ritorno al passato,
ovvero: dove porta il carbone?

ritorno al passato,
ovvero: dove porta il carbone?

Editoriale

Giovedì 21 luglio 2011,
Quello che sta succedendo in questi giorni a Porto Tolle e dintorni, ha dell’incredibile!
Stiamo parlando per chi non avesse seguito la notizia precedente, di una possibile riconversione a carbone di una vecchia centrale Enel ad olio combustibile, nel Parco Regionale del Delta del Po.

Vorrei in questo frangente non parlare di ambiente fine alla salvaguardia della Natura.
Vorrei non parlare di petizioni on-line di Greepeace.
Vorrei non parlare del solito “dibattito” o “scontro” tra i “soliti” ambientalisti e le istituzioni “elette”.

Vorrei invece riflettere su un altro punto, di vista, reale.

In questo frangente (ma è già successo altre volte in situazioni anche diverse dal tema ambientale) si nota come i sindacati ed i lavoratori (in questo caso della centrale), si schierino dalla parte delle istituzioni, del “padrone” come spesso lo chiamano loro stessi, per difendere “il posto di lavoro”.

Che difendere “il lavoro” non sia una novità per queste associazioni, lo si sa. Mi domando però come si possa sostenere una posizione tale anche quando le prospettive lavorative portino quasi con certezza verso una qualità di vita peggiore.

Come si può sostenere il “diritto” al lavoro, anche il proprio, a costo di un rischio abbastanza certo ad un aumento di malattie respiratorie o peggio? Non solo di chi lavora ma di un territorio intero, che non vuole andare in questa direzione.

Ma dove finisce la libertà dei singoli e comincia quella di una popolazione ben più vasta?

Le centrali a carbone, come abbiamo già scritto nell’articolo del 20 luglio 2011, sono la fonte numero 2 in Italia di inquinamento da CO2.
Pur consapevoli del danno (ripeto non voglio parlare di ambiente oggi) fisico alle persone, dei rischi sanitari agli abitanti del Delta del Po, si continua in nome del “lavoro da difendere” ad impugnare forse più un ideale che non un fatto concreto.

Sarebbe ora, che sindacati e lavoratori in genere, cominciassero a battersi seriamente non per mantenere o sviluppare un posto di lavoro pessimo, rischioso e/o poco salutare; che invece adoperassero le proprie energie a migliorare realmente le posizioni lavorative, a creare e sviluppare situazioni dove la qualità di vita sia dei lavoratori che di chi li aspetta a casa, migliori.

Ci si batte troppo spesso per dei lavori che non piacciono e che si vogliono mantenere quasi in modo masochista; non sento mai parlare di battaglie per cambiare radicalmente un posto di lavoro, renderlo migliore!

© Giovanni Salici
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In questa tabella si noti come l’impiego di persone nel settore del carbone sia
il penultimo durante la costruzione e l’ultimo in seguito, nella manutenzione.

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