sono gettati davanti alla spiaggia di sbarco in attesa del gommone “funebre”, quasi fosse un ultimo addio che madre natura ha voluto regalare a questo splendido animale, mentre il sole calava, e le luci del sipario si spegnevano.
Immagini relative al recupero del cervo morto tra il ghiaccio del lago del Piano, Riserva Naturale del Lago del Piano a Carlazzo
richieste di immagini ad Archivio Fotografico Giovanni Salici
La morte del cervo dai primi accertamenti del veterinario sul posto è da considerarsi per stress, non da annegamento. In sostanza ha messo l’anima per poter salvarsi finché il cuore ha retto.
Questa vicenda deve far pensare a molte cose.
Al di là del cuore che gente come me, il guardaparco, o altre persone giunte alla Casa della Riserva anche molto dopo per chiedere notizie del cervo, ci mette, perché sentono la natura come un’esigenza e non come una possibilità, vi è da riflettere attentamente su quanto possa incidere un comportamento umano “sufficiente”, irrispettoso delle leggi e della natura, sulla comunità oltre che sull’ambiente stesso.
I cani, amici fedeli dell’uomo, come il cervo, sono solo animali, che risvegliati dagli istinti primordiali, non possono altro fare che seguirli. A volte con conseguenze drammatiche.
L’uomo e sempre l’uomo rimane il più delle volte la vera causa di incidenti, anche negli ambienti selvaggi.
Le leggi esistono, il divieto di liberare i cani nei boschi, nelle Riserve, o sulle spiagge dei nostri laghi, non sono fini alla punizione dell’amico più fedele dell’uomo, ma semplicemente atte alla salvaguardia di altri essere viventi, spesso tenuti poco in considerazione.
E tutto questo evento, per chi non è naturalista o animalista come chi scrive, deve portare a riflettere comunque anche su un altro punto, più materiale.
Il costo economico di questa superficialità è stato altissimo.
Una persona dedicata alla salvaguardia della Riserva, oggi è stato impegnato tutto il giorno praticamente senza raggiungere lo scopo, riuscire a salvare l’animale.
Alcuni dei suoi collaboratori, si sono dedicati alla causa pur non avendo nessun riscontro economico.
Due squadre di VVFF di cui una specializzata, con diversi mezzi, hanno lasciato scoperto una zona per poter intervenire.
Hanno consumato gasolio, olio e gomme per portarsi da Como a Carlazzo e ritorno, con costi dei mezzi ed inquinamento prodotto.
Tutto questo si riassume in quella voce che si chiama “costi di gestione dell’intervento”.
Chi paga?
Ovviamente la comunità, i cittadini pagano la sufficienza umana che ha costretto un povero cervo a cercare di salvarsi la vita nell’unico posto che invece gli ha dato la morte.
Ad azione corrisponde reazione, pensiamoci sempre, ogni volta che ci addentriamo in un bosco o passeggiamo su una spiaggia anche di paese.
Ogni volta che ci rapportiamo con la vita selvatica, o con la quotidianità dei rapporti umani.
© Giovanni Salici
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articolo del Corriere di Como versione on-line di giovedì 14 gennaio 2010
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contenuti collaterali
dedicata al Cervo:
Cold water
Cold, cold water surrounds me now
And all I’ve got is your hand
Lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Or am I lost?
Love one’s daughter
Allow me that
And I can’t let go of your hand
Lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Or am I lost?
[chanting] Cold, cold water surrounds me now
And all I’ve got is your hand
Lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Or am I lost?
Cold water – traduzione – acqua gelida
Il freddo, acqua fredda ora mi circonda
E tutto ciò che ho è la tua mano
Signore, potete sentirmi ora?
Signore, potete sentirmi ora?
Signore, potete sentirmi ora ?
O sono perso?
Ami la sua figlia
Concedimi quello
E non posso lasciare andare la tua mano
Signore, potete sentirmi ora?
Signore, potete sentirmi ora?
Signore, potete sentirmi ora?
O sono perso?
Il freddo, acqua fredda ora mi circonda
E tutto ciò che ho è la tua mano
Signore, potete sentirmi ora?
Signore, potete sentirmi ora?
Signore, potete sentirmi ora?
O sono perso?
Caro Giovanni,
grazie che ci sei almeno tu che riesci a rendere sempre in maniera obiettiva ed accurata episodi come questo. Increscioso l’accaduto naturalmente ed altrettanto ingiusto che sia la comunita’ a dover pagare per cio’ che e’ quantificabile……… e per cio’ che non lo e’???……. come la vita del cervo????
Porto sempre a paragone gli USA…. ma li’ al proprietario dei cani sarebbe toccato pagare tutte ma proprio tutte le spese generate come conseguenza del suo infrangere la legge!!!!!
buona serata
Cri
Desideravo ringraziare Giovanni per il tempo che dedica all’Informazione relativa all’ambiente del nostro territorio e al suo tentativo di renderla educativa. Nel merito della vicenda accaduta al cervo, vorrei chiarire che, circa la spesa sociale sostenuta, qualora venga inoltrata la richiesta, anche da parte del singolo cittadino, gli enti preposti (se competenti in materia) non possono esimersi dall’intervenire. Può capitare così che, per un animale selvatico, giunte richieste da più parti, ci si trovi in più d’uno. Si consideri altresì che l’intervento non era assolutamente privo di rischi per le persone coinvolte, viste le condizioni in cui si andava ad operare e, in questo senso, un numero apparentemente eccessivo, può in realtà contrastare eventuali sopraggiunti imprevisti. A mio parere si può interpretare anche positivamente la mobilitazione concretizzatasi: tra i tanti difetti, i disservizi e le ingiustizie, l’Italia è ancora un paese fatto anche di leggi e di persone che sanno mettere cuore ed energie, per tentare di salvare la vita anche solo ad un semplice cervo.
Grazie Vinc e grazie anche a Cri. Troppo buoni, spero di essere veramente d’aiuto, anche in futuro.
Sono perfettamente d’accordo con te Vinc, sul numero di persone e mezzi che devono o possono intervenire. Ritengo che la vita di un animale qualsiasi meriti questi tentativi e queste forze in campo. Oltre a tutto il resto collegato ai rischi dei soccorsi….
Qualora non fosse stata sufficientemente chiara la mia posizione, preciso che le riflessioni a cui spingevo non riguardavano di per se la quantità di forze in campo (in questo evento), ma che un “errore”, una “disattenzione”, una superficialità umana iniziale, ha portato a tutto ciò.
Riflettendo a distanza di ore ieri sono giunto (tra le altre considerazioni) a quanto segue sotto, benché siano spunti forse un po’ “mistici” che non tutti comprenderanno, forse non subito: credo che questo animale non sia morto per nulla!
La sua “fine” della Vita può far capire ad ognuno degli attori di tutta questa vicenda, delle cose, alcune belle, altre che non funzionano, cose da migliorare, errori, speranze.
Ha insegnato qualcosa a tutti coloro che possono e vogliono fare uno sforzo per cercare i perchè!
E’ stata un vicenda strana. Insolita, triste, ma con molte persone che hanno messo il cuore in un modo o nell’altro. Ognuno potrà ricavarne esperienza per migliorarsi e per migliorare un futuro.
Basti anche pensare a tutte le persone che si sono poi interessate alle condizioni dell’animale.
Vuol forse dire che c’è molta gente attenta e sensibile? Magari spesso “nascosta” nel silenzio?
Credo che la Natura sia molto di più di un ambiente fisico…. e spero che, anche per altri, diventi presto o tardi, un ambiente “sovranaturale”… “il selvatico unisce” “il selvatico insegna”…
…. e voi cosa ne pensate?
Grazie a tutti coloro che leggono e osservano, anche in silenzio.
Un saluto, Giovanni
La tua posizione circa il sottolineare la “spesa sociale” sostenuta per l’intervento era anche prima, almeno per me, molto chiara. Sono intervenuto perchè desideravo spiegare, a chi legge il servizio e i commenti, che non sempre certe situazioni si generano per disorganizzazione o inadeguati coordinamenti.
Complimenti per il blog. ho letto con attenzione l’articolo. che amarezza.
belle le foto tue e di Isabella. Da oggi ti leggerò con interesse. e grande Vince. 🙂
Penso che siano molte le persone che hanno bisogno e voglia di sentire le storie di uomini che, come voi, si battono, chi con le parole e chi con i fatti, per salvaguardare non i propri interessi personali, ma un bene comune e prezioso, che ci è stato solo affidato perché ne avessimo cura (e non perché potessimo sfruttarlo a nostro piacere).
Vivendo in città sono abituata alle situazioni di degrado ambientale, all’avanzare inesorabile del cemento, all’indifferenza e molto spesso anche all’ostilità nei confronti degli animali (che sono DANNOSI per noi uomini…); sapere che ci sono persone come voi, rinfranca davvero il cuore e ridà un po’ di speranza per il futuro…GRAZIE!!!