Una deroga contro l’ambiente: in moto sulle montagne

Una deroga contro l’ambiente: in moto sulle montagne

Milano, venerdì 04 aprile 2014
In questi giorni alcune associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, LIPU, FAI, CAI, Orobie Vive, Associazione Parco Sud)stanno organizzando la loro forza per contrastare una legge definita “ammazzaforeste” o più conosciuta ai navigatori web come “petizione al traffico motorizzato su sentieri, mulattiere, pascoli e boschi”

In pratica nei prossimi giorni verrà votata in Regione Lombardia una deroga (perché ovviamente l’Italia vive di deroghe a leggi esistenti che non piacciono) che se passasse, aprirebbe i sentieri di montagna, i pascoli, i boschi, alla percorrenza di moto ed altro.
Sul web sta girando una petizione su un noto sito di “raccolta firme”.
Qui di seguito riportiamo invece volentieri il comunicato stampa di “Legambiente, WWF, LIPU, FAI, CAI, Orobie Vive, Associazione Parco Sud” fornitoci gentilmente dal Circolo Legambiente “Laura Scotti” della Val d’Intelvi.

Vorremmo solo aggiungere (in forma più editoriale che di semplice articolo di cronaca come sino a qui letto) che dovremmo essere più consapevoli, come cittadini ed elettori, di quanto da anni stia succedendo a livello politico anche e proprio relativamente ai nostri territori, a quelle lobby nascoste sotto forma di “forze politiche” che sotto slogan apparentemente di salvaguardia e tutela del territorio lo stanno invece distruggendo più che mai.

Comunicato Stampa
Foreste regionali: arriva la legge Ammazzaforeste?

La denuncia degli ambientalisti: quella che approda martedì in Consiglio Regionale è una legge che potrebbe scrivere la parola ‘fine’ a trent’anni di tutela dei boschi di Lombardia e che apre a speculazioni edilizie e abuso di pascoli e sentieri trasformandoli in rodei per moto e fuoristrada

Una legge inutile per l’economia forestale, e dannosa per la tutela di territorio e paesaggio: dalle associazioni un appello ai gruppi politici: ‘non approvatela!”

Una compilazione chirurgica di eccezioni, deroghe, esclusioni: e’ questo il senso del disegno di legge, di iniziativa del Consiglio Regionale, che andrà in votazione martedì prossimo nell’assemblea legislativa lombarda. Una norma di cui si fatica a cogliere il senso se non andando pazientemente a confrontarla con le leggi vigenti, e solo allora si scopre quanto sia dirompente: il nuovo disegno di legge, ‘modifiche e integrazioni alla legge regionale 31/2008’, sotto un titolo che appare innocuamente burocratico, contiene le chiavi per aprire i boschi alla speculazione edilizia, al diboscamento con il pretesto dell’interesse pubblico, ai capannoni laddove fino ad oggi sarebbe stato illegale, affida alla discrezionalità di uffici tecnici comunali il compito di autorizzare interventi per la cui valutazione sarebbero richieste adeguate competenze geologiche e forestali. Per non dire della norma gravissima che sancisce e generalizza l’istituto della deroga per la circolazione di moto e mezzi fuori strada ovunque, perfino su sentieri storici e pascoli, deroga contro cui il CAI ha lanciato un appello che in pochissimi giorni ha già superato le 20.000 adesioni di cittadini, turisti, appassionati i quali, giustamente, non apprezzano i ‘facili costumi’ di molte valli lombarde in cui gli escursionisti sono costretti a condividere i sentieri con motocrossisti e fuoristradisti.
Gli ambientalisti annunciano battaglia contro questa legge: Legambiente, WWF, LIPU, FAI, CAI, Orobie Vive, Associazione Parco Sud hanno già assunto una posizione netta: “da sempre riteniamo che il patrimonio forestale debba essere amministrato per la sua molteplicità di funzioni, che sono ecologiche ma anche produttive, e che si debbano consolidare le condizioni in cui un’economia locale possa svilupparsi a partire dalla buona gestione delle risorse forestali. Ma questa legge non dice nulla di utile in tal senso. Si limita ad aprire un vasto campionario di possibilità per eccepire a norme, anche nazionali, di tutela del bosco, della sua funzione ambientale e di quella protettiva nei confronti del dissesto idrogeologico.”
La legge infatti modifica in modo sostanziale la consolidata definizione di bosco, stabilendo che una vasta fattispecie di aree forestali in realtà non sono boschi: non lo sono ad esempio gran parte dei boschi di pianura, se si vogliono costruire capannoni, e non lo sono nemmeno i boschi dei versanti montani, se si vogliono realizzare opere pubbliche o d’interesse pubblico, dalle palestre agli ostelli ai non meglio identificati edifici connessi con l’attività agricola. Vengono meno così anche gli obblighi di compensazione per il taglio dei boschi, se si vogliono fare strade o altre infrastrutture, perchè un bosco, per essere tale, deve dimostrare di essersi sviluppato da almeno trent’anni: peccato che a trent’anni d’età un bosco è già maturo, ed è quindi praticamente impossibile distinguerlo da altri boschi. Ma sono proprio ‘chicche’ come questa che fanno dire agli ambientalisti che si tratta di una legge ‘ammazzaforeste’. E gli ambientalisti non sono i soli: anche l’avvocatura del Consiglio Regionale e la stessa Giunta Regionale, dai propri uffici, ha espresso pareri preoccupati circa il chiaro contrasto tra la legge e le normative nazionali di tutela paesaggistica e forestale.
“Non c’è nessuna ragione per la Lombardia di interrompere una produzione di buone norme che aveva reso fino ad oggi possibile la tutela del proprio ingente patrimonio forestale. Questa legge è stata sicuramente dettata da interessi molto localistici e di carattere speculativo, sarebbe inaccettabile che l’assemblea legislativa della più grande regione italiana si piegasse a chi vuole semplicemente avere mano libera per azioni di diboscamento e danneggiamento delle coperture forestali; per questo nelle prossime ore scriveremo a tutti i consiglieri regionali, chiedendo di desistere dall’approvazione della legge ammazza foreste”

© Giovanni Salici
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