la rondine in mano

Menaggio, lunedì 06 luglio 2009 h 01 notte

la rondine in mano

A volte accade che la nostra giornata, o nottata, si attraversata da un evento imprevisto, fantastico, desiderato.
Quale migliore buona notte avrei potuto desiderare per quella appena trascorsa, iniziata con un temporale, e proprio grazie a questo manifestarsi della natura apparentemente negativo, sfociata in un incontro del tutto inaspettato, ma fortemente desiderato nei giorni passati.
Avevo appena chiuso il mio studio, poco dopo la mezzanotte, cercando di anticipare la pioggia che stava per scaricarsi. Scendo le scale e mentre penso di chiudere le finestre per evitare lo sbattere dovuto al vento, lo sguardo mi si appoggia sul vaso del tronchetto della felicità, che il mio vicino pose lì anni prima; non potevo credere ai miei occhi, una piccola rondine stava nel vaso a dormire.


Immagini delle piccole rondini – photo © Giovanni Salici
richieste di immagini ad Archivio Fotografico Giovanni Salici
Le piccole rondini al riparo dal temporale – photo © Giovanni Salici

Piccola, probabilmente aveva trovato in quel terriccio caldo un buon posto dove ripararsi dal maltempo (i nidi di rondine sono appena fuori dalla finestra, ben al riparo nel cortile interno). 
La guardo ammirato per alcuni istanti, poi non resisto alla tentazione di tornare indietro e rientrare in studio per prendere la fotocamera e scattarle alcune foto.
Con grande ed ulteriore sorpresa scopro un’altra piccola rondine sull’uscio del mio dirimpettaio. Probabilmente nell’uscire un minuto prima non l’avevo notata, intento a chiudere a chiave la porta.
Rientro prendo la Nikon col 18-200 VR e incomincio con cautela e calma a scattare delle foto alla rondine sull’uscio. Senza bruschi movimenti e grazie al piccolo flash incorporato scatto un paio di immagini. Poi scendo a fotografare la sua sorella sul vaso del tronchetto. 
E’ uno spettacolo, riuscire a stare a venti cm da lei, così piccola, indifesa, mezza addormentata.
Poterla osservare, scrutare e studiare le sfumature dei colori delle piume. E quando mai potrò avere una occasione così? “Un incontro ravvicinato del terzo tipo”.
Scatto diverse foto cercando di variare il punto di ripresa; la rondine resta lì, non sembra spaventata. Forse a capito che non c’è pericolo. Dopo alcuni scatti però interrompo; il flash non disturba solitamente, però preferisco non rischiare di stressarla. 

Gli uccelli durante la notte perdono temperatura corporea, questo è un motivo per il quale la mattina già presto si svegliano per nutrirsi, per poter riguadagnare la temperatura persa di notte. 
Stressarli vorrebbe dire far sprecare loro energia, quindi abbassargli la temperatura prima dell’alba.

Torno indietro e faccio per scattare ancora due foto alla sorella che è rimasta ancora sull’uscio. 
Ahi me! Svolazza via ed entra nello studio dalla porta che avevo lasciato aperta. 
Adesso è un problema. Piccolo ma un problema.
La povera svolazza in circolo tra le quattro mura e rischia di stressarsi e sbattere da qualche parte. Incredibile, si appoggia sui vetri, non so come faccia a rimanere attaccata su un vetro verticale. Poi scende svolazza nuovamente, finisce per incastrarsi tra un muro e una lampada spenta, la soccorro e con cura la disincastro ma nel timore di farle male non la tengo a sufficienza e mi rivola via sempre in circolo sino quando si appoggia prima su uno scaffale e poi su una cartelletta accanto al muro.
La prendo e stavolta la tengo con più decisione, sempre però con la mano semiaperta. Voglio farle capire che non è catturata, non è in pericolo.
Dolcissima, si abbandona nella mia mano, mentre io chiudo lo studio definitivamente. 
Ora la tengo in mano, fuori il temporale incalza, quindi non posso lasciarla volare fuori dalla finestra, anche se sono quasi certo che dopo un paio di giri troverebbe probabilmente un appoggio sicuro per la notte. Ma preferisco non rischiare e decido di “godere” della sua presenza dolce e tranquilla nella mia mano per assaporare quelle emozioni particolari che solo un essere vivente così forte e delicato può darti.
La piccola rondine è tranquilla, dormicchia, a tratti sento il tremore del suo cuore, quando per esempio c’è una folata di vento che si insinua nella tromba delle scale, oppure allo sbattere di qualche anta. Ma la tranquillizzo (cerco) e pare recepisca positivamente quella sensazione di calore della mia mano che le permette di mantenersi alla temperatura del nido.
Ogni tanto la accarezzo, poi la annuso, ha quell’odore di selvaggio tipico che ricorda ” l’odore del canneto”. Per me è un profumo, mi piace.
Ho passato circa un ora tenendola in mano aspettando la fine del temporale. 
Un’ emozione piacevole, ma che dico, fantastica! Per uno come me che si occupa di natura, di fauna, con una prevalenza avifaunistica, questo incontro mi offre un’ ora di interazione che non potrò dimenticare (come col corvo Silent lo scorso anno, o quell’uccellino caduto dal nido ai bordi di una verde area di servizio credo in Svezia) . 
Il calore della mia mano, il calore della rondine, il tremore del suo corpicino che accompagnava la serena frequenza del mio battito; insomma, momenti indimenticabili per un appassionato di ornitologia.
Poco dopo l’una di notte il temporale si calma e decido di lasciare la piccola amica su un davanzale, tra una finestra semichiusa e la persiana anch’essa semichiusa, in una sorta di corridoio riparato ma subito pronta per volare via appena lo avrebbe voluto.
L’appoggio con molta cura e la rondine senza fare una piega, si adagia lì sul sasso del davanzale, e continua la sua dormita. 
Forse ricorderà anche lei di una notte passata sul tiepido palmo di una mano, con gli occhi illuminati dai lampi e la brezza che ogni tanto le accarezzava le ali chiuse. 
Buona notte.

Oggi le rondini non erano più sul vaso ne sul davanzale.
L’allegra famigliola che dimora qua fuori, continua a svolazzare tra finestre e persiane e sovente alcune di loro trascorrono minuti lunghissimi sulla maniglia della mia persiana, qui a circa un metro dal mio iMac.

© Giovanni Salici
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