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Parus major, cincia allegra sotto la neve

martedì, Gennaio 6th, 2009

Parus major, cincia allegra sotto la neve
Il 6 di gennaio 2009, epifania, nevica, e tra i salici e faggi della Riserva del lago del Piano, una cincia allegra (Parus major) trova un prelibato e grande boccone per far fronte ad un giorno di freddo.

cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici
cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici
cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici cincia allegra nella neve photo © Giovanni Salici

una cincia allegra sotto la nevicata cerca cibo, Riserva del Lago del Piano a Carlazzo, Como, Italia; – photo © Giovanni Salici

© Giovanni Salici
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L’attesa (pomeriggio d’autunno)

sabato, Novembre 8th, 2008

L’attesa (pomeriggio d’autunno)

L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici
L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici
L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici
L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici
L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici L'attesa (pomeriggio d'autunno) Lago del Piano photo © Giovanni Salici

L’attesa (pomeriggio d’autunno),
Riserva del Lago del Piano, Carlazzo, Como, Italia
– photo © Giovanni Salici

il ritorno del merlo acquaiolo

mercoledì, Settembre 17th, 2008

Menaggio, mercoledì 17 settembre 2008 h 11,05

il ritorno del merlo acquaiolo

Le rondini, balestrucci e rondoni non sono ancora partite, almeno non tutte, segno forse che le temperature si rialzeranno, ma, l’inverno sembra essere alle porte.
Oggi è tornato il merlo acquaiolo!
Ha fatto la sua apparizione sul lungolago di Menaggio tra il minigolf e l’asilo, proprio come le sue abitudini dello scorso inverno. Bellissimo come sempre e quella sintonia unica che ha con l’acqua trasparente e fredda, nei sui tuffi che lasciano sorpresi ogni volta.
Bentornato Cinclus cinclus.

© Giovanni Salici
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Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici
Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici
Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici
Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici Cinclus cinclus art photo © Giovanni Salici

Cinclus cinclus in volo a pelo d’acqua – photo © Giovanni Salici
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kayak 8a uscita: L’avvertimento

domenica, Gennaio 27th, 2008

Menaggio, domenica 27 gennaio 2008 h 19 circa

L’avvertimento (non è ancora il tempo di morire)

Tutto cominciò ieri mattina, quando sin dalle 10,30 seguì un gruppo di kayakers di Sottocosta che in Cimento Invernale (una traversata del Lario annuale) traversarono il lago tra Dervio e Rezzonico per costeggiare poi sino a Menaggio. Non scesi in acqua ieri un po per malavoglia un po per seguire inquadrature più “aeree” sui fiordi di Mir. Certo che il contatto ravvicinato e la soddisfazione di un piacevole articolo sul Corriere di Como, non fecero altro che farmi salire la voglia di scendere in acqua oggi.
L’idea, quasi subito “naufragata” era quella di una levata degli ormeggi intono alle 10 per poi dirigersi nell’arco di 3 ore sino a Brienno ma, mia madre mise lo zampino, prendendomi per la gola con una irrinunciabile polenta uncia, uno dei miei piatti preferiti. Come dire di no…. secondo me l’ha fatto apposta.
Quindi decisi nonostante la polenta uncia e i ripetuti appelli di mia madre: “non andare”… di scendere in acqua con tranquillità verso le 14,10. (altro…)

Ho rotto il ghiaccio

giovedì, Gennaio 3rd, 2008

Menaggio, 03 gennaio 2008 h 17 ca

Da … al Lago del Piano alle 15,45…
Ho rotto il ghiaccio.

Con Gio il Temerario nella parte dell’esploratore ardito, ed il laghetto del Piano nella parte del burlone.

Oggi nevica, come non essere attratto dall’andare al Laghetto del Piano a cercare qualche airone o cormorano sotto la neve? Una di quelle belle foto invernali che pochi possono avere.
Arrivo al laghetto intorno alle 15,30 ma dalla spiaggia nord appena sotto l’abitato noto subito che vi sono delle chiazze sul ghiaccio, che è tra l’altro ricoperto da neve.
Resto titubante poiché guardandomi in giro un po’ noto che in alcuni punti sparsi vi sono delle pozze.
La vedete la mia testa con sopra il punto di domanda?
Però dall’altra parte vi è gente che attraversa il lago ghiacciato… (altro…)

La Montagna che parla

mercoledì, Dicembre 26th, 2007

Bregagno di notte, notte di Santo Stefano tra mercoledì 26 dicembre 2007 e Giovedì 27
Scritto sabato 24 maggio 2008 tra le h 22 e le h 24

La Montagna che parla

Era la sera di Santo Stefano del 2007; quello stesso giorno, e, la giornata del Natale, il tempo era stato abbastanza freddo con foschia e un grigiore di fondo.
Da qualche tempo alcuni conoscenti del gruppo ambientalista di cui faccio parte mi avevano parlato di una “classica” invernale che quasi ogni anno svolgevano. La salita in notturna a Sant Amate, con relativo pernottamento.
Sant Amate è una cappella montana che si trova in una piccola conchetta di una sella, al riparo dal vento che sferza ….. E’ il confine, indefinito e miscelato tra le radici del Monte Grona e le pendici del monte Bregagno e Bregagnino (ex “cartellone” tra gli anni 60 e 80).
L’idea di salire in montagna alla sera e, di dormire nel bivacco poco distante, mi aveva da subito interessato e la mia indole avventurosa e mistica erano incuriosite, oltretutto il fatto di essere in pieno inverno (il giorno dopo Natale) rendeva ancora di più interessante l’escursione.
Temetti che l’operazione “Sant Amate di notte” saltasse all’ultimo, proprio perchè il tempo che nei giorni addietro era stato migliore, era cambiato nei due giorni precedenti. In effetti alcuni componenti avevano deciso che non era il caso di restare a dormire per via del freddo, della logistica, della legna e bla bla…..
Pensai che fosse un peccato; comunque, alla fine decisero di salire sulla montagna e armato di torcia, zaino, il minimo abbigliamento e l’occorrente per una escursione senza troppi pesi, mi unii contento al gruppo.

Alle 20,30 partenza da Menaggio, alle 21 circa partiamo tutti dai monti di Breglia e incominciamo a a salire sul sentiero. Nonostante l’assenza della luna ed un cielo non terso, la luce di riverbero dei paesi del lago produceva nel velo fosco una sorta di tenue ma efficace effetto luce soffusa. Quindi non fu necessario l’utilizzo delle torcie. Eravamo una decina, la serata personalmente non mi appariva fredda, mi misi in testa a tirare le file e ascoltando un po’ i dialoghi tra i componenti più vicini, la salita sino al Sasso xxxx fu abbastanza veloce, circa 30 minuti.
Il giorno di Natale avevo visto un documentario su un tipo che viveva insieme ai lupi, era divenuto da prima il loro maschio alfa, poi essendosi allontanato per un periodo, al ritorno non era più un alfa ma dovette sottomettersi al nuovo leader. Tutto questo per introdurre il fatto che…. una volta raggiunto il Sasso xxx mi fermai per qualche minuto a ululare alla valle. Sotto di me, il lago percorso da immense vie di luce e costellazioni artificiali. Io lì, sulla roccia come un lupo a ululare alla mia terra.

Mancavano una manciata di metri e arrivammo tutti alla chiesetta di Santa Amate intorno alle 21,37.
i miei amici dopo una breve sosta merenda ripartirono per salire sino al Bregagnino mentre io rimasi indietro perchè stavo fotografando. Rimasi velocemente solo, appena fuori dalla cappella; mi tolsi la camicia di seta (si, si proprio di seta, era festa!), mi asciugai e mi rivesti (la camicia di seta funziona benissimo contro il freddo intenso in montagna, funge da barriera come il Gorotex solo che a differenza di questo non traspira, per cui… tiene il freddo, ma se cammini sudi come un maiale che suda).

La notte cominciò a far sentire i propri umori… il profumo del silenzio ti accarezza la pelle, il cielo sopra, nero fondo, degrada sino a diventare arancio sopra le grandi urbanizzazioni, il vento spinge l’aria che sale, dal Varò, e come una mandria di cervi che transuma il valico, sale e si miscela alle correnti che provengono dal lago. La Grona apre le sue cime tagliate dalla lama dei millenni, le sue pareti grigie si fondono col nero di questa notte chiusa, mi prende in un abbraccio, tutto e così avvolgente. Riparto e salgo per raggiunger il gruppo.
La salita è irta, faticosa; non ve più sentiero ma un lento vagare a destra e a sinistra come in un paradiso fantastico. Mi ritrovo a camminare su cuscini di morbida erba color paglia in cui le mie gambe a volte affondano e mi piace lasciarmi andare ed abbandonarmi sdraiato in questo enorme letto morbido e asciutto. Si accende una luna bianca e indefinita nella foschia. La solitudine dell’uomo non mi è più un peso in questo grande spazio a metà strada tra la realtà e la fantasia, a metà strada tra il mistico e l’energia della materia, a metà strada tra Sant Amate e il Bregagnino.
E’ difficile spiegare quello che successe in quella notte misteriosa dove io e Lei ( la natura col suo cielo, il suo mantello erboso, gli animali della notte e la sua energia) ci unimmo e ci confidammo come mai prima.
Forse il cielo scese, e forse la montagna parlò, ma in un attimo ebbi una risposta ad una domanda che non avevo fatto. Lei mi disse che non avrei mai dovuto temere per la mia vita, perché io La rispetto e Lei mi avrebbe sempre protetto. Sentii che non avrei dovuto temerLa. Aggiunse, che qualora vi sarebbe stato un pericolo, mi avrebbe dato dei segni, degli avvertimenti, che avrei potuto “leggere” per correggere le mie rotte.
Avrei voluto restare lì quella notte, a dormire su quelle pendici in un tepore irreale. Non mi sarebbe servito il sacco a pelo, né coperte o fuochi; sarebbe bastato l’alito del lupo a coccolarmi e la voce della montagna mi avrebbe sussurrato una dolce aria per addormentarmi.

So che stenterete a credermi, e so che mi prenderete anche per matto.
Ma non mi interessa. Penserete che sia frutto di fantasie di una artista che soffre di disagio interiore, ma vi assicuro che l’energia che sentii quella notte nella mia solitudine, e, l’energia che sento ogni volta che entro in un bosco, ogni volta che appoggio la guancia ad un tronco, che incrocio uno sguardo di un uccello, che affondo la pagaia nell’acqua del mio lago, ogni volta che mi sdraio per terra e mi copro di azzurro, vi assicuro che non è una sensazione comune ma qualcosa che mi lega a qualcos’altro che….. non è palpabile, se non, con un sesto senso.

Continuai il mio viaggio e raggiunsi la vetta.
Ritrovai il gruppo, che non aveva avuto la mia fortuna quella notte, ed improvvisamente il vento soffiò ed il freddo si fece acuto come se fossi riemerso da uno stato di “assenza”. Mi sentivo diverso, privilegiato.
Capivo la differenza tra il mio pensiero, il mio sentire, la mia serenità interiore di quel momento, e il semplice guardare il panorama con una tazza di te ed il sentire il freddo degli altri.

Per tutto il ritorno rimasi indietro e lontano dal gruppo. Quasi a non volere ritornare nel mondo conosciuto.
Scesi di nuovo lungo quei percorsi che mi avevano regalato emozioni inimmaginabili. Sentivo ancora la presenza di Lei attorno a me, dentro me. il suo respiro profondo. La sentirò sempre.
Anche oggi a distanza di mesi, il pensiero di quella notte mi conforta, non è un ricordo che può svanire, resta sempre una presenza, un’energia.
La mia Vita è stata quasi sempre una ricerca faticosa di spazi, di qualcosa che manca, una fatica nell’affermare le mie idee, le mie convinzioni, una ricerca a volte disperata di …. un’impalpabilità di qualcosa che forse non è materiale. A volte è una lotta contro mulini a vento.
Credo di potermi definire un artista, e comunque molti mi deferiscono così; inoltre sono nato sul lago.
Questa è una miscela esplosiva di emozioni, abitudini, ricerche interiori, solitudini, malinconie, sensazioni, visioni… una miscela che spesso mostra i propri lati drammatici di un qualcosa che come canta Elisa… non c’è.
Ma sono fortunato perché nonostante questa dannata malinconia perversa che mi porto dietro e dentro (e ho capito che la porterò per sempre… finché morte non ci separi), ho un senso in più che mi fa raggiungere un mondo diverso, mi arricchisce interiormente e … sorridendo… paradossalmente …. mi allontana ulteriormente dal mondo di tutti, aumentando quella dannata e tormentata malinconia.

“Mi guardo attorno e pare tutto un grande presepe senza comparse”
“Non dimenticherò mai quell’ erbetta di morbida e chiara delle pendici del Bregagno”
“La montagna fa sentire la sua energia”

© Giovanni Salici
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