la lunga notte di Milano innevata
Menaggio, 22 dicembre 2009
Sembra lentamente passare, non senza strascichi, la lunga notte che non solo i milanesi hanno dovuto subire per la neve scesa ieri (21 dicembre 2009).
Chi vi scrive è stato testimone attivo dell’evento di cronaca (non certo bianca).
Il disagio era già iniziato nel primo pomeriggio di ieri quando, dopo che erano scesi i primi fiocchi, la “grande mela” nostrana ha cominciato velocemente ad andare nel pallone… di neve.
Immagini relative alla neve caduta a Milano lunedì 21 dicembre 2009
richieste di immagini ad Archivio Fotografico Giovanni Salici
Tra le 15 e le 17 si son man mano intasate e bloccate le tangenziali, mentre poco dopo praticamente tutte le vie interne della città e di tutti i comuni limitrofi hanno subito molto velocemente la stessa fine.
Da Milano a San Donato, a Monza, Segrate, ogni tangenziale ed ogni arteria di grande scorrimento da nord a sud sono letteralmente state bloccate. Per percorrere tratti che usualmente si percorrono (già molto lentamente) in ca 20-30 minuti, ci volevano ore.
La Croce Rossa Italiana è stata impegnata a lungo durante la notte per distribuire agli automobilisti del tè caldo sulla Milano-Monza. Ambulanze nelle vie cittadine inutilmente cercavano di farsi strada percorrendo anch’esse 50 metri in 5 minuti (in emergenza).
Alla periferia nord della metropoli il traffico ha subito il tappo di alcuni mezzi pesanti e leggeri in avaria o in panne, all’altezza di Monza in direzione Erba-Lecco. Poco dopo la situazione è improvvisamente bloccata e la superstrada Milano-Lecco, seppur innevata, è rimasta agibile senza problemi ai mezzi muniti di gomme da neve, o catene.
Ed il punto di tutto ciò, la colpa vera di questo caos, non è certo da attribuire stavolta alle mancate cure o prevenzioni delle istituzioni. Nemmeno alla quantità di neve caduta. Non credete a ciò che oggi vi han mostrato in tv o sui media “accreditati” con riprese che enfatizzavano i fiocchi che cadevano, a Milano ieri sera c’erano sul manto stradale non più di 5 cm di neve, forse 10 in alcune zone o tratti. La verità è che l’automobilista (ed il camionista) medio italiano, non più ignorante oggi in materia stradale e di sicurezza, è diventato completamente irresponsabile verso se stesso e incurante del prossimo. Benché più numerosi degli anni passati coloro che per tempo e senza ordinanze che li obbligavano si sono muniti di gomme da neve e/o catene, anche stavolta gli stolti ed imprudenti senza tali attrezzature (benché avvisati da giorni) hanno messo in crisi e difficoltà anche coloro che erano corsi ai ripari. Intere province, città. Con non ultimi danni economici.
Sarebbe ora che in Italia invece di pensare a nuovi codici della strada, nuovi divieti e nuove sanzioni, si concentrassero le forze a far si che vengano rispettati quelli attuali. Ordinanze sull’argomento come quelle dell’amministrazione provinciale di Como di quest’anno (solo per esempio), hanno sollevato polveroni tali presso l’opinione pubblica, da farla poi rientrare.
Invece bisognerebbe con molto impegno, sanzionare definitivamente, gente che nonostante le avvertenze ripetute, continua a viaggiare d’inverno senza le dovute attrezzature di sicurezza mettendo non solo a rischio se stessi (con ripercussioni sulla Sanità Nazionale che paghiamo tutti) e gli altri, ma anche nella migliore delle ipotesi costringere intere province a paralizzarsi per pochi cm di neve. Chi paga i ritardi lavorativi, i mancati commerci, o semplicemente le ore che molti di noi ieri sera hanno perso? Ore di vita!
Chi paga quella vita umana messa in difficoltà da un ritardo di un’ambulanza?
Mi domando cosa sarebbe successo se fosse arrivata una nevicata come quella del 1985.
Non ultimo, visto anche le regolari ripercussioni sul traffico che avvengono a Milano durante ogni acquazzone poco più che normale, consentitemi di dire o quanto meno pensare che forse, in circolazione, ci sono davvero troppi mezzi. Che forse non si può solo attendere i “grandi della Terra”, ma bisogna davvero cambiare mentalità. Ad ognuno nella sua coscienza trovare la strada.
© Giovanni Salici
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