Fiume Mera e Lago Mezzola, un disastro ambientale incombe
Valchiavenna, venerdì 25 agosto 2017
Come tutti ormai sapranno mercoledì 23 agosto scorso dal Pizzo Cengalo, nella Val Bregaglia in Svizzera, si è staccata una grande frana, di circa 4 milioni di metri cubi di terra bagnata, detriti. Al di là delle notizie ormai note riguardanti i dispersi (che da 14 sono poi divenuti nelle ore 8) e delle interruzioni viabilistiche, quello che vorremmo portare in evidenza oggi a distanza di due giorni, è l’impatto ecologico che questo disastro ambientale sta generando.
Il Fiume Mera, è il corso d’acqua che nasce poco distante dall’evento franoso e che percorre dopo la Val Bregaglia, la Valchiavenna, per poi finire prima nel Lago di Mezzola e poi dopo un breve nuovo tratto di fiume, definitivamente nel Lago di Como.
Proprio il Mera sta diventando uno dei luoghi più discussi in quanto, fortunatamente per certi versi, sta trascinando via parte dei detriti finiti proprio nel suo letto, a valle delle frana, liberando parzialmente la zona critica, allegerendo la pressione sulla popolazione appena a ridosso di Chiavenna, d’altra parte, sfortunatamente, proprio a causa dell’enorme quantità di fango, il grande rischio è quello di una devastazione ambientale che da Villa di Chiavenna, forse, terminerà nel Lario.
photo © Giovanni Salici AGS20100409_2677
la Riserva naturale dei Pian di Spagna e Lago di Mezzola, vista dal Sasso di Dascio, il Fiume Mera e l’allargamento chiamato laghetto di Dascio
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I quasi 2/3 del corso del fiume, infatti, rischia di morire, soffocato da un’acqua non più ricca ne di alimenti ne di ossigeno. Un problema quindi che riguarda in particolare modo la fauna ittica (ma anche la parte vegetationale) che popola il fiume Mera ed anche il Lago di Mezzola. Quest’ultimo, come parte del tratto finale del Mera, parte integrante della Riserva dei Pian di Spagna e Lago di Mezzola; un’importante area umida, inserita nella Convenzione internazionale di Ramsar del 1971, conosciuta e riconosciuta in tutta Europa come importante zona (non solo di nidificazione) per l’avifanuna, la migrazione.
Per quanto riguarda il fiume Mera soprattutto nel tratto alto del corso, le speranze di scongiurare il disastro sono pressoché nulle; per quanto riguarda il Lago di Mezzola, sino a ieri pomeriggio, solo una striscia di detriti era visibile nella zona di foce presso il San Fedelino, ma probabilmente è solo questione di tempo.
La moria di fauna acquatica non riguarda solo i pesci, ma anche alcuni rettili come le natrici (tassellate o dal collare – Natrix tessellata Natrix natrix) ed alcuni anfibi.
La stessa sorte si potrebbe poi ripercuotere anche sulla fauna di area umida presente sulle rive del lago e del fiume e tra i canneti della Riserva dei Pian di Spagna.
L’area umida dei Pian di Spagna è infatti per lo più caratterizzata da ambienti acquatici, il rimanente rimane in ogni caso per il 50% allo stesso piano delle rive. Va da se che un’ondata di piena di questo tipo di detriti rischierebbe di mettere in crisi anche l’ambiente terreste vicino, che potrebbe subire un’alluvione di detriti inquinati da chissà cos’altro (non dimentichiamo il problema sollevato più volte dei depositi di cromo esavalente a Novate Mezzola di cui si presume lo sversamento nel lago soprattutto durante le forti piogge).
Il problema è serio!
Senza dimenticare che potrebbero staccarsi altri pezzi di frana dal Pizzo Cengalo. Infatti la zona è costantemente monitorata.
Purtroppo, se da parte Svizzera (ed anche italiana) la situazione era già nota e sotto osservazione da tempo prima della frana, durante un’intervista ad una emittente locale ieri, il presidente della Provincia di Sondrio e sindaco di Chiavenna Luca Della Bitta, ha detto che “l’evento è stato di dimensioni differenti (in negativo ndr) rispetto a quanto previsto dai tecnici elvetici“. Non vi sono quindi certezze e, da fonti vicine alle Comunità Montane della Valchiavenna (che purtroppo non siamo riusciti a contattare direttamente prima di redigere l’articolo) pare si lamenti anche una certa non comunicazione da parte delle autorità svizzere verso gli enti preposti sul territorio italiano.
Non resta che attendere quindi per verificare i danni ambientali (ed economici di attività sparse sul territorio a stretto contatto col Mera e con la Riserva dei Pian di Spagna) e sperare che, in senso letterario, la situazione “non precipiti” nuovamente con altri smottamenti consistenti.
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