l’Armando

Menaggio, giovedì 28 marzo 2013 h 11,45 studio

l’Armando

Ieri è morto l’Armando; era uno degli storici commercianti che popolava un tempo (nemmeno troppo tempo fa) la rinomata via Calvi a Menaggio. Per intenderci quella che viene dai più, non menaggini, ma anche dagli stessi, chiamata la via dei negozi, quella che dalla piazza Garibaldi si ferma dinanzi alla maestosa parrocchiale di Santo Stefano.

Armando Figini, sino alla fine degli anni dello scorso secolo, era uno di quei commercianti che aveva resistito prima di dover chiudere i battenti coi primi anni 2000 anch’esso, un po’ per l’età che avanzava e la meritata pensione, un po’ per improbabile proseguimento familiare della “bottega”, un po’ per quasi certo non proseguimento a causa della grande distribuzione che anche qui avanzava.

Questa mattina, durante il funerale, l’arciprete di Menaggio don Carlo Basci, nel ricordarlo ha descritto quel momento in cui quest’uomo terminava la giornata, ovvero quando all’ora della chiusura serale, l’Armando usciva dal negozio di alimentari, chiudeva gli antoni verdi a battenti del locale, per poi “rintanarsi” di nuovo in un retrobottega dove probabilmente sistemava i conti quotidiani o si preoccupava di rifornire gli scaffali per il giorno successivo.

Questo mi ha fatto poi venire in mente un altro ricordo di quei tempi andati, ovvero il modo unico che l’Armando Figini aveva (ed aveva anche trasmesso alla sua famiglia che lo aiutava) di servire gli avventori; quel suo modo di chiedere “altro?” ogni volta che terminava di servire quell’etto di prosciutto cotto richiesto o quel pezzo di formaggio o qualsiasi altra cosa. Tu chiedevi, lui preparava e poi … altro?

I miei, sempre in quei tempi di commercianti storici di via Calvi, avevano un’edicola con tabaccheria, a pochi metri dal negozio dell’Armando; e non era raro che nelle mattine estive quando ero in vacanza dalla scuola, bazzicando nel nostro negozio, mi recassi poi, affamato e un po’ goloso come un bimbo, a prendere un panino imbottito dall’Armando. Ero piccolo, e ‘l’Armando era un signore grande, sempre vestito bene, austero. La sua bottega posta proprio sull’angolo superiore della via si affacciava lateralmente anche sulla Statale Regina che era già trafficata. Anche la via Calvi in quei tempi, non ancora pedonalizzata ma non più tranquilla via di paese selciata di lastre e percorsa solo da biciclette o poche auto, cominciava già a soffrire dei “mali cittadini” dei nostri tempi moderni.

Scompare un altro uomo che ha segnato la vita menaggina. Un pezzo di storia poco antica ma non più attuale che umilmente cerco di riproporvi con questo ricordo.
Sua moglie Carla ha sempre tenuto molto al rapporto umano e amichevole che si era instaurato in quell’epoca tra i commercianti di Via Calvi; ancora oggi, ricorda quei momenti con gioia ed un pizzico di malinconia.

Chissà se l’Armando sta già preparando qualche panino col cotto ai ragazzi delle scuole …. di là?!
Altro? …..

© Giovanni Salici
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