kayak 11a uscita: l’odore del canneto

Menaggio, martedì 18 marzo 2008 h 9 ca in acqua scritto dopo quasi un mese sob

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l’odore del canneto

Il cielo è terso stamani e ho voglia di respirare quell’aria che in alcuni meandri della Riserva del lago del Piano ti avvolge attirandoti come un nettare dolce attira un’ape in un giorno di primavera.
Avete mai avuto la fortuna di respirare il canneto?
Dovete essere fortunati, predisposti al “dialogo” con la Madre; (ammesso di sentirlo) per i più probabilmente è solo un odore, forse anche lievemente acido, un misto tra essenze puramente selvaggie, odori naturali, escrementi e sentori di piume mosse dal vento, per me è un profumo preciso, piacevole e intenso che mi fa sentire parte di quell’ambiente fantasticamente unico e isolato che è il fragmiteto.
Lo percorro avanti e indietro (il canneto), sono dentro di lui, sono nel suo respiro, nel lieve e silenzioso respiro di un germano, nello sguardo immobile di una folaga a cui passo accanto, nel volo improvviso di un ardeide.
A metà del fragmiteto ovest, sui prati di Castello, scendo dal kayak; ho migliorato molto la mia capacità di entrata e uscita dalla canoa, ormai riesco a farlo ovunque. La prova del nove verrà quando riporterò il kayak sul lago di Como…. lì si che con le onde sulla riva si vedrà se sono un drago o una salamandra.
Sono sceso per scattare delle foto di un gruppo di alberi di salice bianco sotto i quali ve n’è un altro abbattuto che forma una geometria interessante e un relitto di una vecchia barca che sembra essere diventata il ricovero notturno di qualche ungulato in transito. Accanto vi sono i prati dove mi prometto di tornare a piedi perchè ho notato molto movimento di aironi cenerini, dovrò cercare di fare un appostamento.
Per ora do il mio contributo al canneto aggiungendo il mio “odore” affinchè nessun altro umano si permetta violare quel territorio….
Risalgo e arrivo sino all’ingresso del canale Lagadone che ho scoperto il giorno prima. Questa volta mi sono portato il super grandangolare 10-20 per cui tento di ricostruire in alcune immagini le sensazioni percepite 24 ore prima. Non mi porto però fino all’imbuto remore del leggero disagio nel far manovra in quel punto.
Mi trattengo in quello che può essere definito il primo tratto (a ridosso del laghetto); Forse mi ripeterò ma lo scenario è completamente diverso. A pochi metri dal fragmiteto, dallo spazio aperto di un lago in cui si riflette tutto un paesaggio monettiano, dove però il cielo col suo azzurro raramente colora la superficie che mantiene sempre la sua autenticità palustre in quel color fango alga… qui invece, nel canale il blu intenso che scende dalla cima degli alberi fluisce nell’acqua apparentemente immobile ma in realtà sempre in viaggio verso quel bacino poco più in là… del Ceresio.
Il tempo di fare il giro sul versante opposto del lago per pagaiare un po’ veloce e sportivo, il tempo di sentire lo stomaco che incomincia a desiderare un pollo allo spiedo, il tempo di cercare inutilmente quest’oggi il tarabuso che probabilmente è già migrato a nord…. il tempo di fotografare delle alghe che crescono sotto il filo dell’acqua.
Rientro intorno alle 13,15.

km percorsi circa 3
in 4 ore

© Giovanni Salici
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