in Ambulanza durante il Coronavirus

come si svolge il servizio sulle ambulanze
durante l’emergenza CoVid-19


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soccorritori della Croce Rosssa Italiana Comitato Menaggio, notte di SARS-CoV-2. CoVid-19, 12 marzo 2020 AGS20200312_0049
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Menaggio, martedì 17 marzo 2020
Oggi vi spiego come si svolge il servizio sulle ambulanze (del nostro territorio quanto meno) sotto le direttive di Areu Lombardia 118 durante i giorni del Covid-19 (CO-rona VI-rus D-isease, Corona virus, coronavirus (CoV), CoV, Covid-19, Covid19, SARS-CoV-2)

All’interno della sede i soccorritori ed ogni persona devono avere la mascherina (chirurgica) indossata durante ogni attività. Ovviamente mantenendo le distanze di sicurezza suggerite.

Gli equipaggi sono composti, da circa una settimana, da 2 soccorritori invece che i tradizionali 3.
Questa misura mira da una parte ad esporre 1/3 in meno di soccorritori al virus, dall’altra ad avere a disposizione più equipaggi.

Per chiamate di emergenza 118 tradizionale, i due soccorritori sono provvisti di mascherina chirurgica (mancano le disponibilità di grandi numeri di FFP3 o p2) per tutta la durata del servizio.
I tempi di servizio sono abbreviati, ovvero, mentre da anni il paziente si tende a trattarlo sul posto e solo in seguito si provvede al ricovero nell’ospedale più adeguato, in questo momento vige la linea di spostarlo il più velocemente possibile in un nosocomio. Questo sia per liberare in fretta l’ambulanza che potrebbe servire in altri interventi, sia per esporre il meno possibile i soccorritori al virus (ogni caso potrebbe eessere un positivo asintomatico).
Si usano lenzuola monouso (verde o azzurro) come prima, ma non si procede con le coperte perché sarebbe problematico disinfettare le medesime in tempi brevi ogni volta. Si richiede la coperta al paziente, se serve, altrimenti la metallina o coperta termica. Se il paziente può camminare, si preferisce farlo camminare sino all’ambulanza accompagnato da un solo soccorritore, salvaguardando il più possibile l’autista. Ogni ambulanza da anni ha comunque in dotazione un “kit SARS per tre persone).

Per chiamate specifiche da SARS-CoV-2 l’equipaggio indossa, ove vi sono, le tute “impermeabili” al virus ed integrali, ove non disponibili (ancora molte sedi sono sprovviste) dei camici monouso supplementari alla divisa dell’ente; questi camici non sono integrali e non sono chiusi ermeticamente (diversamente dalle tute di cui sopra), si indossano la cuffia capelli, gli occhiali, la mascherina FFP2 (quando disponibili – FFP3 introvabili), doppi guanti.
Si intervene, sempre “sacrificando” nel limite del possibile solo un soccorritore all’esposizione.
Terminato il servizio quando è fattibile l’equipaggio provvede, direttamente in ospedale, alla disinfezione dell’ambulanza tramite appositi presidi spray e dei tessuti contro i batteri. Getta negli appositi contenitori speciali sia materiale monouso usato per paziente sia i propri, e, solo alla fine toglie il secondo guanto indossato.
In alcun casi, negli ospedali, non è possibile procedere alla disinfezione del mezzo e degli uomini, per esempio perché i contenitori di rifiuti speciali sono pieni e non hanno il tempo di svuotarli, altre volte perché l’arrivo dei mezzi di soccorso è elevato e bisogna liberare l’area. In tal caso si rientra “non operativi” e si svolge l’attività nella propria sede di soccorso dove (anche lì) vi sono contenitori e disinfettanti.

Il soccorritore quando smonta il turno disinfetta nuovamente la sua divisa personale, la toglie inserendola in un sacco o borsa, disinfetta nuovamente, e torna nella “realtà degli altri” coi sui abiti civili. Le divise vengono poi singolarmente lavate a casa propria.

Questo è un po’ quello che oggi ho voluto raccontarvi per spiegare a far comprendere meglio quel mondo che sta lavorando per la popolazione.
Questo perché possiate capire la situazione e continuare ancora a stare a casa il più possibile.

Mancano mascherine FFP2 o FFP3, che sono sempre bene accette come donazione nei punti di soccorso o sedi delle ambulanze di ogni posto, anche in poche quantità.

… e che Dio e la Grande Madre ce la mandi buona…
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