il muro del Lario
il muro del Lario – premessa
Nel 2007 ho iniziato a scrivere “seriamente” aprendo questo spazio “La Vita Mia ovvero Le avventure di Gio Temerario“.
Si lo so, “seriamente” è una parola grossa, ma, giusto per segnare il confine tra pensieri, appunti, frasi, a volte anche troppo di getto, che ho sempre scritto sin dall’adolescenza (con alcune pause anche lunghissime) che sono sempre e solo rimaste “mie”, ed il momento in cui questa forma di comunicazione è divenuta più complessa, rivolta anche al lettore… insomma una parvenza di persona che scrive suvvia…
Questa premessa al racconto che segue perché… con questo, spero di tracciare un ulteriore confine, di posizionare un “rinvio” in termine alpinistico, per andare oltre.
E’ con un po’ di sorpresa e con tanta soddisfazione che qualche tempo fa’ Antonia Migliaresi, che ha un suo blog “AmoilLario” mi ha chiesto se volevo partecipare ad un libro che raccoglierà poesie e racconti del Lario.
Ho subito accettato! Quindi con molta felicità vi annuncio appunto la partecipazione a questo libro che avrà proprio il nome del blog sopra citato “Amo il Lario” è che verrà stampato nei prossimi giorni.
Questo racconto “il muro del Lario” che è un’idea che da tempo mi saltava nelle testa senza mai uscire però, è stato quindi scritto appositamente per questa pubblicazione.
Eccolo …
Gio
Menaggio, giovedì 23 febbraio 2012 h 12 ca studio
il muro del Lario
Ci sono esempi un po’ ovunque di muri; muri che tagliano lo sguardo, feriscono l’anima, opprimono popoli, dividono la vita …
il muro del pianto a Gerusalemme, la muraglia cinese o architetture simili che fortificavano intere regioni difendendole ma nel contempo isolandole, i muri di quei luoghi mediorientali che dividono popoli e quartieri come quello che fu il muro di Berlino. Muri eretti tra vicini che non si vogliono guardare, muri per metterci in quella finta e precaria situazione che ci ostiniamo a chiamare sicurezza che in realtà denota proprio il più alto senso di insicurezza. Vi sono poi i muri eretti invisibili tra etnie apparentemente unite per secoli ma interiormente divise e sempre ostili; i muri eretti da alcuni verso gli altri perché “diversi”, in qualche modo, non si sa bene da che cosa o da chi.
A volte i muri son dentro di noi, ci occludono la vista verso noi stessi, ci distolgono dalle essenzialità della vita che conduciamo o che più sovente dovremmo condurre, ma che orami abbiamo perso di vista.
Ma c’è poi, invece, là, quasi inosservato, quel muro sul Lario, che sia con gli occhi che con lo Spirito, fa da trampolino a quella visione che abbraccia tutto quel immenso compreso tra i cieli della Valtellina, che al mattino rischiara per primo col suo arancio velato di brina tutta la valle sin giù sino ai Pian di Spagna, rimbalzando poi tra la Valchiavenna, il Pizzo Manduino e la Berlinghera; immenso che prosegue fino a toccare il cielo sul Legnone ad oriente, accarezzando dolcemente le nuvole del Bregagno e del “nostro”, assoluto, Monte Grona, ad occidente.
E lo sguardo prosegue, seguito dallo Spirito, nel suo immenso abbraccio, toccando l’acqua del Lario che si è fatta azzurra, sfiora quei luoghi così pieni di storie di tempi lontani, echi di castelli e di borghi lacustri di Rezzonico e Corenno Plinio; storie di pescatori, di reti gettate di notte tra Varenna e ed il centro lago; e lo sguardo corre veloce perché tutto il mondo sembra sia qui, immensurabili Grigne, il promontorio di Bellagio artefice col San Primo di quella divisione del ghiacciaio Abduano che originò i due rami.
Vengo spesso a questo muro, bianco di granito, dove a volte sferza in una violenza assai dolce, quasi masochista, il vento del nord; ove i gabbiani vengono, incanalandosi in questa aria gelida che scende verso sud per trovare divertimento nel volo stazionario.
Salgo sul muro, in piedi, lo percorro su e giù, lasciandomi investire dal vento, o dal sole, o dalla luce che di notte si dipinge di mille punti sulla sponda opposta.
Son momenti di riflessioni, profonde, come profondo è l’epicentro dell’energia che questo luogo emana, ti avvolge.
Questo è il muro di Menaggio.
Un muro che se non esistesse, lascerebbe spazio ad una disarmonia che ogni persona constaterebbe nel proprio essere, silenziosamente.
Sono molte le cose che potrei raccontare, comprese e compresse, tra questo muro ed i “miei” scalini.
Ma queste sono altre storie, altre energie, da assumere con dosaggi controllati.
Un giorno mi dissero: “questo luogo ha un’energia particolare”.
Annuì e realizzai allora, forse un po’ in modo campanilista e con orgoglio, che probabilmente, l’ombelico del Mondo dimora proprio in queste profondità lariane antistanti il muro di Menaggio.
© Giovanni Salici
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“E fu così ch’io nutrii nel cuore la passion del lago,esercitata di giornata in giornata
e d’uso in uso. Questo ramo del Lario a poco a poco fu mio, ed io fui suo, come sedotto dalle lente malie d’una corrente dolcissima.”
(Giovanni Bertacchi)
Ottima idea quella del libro di poesie e racconti, una “gemma” per tutti quelli che sono stati ammaliati dalla bellezza del lago di Como, e non possono più farne a meno…
Ciao Giovanni,
Grazie della partecipazione con il bellissimo scritto “Il muro del Lario”.
Ciao
Antonia