un' Auto elettrica tutta italiana brevettata nel 1891 con a bordo un figurante per il Conte Carli

Auto elettrica non è socialmente sostenibile


il passaggio da automezzi a combustibile fossile a quello dell’auto elettrica non è socialmente sostenibile
la transizione ecologica è necessaria ma andrebbe rivista se non la si vuole far fallire

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l’auto elettrica
non è socialmente sostenibile
ed il suo impatto sociale
potrebbe rivelarsi fatale

martedì 01 giugno 2021
Che l’ Auto elettrica non è socialmente sostenibile è sicuramente un’affermazione che farà mandare alle ortiche il sottoscritto, oppure, incuriosirà il lettore che voglia approfondire l’argomento auto elettrica da un punto di vista differente. Think different diceva anni fa Steve Jobs.
Per chi non mi conoscesse a sufficenza, sappia che, nella mia vita ho sempre difeso la Natura e l’ambiente, a tal punto che, spesso lottando a favore della salvaguardia ambientale come un Don Chisciotte, ci ho spesso rimesso del mio, nel mio lavoro professionale. Sono quindi un ambientalista, ed il mio rapporto d’amore con la Natura non si discute. Detto ciò però, bisogna guardarci negli occhi e parlare chiaro.

Si fa un gran parlare da due anni di auto elettrica e da alcuni mesi di transizione ecologica. Ho già espresso alcune idee in passato per esempio una qui in questo brevissimo e forse un po’ buffo video. Oggi vorrei far riflettere su come la parola eco-sostenibilità è spesso presa a prestito da chi ha invece poco interesse nell’ambiente e molto interesse economico.

Auto elettrica 1891 Italia

Auto elettrica tutta italiana, brevettata nel 1821 con a bordo un figurante per il Conte Carli photo © Giovanni Salici
photo © Giovanni Salici – AGSphotoagency.eu
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un’Auto elettrica tutta italiana brevettata nel 1891 con a bordo un figurante per il Conte Carli, Sondrio, 06 ottobre 2014 AGS20141006_0016
richieste di immagini ed acquisto sia per pubblicazioni che per privati ad Archivio Fotografico Giovanni Salici

Già nel 1891 fu brevettata la prima auto elettrica che era italiana. Grazie al conte Giuseppe Carli di Castelnuovo Garfagnana, unitamente all’ingegnere Francesco Boggio realizzò il mezzo visibile nella foto sopra. L’entusiasmo coinvolse talmente i due che partecparano con questa auto elettrica alla Parigi-Rouen del 1894 viaggiando a circa 18 km/h, ovviamente velocità per quell’epoca.

Auto elettrica vs diesel e benzina

Prima bisogna considerare il perché ci si è messi a parlare da più parti di auto elettriche.
Sebbene non si possa negare che i mezzi di trasporto o locomozione a combustibile fossile (diesel e benzina, ma anche metano e gas) siano inquinanti, bisognerebbe fare un po’ di chiarezza. Ovvero discutere dell’accanimento che già da un decennio vi è stato verso i motori diesel, ritenuti altamente inquinanti a causa dell’emissione di particelle dette Pm10; causa di malattie respiratorie oltre che visibilmente rendere cupe le città con la loro sostanziosa “nebbia”. Quindi la guerra contro i veicoli diesel parte da questo concetto. Negabile? Certo che no.
Quello che però sorprendentemente non si dice (quasi) mai è che mentre i motori diesel emettono particelle Pm-10, i veicoli a benzina (seppure “verde” – ovvero solo senza piombo) non rilasciano Pm10 ma emettono benzene ed altre schifezze, le quali, poco si mostrano nel grigiore dell’aria che ci circonda ma non per questo meno pericolose, anzi, causano cancro!

considerazioni su diesel e benzina

Considerando che entrambi i combustibili emettono inquinamento pericoloso per la salute e l’ambiente, l’accanimento verso i motori diesel non è giustificato; quello che davvero andava fatto negli anni precedenti, non è/era quello di mettere alla gogna questo tipo di motore ma di mettere alla gogna semmai i possessori di tali veicoli che non rispettano la manutenzione del mezzo rendendolo più inquinante di ciò che dovrebbe (vedi solo per esempio il fumo nero di certi veicoli appena partono o cambiano la marcia). Il motore diesel è tra l’altro un motore più resistente, elastico, permette di percorrere anche 500.000 km se ben tenuto, addirittura il doppio se utilizzato con molta cura. Un motore a benzina se li sogna tutti quei km. Allora qui subentra probabilmente il fatto che l’accanimento verso i diesel sia anche un fatto economico. Cioè far cambiare frequentemente le auto per rincorrere i vari “Euro” di certificazioni che duravano l’arco di pochi anni prima di essere di nuovo incriminati.

Ma i carburanti non sono l’unica parte inquinante di un mezzo di trasporto. Olio di scarto e freni per esempio. I freni contrariamente all’olio di scarto che può (deve) essere smaltito in discarica e con apposite procedure, i freni spargono polveri sottili pericolose ogni volta che vengono attivati. Dispersioni di particelle nell’aria e nel suolo, trasportati dal vento, anche questi finiscono nei nostri polmoni.
Insomma di considerazioni sull’inquinamento dovuto alle auto ed i mezzi di trasporto in generale sono molteplici e accanirsi solo su un tipo di motore non è stato davvero onesto.

evviva l’auto elettrica?

Ecco, sull’evviva l’auto elettrica starei molto cauto.
Perchè? Anche qui bisogna considerare molti aspetti di cui l’emissione di particelle (ovvero l’assenza di tali emissioni) è solo un elemento.
Se non sentiremo più puzze e non vedremo fumi neri e, se non sentiremo più nessun rumore (cosa da non sottovalutare) vi sono però caratteristiche dei motori elettrici che vanno considerate e che purtroppo sento poco o nulla parlare.
Vi siete mai chiesti in un’auto tradizionale (diesel o benzina che sia) come viene costruita e come viene smaltita, come è fatta una batteria?
Alcuni di voi si, altri probabilmente si sono limitati a sostituirla o farla sostituire dal meccanico o elettrauto di fiducia.
Avete presente le piccole batterie ormai quasi in disuso che si mettevano nella torcia elettrica? Hanno dei componenti interni e dell’acido o comunque sostanze tossiche (non certo “verdi”).
Anche le batterie di un’auto contengono sostanze tossiche. Le dimensioni a seconda del mezzo sono di circa un foglio A4 (come base di superficie) dal peso di tre, cinque chilogrammi, ma possono arrivare a dimensioni di una cassetta di bottiglie da 6 litri con pesi anche di una decina di chili. Ovviamente vi sono più batterie su un camion, su un autobus … dove si necessità più spunto di accensione e dove bisogna gestire più servizi.
Il chimico all’interno (oggi le batterie sono sigillate) deve essere estratto e/o prodotto, deve essere lavorato ed inserito nella batteria, la quale poi, dopo 4-5 anni deve essere sostituita e smaltita. Lo smaltimento deve avvenire in sicurezza, dividendo i componenti e differenziandoli. E’ certamente questo un processo inquinante e costoso sin dall’inizio e fino al termine della breve vita di una batteria.
L’auto elettrica non ha una batteria: ne ha molte!
Il suo motore è costruito da vari pacchi batteria. Questo significa che bisogna trovare più fonti di approvvigionamento per il materiale e componenti. Lavorazioni che non di rado avvengono in paesi dove la manodopera è sfruttata e sottopagata. Queste grandi batterie, questa serie di batterie, che oltre ad accendere i fari e tergicristalli, l’accensione del mezzo, devono farlo muovere, sempre di più e più veloce; non è chiaro quanto durino e come verranno smaltite.

diversi tipi di batteria

Certamente, la spiegazione sopra è semplice; volendo scendere nel complesso ci si dilunga molto. Di batterie oggi ve ne sono di molti tipi, per esempio potete leggere questo articolo su motor1 per approfondire, ancora la maggior parte con l’elemento a bagno nel liquido (chimico) ma già da anni si affiancano batterie completamente solide (molto più costose. Non tutte le auto elettriche hanno quindi stesse caratteristiche e prezzi già in funzione delle batterie che montano. Così come è interessante comprendere anche il tipo, i costi, di manutenzione, il famoso tagliando periodico che diversifica a seconda delle vetture, come approfondito da sicurauto.

auto elettrica è diversamente inquinante

Insomma, il dubbio che tra una decina o ventina di anni non sapremo più dove mettere tutte le batterie delle auto elettriche è sensato. Lo smaltimento sarà un problema perché a rischio non sarà più certo l’aria, ma il suolo e le falde acquifere. Di conseguenza ciò che mangiamo e beviamo. Lo smaltimento probabilmente avverrà (come in generale anche oggi) attraverso emissioni di Co2 nell’aria da parte delle industrie che si occupano di questo rifiuto; significa tra l’altro che ciò che si guadagna da una parte, poi lo si paga dall’altra.
Si può dire che l’auto elettrica è diversamente inquinante.

Auto elettrica i dubbi e le perplessita

Auto elettrica e le perplessità dii Giovannino photo © Giovanni Salici
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Auto elettrica e le perplessità attuali, 01 giugno 2021 MTZ20210601_1536
richieste di immagini ed acquisto sia per pubblicazioni che per privati ad Archivio Fotografico Giovanni Salici

auto elettrica non socialmente sostenibile

Veniamo quindi al titolo di apertura dell’articolo.
Si fa un gran parlare di transizione ecologica, necessaria per salvare il mondo in cui siamo, si certo, ma soprattutto per salvare la specie uomo #SpecieUmanaInEstinzione.
La transizione ecologica passa anche dall’auto elettrica. Ma è sostenibile a livello sociale? Ci si può porre l’obiettivo di abbattere le emissioni di Pm10, Co2 … entro pochi anni? Si parla di una decina di anni.
Francamente ritengo di no!
Non con la testa (bacata) dell’Homo sapiens sapiens.

Ammesso (e non concesso) di non considerare l’auto elettrica fonte di inquinamento diverso come scritto poc’anzi: come si può pensare di sostituire un intero parco auto a livello mondiale o anche solo europeo nel giro di pochi anni senza creare ulteriori problemi, economici e sociali, e, di nuovo di inquinamento?

Un’auto elettrica di piccole dimensioni costa attualmente non meno di 30 mila euro se non consideriamo le ibride meno costose ma le ritengo barzellette. Poi si sale vertiginosamente.
Ora, come può una persona od una famiglia che attualmente ha una auto famigliare, un lavoratore con un furgone, le cui dimensioni sono in entrambi i casi ragionevoli per l’uso necessario, pensare di sostituire il mezzo di medio ampi volumi (ovvero di spazio), spendendo 30-50 mila euro per un mezzo decisamente più piccolo? Aggiungiamo i già diversi problemi economici che famiglie e lavoratori stanno affrontando da anni; a me pare utopico pensare di “invitare” questo pubblico a sostituire i loro mezzi.
L’alternativa potrebbe essere di costringerli altrimenti non potranno più spostarsi?
Coi tempi che corrono non mi sorprenderebbe una misura così drastica, ma in quel caso, forse bisognerà attrezzarsi per una possibile guerra civile a livello globale.
Ma anche ammettendo che tutti sposino la fede dell’auto elettrica, possibile che non si considerino che la demolizione di tutti i mezzi incriminati porterà comunque a nuove emissioni di Co2, pulviscoli di vario genere e una incredibile perdita culturale di auto storiche e mezzi d’epoca?

quali soluzioni

Indubbiamente la transizione ecologica è necessaria, ma va affrontata seriamente e non a suon di slogan.
Se l’obiettivo di “emissioni zero” entro dieci anni fallirà (e fallirà!) saremo davvero fritti tutti e non ci sarà economia o PIL o crescita che ci salverà.
Quindi cosa fare?
Penso che quando i progetti sono troppo imponenti e chi li porta avanti non preparati (tutti noi in questo caso), si debbano necessariamente fare passi indietro e rimodulare il progetto, sempre guardandosi negli occhi e senza slogan.
L’inquinamento è troppo alto e l’uso dei veicoli troppo sconsiderato. Ma rincorrere un’utopia è pericoloso.
La salvezza e la transizione ecologica deve passare dall’economia ma questa deve essere ripensata. Non si può spingere sempre nel consumo e nell’acquisto di novità. Una cosa sensata sarebbe a mio avviso mettere in condizione chi ha mezzi a combustibile fossile, anche mezzi “vintage”, di poterli manutere con pochi investimenti ma che debbano essere fatti. Non è costruttivo ai fini dell’inquinamento acquistare nuovi mezzi ma poter sostituire dei pezzi (le parti incriminate) su quelli esistenti potrebbe essere una soluzione (spostando le “emissioni zero” un po’ più in là).
Progettare scarichi filtranti, per fare un esempio, che possano trasformare un Euro 0 in Euro 5 e via dicendo… ma con prezzi abbordabili da molte persone, solo così le si convincerà.
Rendere doverosi (ma con poca spesa) il cambio degli scarichi ogni due revisioni è solo una strada, più percorribile che non quella di pretendere che l’umanità tra diecii anni si muova solo con auto elettriche.

Transizione ecologica

Transizione ecologica sembra essere invece una tendenza solo per pochi eletti, i soliti ricchi che possono spendere e mostrare il loro lusso di un’auto elettrica da 80 mila euro sufficientemente grande che percorra in autonomia 200 – 300 chilometri (fa ridere solo a scriverlo). Ma la mobilità non è d’élite, la mobilità è una necessità, un diritto per tutti.
La politica e l’economia devono per forza considerare il sociale e la sostenibilità sociale oltre che ambientale, altrimenti sarà un fallimento annunciato e costruito sui soliti bla bla di governanti troppo staccati dal mondo reale.

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