2020 e Covid19
Scritto martedì 10 marzo 2020 h 13-13.30 ca a Morbegno in Valtellina
2020 e Covid19
Chi mi conosce sa che da tempi non sospetti, intorno a dicembre ma anche novembre scorso, andavo dicendo, consapevole di essere preso per pazzo, che il 2020 sarebbe stato un anno che percepivo pericoloso, strano. Non era solo perché bisestile ma c’era (e c’è) in quel numero, nella sua pronuncia, qualcosa di inquietante.
Me ne sono ben guardato di raccontarlo troppo, solo ad alcuni amici, famigliari e persone molto vicine.
Mi spiace aver avuto ragione.
Oggi è il 10 marzo di questo anno 2020.
ieri ho avuto una particolare sensazione, a più riprese, forse dovuta anche la vento.
Dagli anni bui (prima della Rinascita) il vento è per me un mezzo di ascolto particolare.
L’energia della Grande Madre parla attraverso di lui. Certo poi bisogna essere bravi a identificare i segnali veri da quelli finti che scaturiscono troppo dalla nostra mente. Un lavoraccio; non sempre ne esci vincente.
Non sto qui a raccontare quali sensazioni ho percepito….
Facciamo finta che questo scritto parte da qui e quello che ho scritto sopra è finito.
Quante volta in questi anni tutti han pensato almeno una volta alla settimana (o al giorno) che il mondo e l’umanità stava correndo troppo? Che non era sostenibile e non poteva andare avanti in questo modo?
Che dire oggi?
Avrei preferito una grande nevitata; come nel 1985 che bloccò Milano. Si lo so oggi Milano si blocca per 5 cm o per un po’ di pioggia ma allora… era proprio una grande nevicata. Cinquanta cm o un metro a Milano non è poco. In Lombardia a secondo dei luoghi anche di più.
Ma non è neve questa.
Ci siamo rallentati però all’improvviso.
Stanotte ho pensato che si potrebbe visualizzare questo come chi sta sul treno ed all’improvviso lo stesso frena bruscamente; sentite anche lo stridio delle rotaie? I dubbi sui volti dei passeggeri che non sanno cosa è successo?
O immaginate di essere su un bus o la metro, affollati, ed all’improviso vi trovate per terra.
In auto, una frenata strisciata, il rumore delle gomme sull’asfalto, l’ostacolo: chi si sente spingere in avanti e si ferma per la cintura, chi la cintura lo ferma ma gli entra lo sterzo, chi vola da dietro e sfonda il parabrezza, chi viene proiettato durante l’impatto fuori dalla vettura e magari si salva anche…
Ecco! Ci siamo rallentati improvvisamente, ma solo il conducente del treno, bus, auto, forse, ha compreso perché.
E’ il momento di capire, oltre che preoccuparsi.
E’ il momento di non perdere tempo, anche in senso figurato approfittando di questa frenata per capire i valori irrinunciabili della Vita: in primis, la Vita stessa.
Noi, i nostri cari, il nostro tempo, il contatto perso col Pianeta, il contatto con esseri viventi di ogni specie.
A volte il treno, bus, l’auto, può ripartire, essere riparato. A volte invece no, è perso.
Speriamo che non sia ancora perso del tutto, tutto.
Speriamo di fermarci, avere il tempo di riflettere ed approfittare di questo tempo, non spenderlo in inutili attimi nei quali ci arrabbiamo per un mancato aperitivo, perché volevamo andare a sciare o al cinema..
Speriamo di avere la possibilità di fermarci per un po’ ma poter ripartire.
Magari senza più salire sul Freccia Rossa ma su un treno locale che impiega 3 ore da Morbegno a Milano, magari su un bus o un battello che tocca ogni villaggio del Lago di Como, magari non più sul Suv ma su una familiare che ospiti parenti o amici e che viaggi a soli 50 km orari senza bisogno di sorpassare nessuno.
Ammesso che avremo questa possibilità, cerchiamo di ricominciare diversamente.
Gli anni 2000 e seguire vedono l’ingresso nell’Aquarium (in senso astronomico). Era per tutti gli ecologisti, ambientalisti, spirituali, un momento atteso e di speranza perché avrebbe dovuto riposizionare l’energia dell’Universo. Ci si aspettava un rallentamento, una diversa interpretazione della vita.
E’ evidente che non siamo riusciti a cogliere l’occasione. Forse ci è stata imposta.
Restare a casa, rallentare, la famiglia, i veri amici fisici, la Natura, che non siano, se potremo ancora, degli inutili # hashtag ma diventino uno stile di vita comune, nel quale ritrovare la bellezza del prossimo, del diverso, del nuovo, o del tradizionale.
Nel frattempo, dai, rallentiamo ancora un po’. Forse girerà la testa, però è il tempo di riavviare l’Umanità andata in tilt. La pallina gira sullo schermo, il sistema è impallato: spegni, attendi secondi, magari stacca la spina, poi la metti di nuovo, riavvia.
Successivamente non aprire troppi programmi insieme. Hai imparato?
© Giovanni Salici
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