un pomeriggio da barbagianni, ovvero….
Menaggio, sera di sabato 24 ottobre 2009
un pomeriggio da barbagianni, ovvero….
i rapaci della fiera di Rovenna
Ci sono un paio di cose, date, (non tante) che nella mia vita sono state istituite come “feste comandate”; una é l’annuale viaggio sul Delta del Po, che da alcuni anni faccio in primavera per assistere alla migrazione degli uccelli ed anche farvene parte; l’altra, da due anni, é la fiera del bestiame di Rovenna (sopra Cernobbio, alle pendici del monte Bisbino), perché in questo evento ho la grande opportunità di vedere da vicino dei rapaci di varie specie e provenienti da tutto il pianeta. Soprattutto ho la possibilità di interagire, comunicare con loro, attraverso gli sguardi e attraverso quell’energia che in pochi minuti si sprigiona alla sola loro presenza. Inoltre, non da sottovalutare e di grande importanza, il tatto, accarezzando le loro morbidissime piume (nulla al mondo ho mai trovato così morbido) e l’olfatto, annusare il piumaggio avvicinandosi, quasi toccarli col naso… é davvero un’esperienza indescrivibile che forse… non siete ancora pronti per capire 🙂 … ma può raccontare molto, notizie, informazioni, nuove cose da imparare da capire, da immagazzinare per proseguire in questo lungo percorso, iniziato nei primi anni duemila e che spero di proseguire fino alla fine dei miei giorni, alla scoperta di questo mondo affascinante ed unico degli uccelli.
Sono tutti belli gli animali, tutti, dall’orso alla balena, il cervo, la lucetola, la salamandra, la lumaca, la libellula e il cane; ma gli uccelli… gli uccelli hanno quella marcia in più, forse data proprio dalle loro ali, che li spinge là dove il sogno di Icaro si é realizzato solo a metà con qualche ingegnoso sistema, che nulla però concorre con la naturalezza, semplicità e poesia … il vero unico volo!
Gli uccelli!
Inimitabili esseri viventi sulla nostra terra. O meglio, nella nostra aria.
Ma come si fa a sparare ad un uccello?
Bastardi!
E quindi anche questo autunno, per la seconda volta, non mi sono fatto scappare questa giornata che mi ha nutrito e della quale mi rimmarrà per sempre un’emozione unica; anche questa volta.
Sono arrivato nel pomeriggio, e dopo aver salutato gli amici Falconieri di sua Maestà, che già lo scorso anno mi agevolarono sul campo, ho iniziato subito a studiare i movimenti e gli atteggiamenti di questi rapaci: Akela l’aquila reale Aquila chrysaetos, Robin l’avvoltoio capovaccaio pileato Necrosyrtes monachus, Anacleto il gufo reale Bubo bubo, Zorro il falco sacro Falco cherrug, Regina il falco di Harris Parabuteo unicinctus, Anastasia il falco lanario Falco biarmicus, Tortellino la civetta comune Athene noctua, Pisolo il barbagianni Tyto alba col suo amico Rocchino l’allocco Strix aluco, e poi ancora Sansone il gheppio americano Falco sparverius ed il piccolo Luchino assiolo Otus scops.
Poi con calma ho iniziato a fotografare; la scorsa edizione avevo fatto moltissime immagini e quest’anno volevo semmai perfezionarle e scattarne altre diverse.
Non c’era stavolta il gufo delle nevi, Bubo scandiacus, ma c’era il piccolo….. c’era l’assiolo!!!
Vi rendete conto? Il rapace notturno più piccolo al mondo, poco più di dieci centimetri in posizione eretta, lo strigide che in una notte sul Delta del Po questa primavera, nell’Oasi di Vallesanta, mi aveva accompagnato sin quasi all’alba col suo dolce (seppur quasi mono-tono) canto, era lì davanti hai miei occhi. Spettacolo!
Erano anni che lo volevo vedere dal vivo.
Davvero un grande regalo per questa passione che cresce ogni giorno di più.
(scarica ed ascolta il canto dell’assiolo in fondo alla pagina)
Non c’era l’aquila del deserto, ma c’era l’aquila reale.
La prima volta che vidi un’ aquila reale fu moltissimi anni fa, sulla cresta della Grona, sopra Menaggio.
Ero un ragazzo pieno di speranze, fotografiche e non; stavo facendo una delle mie poco frequenti (poco frequenti all’epoca) escursioni in montagna, sempre stracarico di pesi (fotocamere, obiettivi, cavalletto pesante….) quando proprio mentre stavo attraversando un passaggio delicato e non molto sicuro (quindi avevo momentaneamente riposto l’attrezzatura) mi sono visto stagliare sotto di me un’ ombra che non scorderò mai più. Giusto il tempo di alzare gli occhi ed era appena sopra di me, qualche metro, con la sua sagoma inconfondibile. Non potei fotografarla, non ne ebbi il tempo. Ma quel ricordo mi accompagna ogni volta che parlo o ascolto di questi rapaci. Saranno passati più di vent’anni; oggi, dopo essere scomparse per molto tempo da quel lontano giorno, le aquile son tornate sulla Grona (sembra una coppia, che quest’anno ha fatto due piccoli). Purtroppo non ho ancora avuto la fortuna di rincontrarle ma ho conoscenti che spesso si sono imbattuti e mi raccontano aneddoti incredibili sul loro volteggiare regale e sui metodi di caccia.
Certo vederla libera nell’aria direte voi é molto affascinante ed emozionante.
E’ vero, ma vi assicuro che poter entrare nel suo sguardo a pochi decimetri da me, osservare il suo becco ed i movimenti facciali, ammirare quelle penne della coda bianche con il finale bruno, proprio come quelle che si vedono sui capi pellerossa dei film western, il suo sbatter d’ali improvviso che ti sposta l’aria nel mentre che stai respirando, beh, vi assicuro, anche ora che sto scrivendo, l’adrenalina si scarica che é un piacere.
Il gheppio americano, già l’avevo ripreso lo scorso anno ma questa volta ho perfezionato le immagini e soprattutto l’osservazione, senza fretta.
L’ho visto mangiare, tenere coi sui piccoli ma potenti artigli la preda e farla a bocconi col suo splendente becco grigio azzurro.
Mi osservava pure lui.
Chissà cosa pensava di questo umano che lo stava ad ammirare con un aggeggio tra le dita, a tratti anche un po’ rumoroso.
Potrebbe aver scambiato la mia fotocamera per un suo simile dalla forma venuta male e dal canto venuto ancor peggio? Mah! Potrebbe essere una ipotesi plausibile?!
C’é stata una dimostrazione di volo verso le quattro del pomeriggio.
Gli amici Falconieri di sua Maestà hanno intrattenuto un pubblico forse un po’ troppo rumoroso e disordinato …
(con bambini curiosi ma un po’ troppo ‘ineducati”, ma si sa, siamo in una società dove i cuccioli di umano prendono spesso il sopravvento sugli adulti; avete mai riflettuto sul fatto che i cuccioli di umano sono, generalmente, anche se con le dovute eccezioni, casinisti e ….frignoni.. non esiste nessun cucciolo di altri animali al pari…. ma questo é un altro discorso)
… facendo volare appena sopra le loro teste un falco lanario prima, ed una poiana di harris successivamente.
Non mi aspettavo un’esperienza così: i falchi ti sorvolavano i capelli anche solo di 10-15 cm, l’aria si spostava, swoo, investendo il mio viso quando sfrecciavano davanti ai miei occhi.
Il lanario, che esegue un volo alto durante la caccia, si avvicinava alla folla con traiettorie ellittiche, a volte tracciando ipotetici ed enormi otto; mentre l’Harris, filava come un fulmine a pochi metri dal terreno, a tratti rincorreva uno dei bimbi tra il pubblico, che a turno veniva “sacrificato” per correre trascinando con se una finta preda, che il falco si “fucilava” a catturare (un po’ come la lepre finta che corre davanti ai cavalli all’ippodromo per stimolarne la corsa, ma con il cucciolo di umano che faceva da preda al falco di Harris, spettacolo!).
Più spettacolo il falco che che si fiondava sulla finta preda o il cucciolo di uomo inseguito dalla poiana?
Mah?! E’ un bel dilemma!
Poco prima dell’esibizione, mi ero posizionato sdraiandomi sul terreno dinanzi ad un barbagianni per poter fotografare con una insolita inquadratura un allocco.
Dopo circa un minuto che stavo lì, il vicino barbagianni é sceso dal suo ceppo, ed é venuto incuriosito verso di me. Lì per lì non ho capito, poi, Pisolo, questo é il nome del Tyto alba, si é avvicinato ancora cercando di mettere il suo capo sotto il mio ginocchio.
Siccome la sua corda che lo assicurava al ceppo era al limite della tensione, mi sono spostato di circa mezzo metro verso di lui, sempre rimanendo sdraiato, e posizionando le mie gambe in modo da creare uno spazio sotto tra me ed il terreno.
Beh… come avevo intuito, Pisolo si é ulteriormente avvicinato cercando lo spazio creato sotto di me ed entrando; come fosse una tana forse, un buco rifugio, od un posto che riconosceva come sicuro e sentirsi protetto dalle centinaia di occhi che affollavano l’altura dei rapaci oggi a Rovenna?!
Può essere.
Poco dopo, autorizzato da uno degli amici falconieri, l’ho preso sulla mano ed a tratti lo accarezzavo con alcune dita dell’altra.
Sono rimasto così forse per dieci minuti o più, e questo é il miglior regalo che mi sono fatto per il mio compleanno anche se é già passato da quasi un mese.
Questi sono momenti che non si dimenticano nella vita. Almeno per me.
Ho proseguito nelle coccole reciproche con questo splendido esemplare dal piumaggio bianco puro, col dorso ed ali ocra-oro, preziosamente tempestate di perle grigio-argento. Un animale quasi sacro.
Da dove vengono i barbagianni?
Possono fantastiche creature come loro appartenere a questo mondo ogni giorno violentato?
O la massa umana vive in una dimensione inficiata dalla stessa, non accorgendosi di una dimensione che ci vive accanto e che ogni tanto si intreccia con la nostra?
Forse semplicemente vivono lì, i barbagianni!
Ed ogni tanto attraversano la nostra strada, la nostra vita.
Spero che il barbagianni Pisolo rimanga nella mia sino alla fine dei miei giorni di apprendimento e comprensione della vita animale, come l’aquila della Grona.
Dopo l’esibizione sono tornato da Pisolo, ho continuato ad interagire con lui, tenerlo sul braccio, ci siamo gaurdati a lungo negli occhi e ci siamo raccontati tutti i nostri mondi. Io quello degli umani, con le contraddizioni e le incertezze tipiche della nostra specie; lui mi ha raccontato invece di suoi antenati, di boschi illuminati dai raggi del primo sole e gocce di rugiada che evaporano argentando le foglie, di foreste di conifere altissime come campanili dove melodiosi volatili sulle cime, cantano come le campane a mezzogiorno. Mi ha raccontato di speranze, di amore, di energia che si sprigiona dai salti dell’acqua sui sassi dei fiumi.
Di un mondo fantastico dove spero di poter vivere un giorno.
Mi son fatto fare un po’ di foto ricordo insieme, come due amici che vogliono immortalare il loro prezioso incontro; ho fatto altrettanto col falco di Harris ed all’ inizio pomeriggio anche con l’assiolo.
Ed é con questa “immagine” virtuale di foto di gruppo che concludo il mio pomeriggio insieme a Pisolo, agli amici falconieri, e tutti i meravigliosi rapaci che ho ritrovato dopo un anno o che ho avuto il piacere di incontrare in questa giornata memorabile.
Lo so, voi pensere: “questo qui (Giovanni) ha annusato un po’ troppo il piumaggio del Tyto alba e si è involato pure lui su una ben più alta dimensione”….
… molti di voi crederanno che tra queste righe si cela un personaggio un po’ eclettico, magari fuori dalle rotte tradizionali, o quantomeno che quello che scrivo sia enfatizzato per renderlo più piacevole; ma vi svelo un segreto, anche se dovrete credermi sulla parola…. scrivo di emozioni, di energie, che scintillano attorno a me ogni volta mi trovo vicino a questi animali. Spero col cuore che qualcuno di voi abbia la fortuna di “sentire” quello che per me diventa naturale percepire, o che, lo possa provare in un futuro. Lasciatevi alle spalle le umane realtà e lasciatevi prendere senza vergogna e senza timori dai voli che verranno a prendervi, abbandonatevi e volate pure voi …. lasciatevi prendere da questo dono… arriverete in quel bosco ed incontrerete Pisolo od un suo simile.
Fidatevi!
Abbraccerete un mondo diverso e capirete meglio quello che ho scritto e che scriverò.
© Giovanni Salici
All right reserved
Gio Temerario, io con i miei amici rapaci
(ringrazio il falconiere biologo Nino Pietro che mi ha ritratto con i rapaci, in alcune immagini, con la mia fotocamera)
Immagini relative alle edizioni 2008 e 2009 qui sotto (le prime -2009- in fase di aggiornamento). Perdonate il contrattempo.
richieste di immagini ad Archivio Fotografico Giovanni Salici
© Giovanni Salici
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scarica ed ascolta il assiolo_otus_scops
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Grande Gio,
condivido ciò che hai scritto. Gli uomini negano il rapporto con la natura come se loro non ne facessero parte. La violentano, la distruggono, non sapendo o addirittura facendo finta di non sapere che la fine della natura coincide con la nostra. Cosa consegnamo alle prossime generazioni. Ma chi se ne frega, l’importante è fare soldi adesso.Dannati soldi quando diventano la meta da realizzare. Profitti, profitti, profitti, a spese di milioni di uomini, di milioni di animali, di tutto l’ambiente. Complimenti per gli articoli. Un saluto.
Pietro