tra i pazzi che vogliono riaprire senza aver dato le risposte
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Editoriale
martedì, 31 marzo 2020
Curve che rallentano, morti sempre numerosi, molti più i guariti, nuovo ospedale fiera di Milano quasi pronto ieri, quasi pronto oggi, quasi pronto domani, l’ospedale da campo di Bergamo, meno contagiati, più malati in fasce di età più giovani (30-40 anni), curva che si stabilizza prevenendo una fattibile discesa. Queste le bandiere di Regione Lombardia sbandierate in queste ore, in contrasto con una realtà ben diversa.
Giulio Gallera oggi sorrideva soddisfatto davanti a questo ospedale Fiera Milano così importante ed imponente; un ospedale portato avanti grazie a finanziamenti e donazioni private di industriali del nord.
Poco importa forse se dall’altra parte ogni giorno i morti sono poco sotto i mille, non importa se i contagiati di cui non si conosce l’esatto numero aumentano, non contano i morti nelle RSA che non sono stati studiati o certificati per Covid.
Anzi, senza il rispetto per la legge e per questi infetti, l’ospedale Fiera oggi è stato inaugurato (in perfetto stile attuale, ovvero ancora lontano del divenire pronto ed operativo) con tutta la politica regionale ed il benestare della curia, senza il rispetto delle distanze di sicurezza.
Si ha la forte sensazione che ci sia Confindustria che spinge per riaprire le fabbriche e le attività, perché l’economia non si può fermare ulteriormente. Questo sta succedendo nel marasma generale di un paese, l’Italia, che è ancora senza un protocollo vero rispetto al virus, dove le tute ermetiche sono ancora assenti sulle maggior parti delle ambulanze di soccorso (tranne quelle opportunamente mostrate nei TG blasonati – quelli degli “editori veri”), così come sempre carenti le maschere FFP3.
Non c’è sistema, ci sono spinte, ci sono regioni che forzano il governo, governo che reagisce ma senza un apparente programma.
La comunità scientifica è in allarme per questo.
Alcuni medici di Bergamo hanno indipendentemente iniziato uno studio su campioni di positivi; cosa che Regione Lombardia non fa pensando solo agli ospedali da allestire. Così come non si fanno tamponi (mentre in Veneto, in Germania, in Svizzera si), non si programmano ricerche per mappare l’evoluzione. Non esistono check point come in Canton Ticino per alleggerire i medici di base.
Pazzi, legati come nel pre-covid all’economia!
Ricordate gente, ricordate i giorni di #MilanoNonSiFerma di #BergamoNonSiFerma… ricordate?
Ricordate le palestre chiuse e la gente che si ritrovava nei parchi a fare attività di gruppo, ricordate i giorni in cui si faceva l’aperitivo nonostante già Codogno fosse area rossa.
Si sono commessi errori madornali. A partire dal non aver distribuito due mesi fa, mascherine per tutta la popolazione, l’unica arma difensiva possibile ed allora fattibile.
Non si è chiusa in tempo la Lombardia e la si è chiusa da prima lasciando che all’interno la movimentazione di persone fosse libera, solo molto dopo arriva la chiusura per comuni.
Indipendentemente dai tanti errori (che comunque in sequenza tragica hanno ripercorso tutti gli altri stati europei) l’unica cosa successiva alla distribuzione di dpi da fare e, fatta, è stata la chiusura totale. La storia recente insegna che questa è l’unica arma per ora. Ora invece, senza un vaccino, senza una mappatura dei contagi reali, senza terapie applicabili, questi pazzi vogliono riaprire per una mera questione economica. Gli stessi che prima accusavano il governo di non aver chiuso!
Il Covid potrebbe essere l’occasione per rifondare una società più umana e più solida, ma appare sempre quella rete di politica concussa con l’economia da pre-covid che rischia di vanificare sia le migliaia di morti inutilmente, sia gli altrettanti che moriranno nel prossimo futuro ma che non verranno contaggiati CoVid-19 in quanto mancheranno gli studi.
Una politica che è sempre legata al PIL (prodotto interno lordo).
Il ritorno alla “normalità” fa sorgere una domanda importante: qual’è la normalità che desideriamo?
Quello che c’era prima era davvero una normalità che ci stava bene?
Correre, inquinare, consumare il suolo e consumare energia, asfissiare nelle grandi ma anche piccole città…. Era la normalità che ci piaceva? Morire co polmoni pieni di diossine ed il pvc disseminato nel sangue.
Allora forse se la risposta è no, bisognerebbe capire come ripartire pensando alle persone e non alla mera economia.
Pensando a cosa è importante?
La Vita in ogni caso ed in tutte le declinazioni oppure de pezzi di carta con un valore effimero dato da pochi pazzi?
Perchè la solidarietà e i servizi verso i più bisognosi non debbano essere un ricordo, perché c’è bisogno di volersi bene, tra parenti come tra sconosciuti, per combattere quel male che purtroppo ci ha portato a quello che stiamo vivendo.
Sarà ora che i signori di Regione Lombardia se ne vadano alla fine di questo tragico epilogo, perché sono gli stessi che negli ultimi 20 anni hanno portato la sanità al minimo, abolendo il pubblico per dare lo spazio al privato, sono quelli che hanno provocato l’abbattimento dei posti letto, la chiusura di piccoli ospedali ed ora sbandierano come un fiore all’occhiello, il nuovo ospedale fiera Milano. Un fiore che sembra più un mazzo di crisantemi sulle tombe degli oltre diecimila e più morti, sulle loro coscienze.
… e che Dio e la Grande Madre ce la mandi buona…
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