i colori del buio di Roberto Vecchioni a Locarno

i colori del buio di Roberto Vecchioni a Locarno

Locarno, venerdì 26 ottobre 2012
Inizia puntuale, come un orologio svizzero, la serata di Roberto Vecchioni al Fevi di Locarno.
Concerto di beneficenza, come sottolinea durante la presentazione Marco Baudino, uno degli organizzatori, ricordando al pubblico presente come ogni centesimo di ricavato verrà devoluto alle associazioni Associazione Consultorio delle Donne, Associazione Ticinese Famiglie Affidatarie (ATFA), Associazione Progetto Genitori und Pro Juventute; “questo grazie agli sponsor che hanno coperto tutte le spese, (…) ed il Comune di Locarno che ha concesso gratuitamente il palazzetto”.

Ma è tempo di iniziare e Roberto Vecchioni con passo sicuro ed il sorriso in volto entra in scena percorrendo il palco da sinistra a destra e tornando poi al centro dove l’attende il microfono e un leggio con un supporto digitale, zona del palco che abbandonerà poche volte durante tutta l’esibizione.

Si comincia con “Velasquez” per continuare poi con un lungo monologo esplicativo su cos’è la notte per un essere umano, il dolore che lo attraversa in alcuni periodi del suo percorso di vita, quei colori che non vediamo ma sempre presenti anche nei momenti più neri, più buii. Ed appunto viene intonata la canzone che da il titolo anche al tour che sta per concludersi “i colori del buio”.

Inizio forte, che comprende anche una delle canzoni più belle di Roberto (che certo sono tante), ovvero “Ninni”.

Tre ore di palcoscenico (tranne un intervallo di 15 minuti) per il professore milanese, che più volte ha ringraziato il pubblico commuovendosi per gli applausi o per alcune canzoni che lo portano sempre a ripercorrere momenti poco felici della sua vita.

Un concerto diverso quello di Vecchioni, nel quale il 50% del tempo è stato forse più parlato che cantato dallo stesso, che già non è nuovo a codesto rapporto col pubblico, ma che in questo tour più di altri, ha sentito probabilmente questa esigenza di comunicare non solo con le canzoni.

Sul finale alcuni pezzi classici come “Stranamore”, come “Luci a Siro”. Composto, forse troppo, il pubblico, probabilmente per una forma di rispetto esasperato verso il cantautore pilastro della canzone impegnata italiana; solo durante gli ultimi tre brani ha “osato” alzarsi e restare in un lungo applauso di ringraziamento che ha accompagnato Vecchioni mentre scendeva dal palcoscenico scomparendo nella notte buia e piovosa.

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