quando perdi una vita
Menaggio, la mattina di giovedì 22 luglio 2010 dopo la notte che si è spenta
quando perdi una vita
Ci son momenti in cui capisci che non riuscirai a salvare la vita di quell’uomo che sta sotto le tue mani spalancate, appoggiate sul suo petto, in un movimento ritmico, costante. I suoi cari sono lì attorno a te, a pochi metri, alcuni sperano nel miracolo, altri son già rassegnati e i loro occhi assomigliano a sorgenti da poco sgorgate, i loro volti sono persi nell’abisso del nulla, qualcuno mostra una apparente forza interiore per sostenere quel drammatico momento, ma poi cederà alla tua uscita di scena.
Ci son momenti in cui capisci che non riuscirai a salvare la vita di quell’uomo, sai che stai facendo il tuo “lavoro”, le procedure corrette, quello che devi e puoi, ma ti rendi conto, certe volte, per esperienza, che quegli occhi non si riapriranno più.
Dopo quasi un’ora ti dicono che puoi smettere. Sollevi per l’ultima volta i tuoi palmi aperti da quel petto, l’apparecchio striscia l’ultimo lineare segnale, ti alzi, cerchi con lo sguardo un familiare e senza dire nulla, richini il tuo volto su te stesso e raccogli con cura gli avanzi dei presidi rimasti attorno a te, affinché quel corpo possa riposare sul pavimento, libero.
Il rientro diventa sempre un meticoloso controllo a tappeto mentale di ogni momento, di ogni azione, per capire, se, come, dove, ma lo sai, hai fatto quello che dovevi. Questa volta non ce l’hai fatta.
© Giovanni Salici
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[…] è il piacere di avere dato ed esserci riusciti! A volte invece …. a volte … ti rendi conto che non riesci a recuperare … te ne rendi conto… però cosa fai? se non riesci… non […]