dai prati e boschi ai complessi edilizi
il paesaggio cambia

intervista ad Anna Bocchietti, esperta ambientale

da prati e boschi ai complessi edilizi
il paesaggio cambia
intervista ad Anna Bocchietti, esperta ambientale

Menaggio, martedì 04 ottobre 2011
Come già avrete letto negli articoli precedenti di questi ultimi giorni torna in primo piano il problema dell’edilizia speculativa nella nostra zona ed in particolare sul Lario. Come già citato dai vari comitati ed associazioni (Comitato civico Per una Terra a misura d’Uomo, la Cruna del Lago) e dalla minoranza menaggina (Lista civica per Menaggio), almeno per quello che riguarda la zona del centro lago ovest, nonostante un capitale economico che giace invenduto sulle nostre coste e colline, con grave danno paesaggistico, danni ad un’altra economia, quella turistica, tornano a farsi sentire i “fiati” di alcuni “imprenditori” che solleticano la “gola” delle amministrazioni locali con discutibili (anche dal punto di vista quantitativo) introiti di oneri di urbanizzazioni.

Non parliamo poi dei danni perenni all’ambiente visto che tali progetti edilizi ovviamente interessano sempre zone ad alto valore naturalistico (un caso emblematico su tutti quello di pochi anni fa -non ancora rimarginato come ferita nella mente di molti- il Nanch, al confine del Parco della Val Senagra).

Sul territorio Lariano sono ormai troppi gli esempi; basti alzare lo sguardo dalla piazza di Argegno verso la valle d’Intelvi, oppure recarsi a all’Acquafredda di Lenno ed osservare il cemento nuovo che giace sulla piana sottostante, l’autosilo di Colonno, il cantiere sequestrato dalla Forestale a Ossuccio, l’ex fabbrica di San Siro, solo per citarne alcuni solo sulla sponda occidentale. Se prendiamo Menaggio, oltre al già citato Nanch, ci basta salire sulla collina della Crocetta per spaziare nel dinamico campionario di edilizia “cresciuta” tra i prati come la gramigna. Per chi preferisce rimanere on the road non c’è problema, nel recarsi verso Porlezza non sfuggirà certo il mega complesso ridenominato “Le Torri di Sonenga” e la distruzione ormai completa della parte ovest del Carlash a Croce. Nella stessa Porlezza (cambiando il lago) il complesso di Porto Letizia è ormai “storia post-industriale”, purtroppo attualissima.
Tutti esempi significativi della mancata progettazione paesaggistica di amministrazioni locali (quasi tutte) dallo sguardo miope sia nei confronti dell’ambiente (ma questa non è una novità) che nei confronti dell’economia, del turismo, della reale occupazione sul territorio.

Abbiamo voluto approfondire questi concetti chiedendo ad una professionista qualche delucidazione generale sul cambiamento paesaggistico in atto sul lago, ed un’opinione più specifica riguardo al PL Pastura (tema scottante in questi giorni), non ultimo sul perché dell’importanza della VAS (documento richiesto dal comitato “Per una Terra“).

Ecco a voi l’intervista ad Anna Bocchietti, dottore in scienze naturali, esperta ambientale, che collabora con soggetti pubblici e privati per una progettazione sostenibile a difesa del territorio e del paesaggio.

red GSN: Come sta cambiando il Paesaggio?

AB: Vorrei innanzitutto definire cosa si intende per Paesaggio. La Convenzione Europea del Paesaggio (2000) ne dà una precisa definizione nel suo primo articolo: “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Paesaggio è quindi tutto: dal luogo di indubbia bellezza, a quello della vita quotidiana, fino al sito degradato. Sono convinta che il paesaggio rappresenti un elemento chiave del benessere e della qualità della vita, la cui salvaguardia, gestione e pianificazione comporta diritti e responsabilità da parte di tutti i cittadini. Sono proprio questi diritti che oggi determinano nelle persone la volontà di cercare non più solo un luogo bello da guardare ma uno spazio verde dove poter vivere, abitare, muoversi, rilassarsi.
Questa situazione si riflette sulla quotidianità, sulla continua ricerca di siti privilegiati dove poter costruire la propria casa, lontano dal caos cittadino e certamente immersa nella natura.
Questo spiega il continuo consumo di suolo, anche dove il suolo non c’è. E’ il caso di Menaggio, luogo dove il costruito abbonda a scapito di quella natura che tutti cercano e vorrebbero per sé ma che nessuno difende, lasciando che venga defraudata degli ultimi habitat naturali ancora presenti.

red GSN: E’ questo lo scenario di Menaggio?

AB: Quello del lago è un paesaggio straordinario, dove la natura è ancora protagonista. Ben si adatta la frase dell’ arch. Andreas Kipar, maestro di paesaggio, “ il verde è il vestito, il suolo il corpo, l’acqua l’anima”. Questa per me è la raffigurazione di Menaggio.
Eppure a quanti di noi è capitato la sera di alzare lo sguardo e vedere le nostre montagne lampeggiare di lucine rosse, a diversa intermittenza? Sono buchi in questo vestito, sono ferite in questo corpo e anche l’anima ne soffre.
Per ciò diventa necessario prendere ferme posizioni a difesa dell’ambiente in modo che si arresti il continuo e irreversibile consumo del territorio e cominciare a concentrarsi sul fatto che il nostro paesaggio è un’importante risorsa, capace di promuovere l’economia locale che vive e si sviluppa grazie all’offerta di un ottimo “prodotto” ambientale, più che della sua stessa immagine.

red GSN: Come è oggi il modo di progettare e abitare lo spazio?

AB: Le città cambiano, le risorse economiche non sono tante quante i progettisti desiderano eppure non si può progettare per divertimento o solo per speculazione! Quando si realizzano nuovi edifici bisogna pensare non ad una sola funzione ma a quante più possibili essi possano assolvere. Non ha più senso fare una cosa solamente perché è bella.
Tutte le volte che esco da casa e mi avvio verso Porlezza mi impressiona la distesa di cartelli che tappezza la via Cadorna con “Vendesi”. Dai più noti costruttori, ai più piccoli privati. Quanti sono gli immobili invenduti o disabitati? Avere una nuova percezione dello spazio, camminare guardando in alto, fare i turisti a casa propria, apprezzare ciò che ci circonda, quando ciò che ci circonda riesce ancora a stupirci. Questo per me è Abitare.
Non sono certo un’ambientalista sfegatata che lotta contro l’edificazione ma ritengo sia meglio rinunciare a opere straordinarie, magari a favore di un’attenta gestione ordinaria del territorio, dove la manutenzione si traduce in riqualificazione, i progetti in realizzazioni sostenibili, la cura in impegnata manutenzione, per un paesaggio che nel suo evolversi, venga rispettato negli aspetti ambientali e naturali.
Sono troppi i casi di progettazione poco attenta e manutenzione inesistente. L’esempio di Brienno né è purtroppo la tangibile e tragica conseguenza.

red GSN: Quali sono gli impatti sul territorio di una nuova realizzazione?

AB: Attualmente ci sono diversi strumenti urbanistici che valutano la pertinenza del progetto sul territorio e sul paesaggio, giudicando gli impatti che questi andranno a creare, ante operam e post operam.
Un importante strumento utilizzato nella fase di progettazione, ante operam, è la VAS (Valutazione Ambientale Strategica), il cui scopo è quello di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente dei progetti che possano avere effetti significativi sul territorio.
Grazie a questa valutazione si studiano gli impatti del progetto, non solo ad opera terminata ma anche quelli derivati dal cantiere (rifiuti, gas, vapori, rumori, polveri etc) tenendo sempre il mirino puntato sugli obiettivi di salvaguardia, tutela dell’ambiente e di protezione della salute umana.
E’ evidente che in aree dove sono presenti specie faunistiche o floristiche protette, e/o dove la cultura e la storia ancora parlano del nostro passato, non rendere operativo questo strumento significa compromettere la qualità della vita di tutti noi, creando situazioni “precarie”, non sostenibili, e alla lunga non durature. La chiave di lettura del’amministrazione dovrebbe sempre essere rivolta e attenta al benessere individuale e collettivo dei suoi abitanti, offrendo una buona qualità di vita e una migliore qualità ambientale e culturale.

red GSN: Vuoi aggiungere qualcosa risguardo al documento che il comitato “Per una Terra” ha depositato la scorsa settimana presso il Comune di Menaggio?

AB: Non entro in merito al tipo di progettazione del Piano di Lottizzazione, oggetto delle osservazioni del Comitato.
Mi limito a sottolineare l’importanza faunistica dell’area coinvolta dal progetto, che non è solo un semplice bosco misto a radure, tra l’altro ambiente naturale ottimale per tutte la fauna locale, ma che ospita anche diverse specie protette. Cito il passero solitario (Monticola solitarius) un uccellino appartenete all’elenco delle “Specie della fauna particolarmente protette” – dove la Convenzione internazionale di Berna ne preserva la vita e l’habitat.
Oppure il falco pellegrino (Falco peregrinus) e il gufo reale (Bubo bubo) per i quali la legge italiana prevede misure speciali di protezione e conservazione dell’habitat per garantire la loro sopravvivenza e la riproduzione.
Conservare, preservare, progettare, monitorare, non sono verbi legati solo alla sensibilità o coscienza personale; tutelare la natura in tutte le sue componenti è un dovere di tutti. Ricordiamoci sempre un detto indiano, breve ma molto efficace: “La terra non e’ un’eredita’ dai nostri padri, ma un prestito dai nostri figli”.

© Giovanni Salici
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