Posts Tagged ‘tormento’

Lasciatemi in pace (l’Aquila)

lunedì, Settembre 29th, 2014

Menaggio, lunedì 29 settembre 2014 h 22.20 Casa dei Faggi di Casate, ultimi scritti da qui.

Lasciatemi in pace (l’Aquila)

Lasciatemi in pace nel giorno del mio dolore
lasciatemi in pace se avete di me il riguardo
se la notte scende oltre la rosa, poche stelle
rimaste a quest’alba di notte ad (altro…)

se fossi un pittore n. 2

domenica, Giugno 22nd, 2014

notte su domenica 22 giugno 2014 h 01.00 casa dei faggi tra patio giardino e loculo studio

Se fossi un pittore n 2

Se fossi un pittore in questa notte di solstizio di giugno prenderei la mia tela bianca e la imbratterei di nero lanciandole contro secchiate di tempera acrilica sino a farla sparire e naufragare in un oblio senza tempo.

Sporcherei le mie mani di (altro…)

Racchiuso

venerdì, Febbraio 28th, 2014

Menaggio, venerdì 28 febbraio 2014 h 21,45 casa paterna

Racchiuso

Racchiuso in un guscio di pelle spessa come il cuoio,

osservo il (altro…)

Mi manchi (E non ti perderò mai)

domenica, Febbraio 23rd, 2014

Menaggio, sabato 22 febbraio 2014 h 22,30-23,09 tra casa paterna e studio

Mi manchi (E non ti perderò mai)

Mi hai lasciato solo, nei miei silenzi dentro queste 4 mura,
nello sciabordio del mare di persone che incontro,
fuori da quel tuo presente al quale non posso aspirare.

Mi manchi.
Mi manchi (altro…)

Temporaneo

mercoledì, Febbraio 5th, 2014

Menaggio, mercoledì 05 febbraio 2014 h 14.00

Temporaneo

Sospeso in un limbo
tra immaginazione e realtà
rimbalzo in un (altro…)

I can’t fly

giovedì, Gennaio 2nd, 2014

Menaggio, giovedì 02 gennaio 2014 h 09,00 casa

I can’t fly

I can’t fly
my wings are tied in my limbs
I have a bird’s mind but
tied into (altro…)

Chiudo gli occhi

lunedì, Dicembre 23rd, 2013

Menaggio, domenica 22 dicembre 2013 h 20 circa studio

Chiudo gli occhi

Chiudo gli occhi
con melodie di pianoforte
in una sera di primo inverno,

lasciando il corpo (altro…)

macchie di colore (se fossi un pittore)

sabato, Agosto 17th, 2013

Menaggio, sabato mattina del 17 agosto 2013 h 10,30-10,43 studio di getto

macchie di colore (se fossi un pittore)

Se fossi un pittore, se avessi la padronanza completa di una mano che guida un pennello nello stesso modo in cui un’ala bianca penetra dolcemente l’aria azzurra di un cielo, se le mie dita potessero scorrere su una tela delicatamente ma (altro…)

La Montagna che parla

mercoledì, Dicembre 26th, 2007

Bregagno di notte, notte di Santo Stefano tra mercoledì 26 dicembre 2007 e Giovedì 27
Scritto sabato 24 maggio 2008 tra le h 22 e le h 24

La Montagna che parla

Era la sera di Santo Stefano del 2007; quello stesso giorno, e, la giornata del Natale, il tempo era stato abbastanza freddo con foschia e un grigiore di fondo.
Da qualche tempo alcuni conoscenti del gruppo ambientalista di cui faccio parte mi avevano parlato di una “classica” invernale che quasi ogni anno svolgevano. La salita in notturna a Sant Amate, con relativo pernottamento.
Sant Amate è una cappella montana che si trova in una piccola conchetta di una sella, al riparo dal vento che sferza ….. E’ il confine, indefinito e miscelato tra le radici del Monte Grona e le pendici del monte Bregagno e Bregagnino (ex “cartellone” tra gli anni 60 e 80).
L’idea di salire in montagna alla sera e, di dormire nel bivacco poco distante, mi aveva da subito interessato e la mia indole avventurosa e mistica erano incuriosite, oltretutto il fatto di essere in pieno inverno (il giorno dopo Natale) rendeva ancora di più interessante l’escursione.
Temetti che l’operazione “Sant Amate di notte” saltasse all’ultimo, proprio perchè il tempo che nei giorni addietro era stato migliore, era cambiato nei due giorni precedenti. In effetti alcuni componenti avevano deciso che non era il caso di restare a dormire per via del freddo, della logistica, della legna e bla bla…..
Pensai che fosse un peccato; comunque, alla fine decisero di salire sulla montagna e armato di torcia, zaino, il minimo abbigliamento e l’occorrente per una escursione senza troppi pesi, mi unii contento al gruppo.

Alle 20,30 partenza da Menaggio, alle 21 circa partiamo tutti dai monti di Breglia e incominciamo a a salire sul sentiero. Nonostante l’assenza della luna ed un cielo non terso, la luce di riverbero dei paesi del lago produceva nel velo fosco una sorta di tenue ma efficace effetto luce soffusa. Quindi non fu necessario l’utilizzo delle torcie. Eravamo una decina, la serata personalmente non mi appariva fredda, mi misi in testa a tirare le file e ascoltando un po’ i dialoghi tra i componenti più vicini, la salita sino al Sasso xxxx fu abbastanza veloce, circa 30 minuti.
Il giorno di Natale avevo visto un documentario su un tipo che viveva insieme ai lupi, era divenuto da prima il loro maschio alfa, poi essendosi allontanato per un periodo, al ritorno non era più un alfa ma dovette sottomettersi al nuovo leader. Tutto questo per introdurre il fatto che…. una volta raggiunto il Sasso xxx mi fermai per qualche minuto a ululare alla valle. Sotto di me, il lago percorso da immense vie di luce e costellazioni artificiali. Io lì, sulla roccia come un lupo a ululare alla mia terra.

Mancavano una manciata di metri e arrivammo tutti alla chiesetta di Santa Amate intorno alle 21,37.
i miei amici dopo una breve sosta merenda ripartirono per salire sino al Bregagnino mentre io rimasi indietro perchè stavo fotografando. Rimasi velocemente solo, appena fuori dalla cappella; mi tolsi la camicia di seta (si, si proprio di seta, era festa!), mi asciugai e mi rivesti (la camicia di seta funziona benissimo contro il freddo intenso in montagna, funge da barriera come il Gorotex solo che a differenza di questo non traspira, per cui… tiene il freddo, ma se cammini sudi come un maiale che suda).

La notte cominciò a far sentire i propri umori… il profumo del silenzio ti accarezza la pelle, il cielo sopra, nero fondo, degrada sino a diventare arancio sopra le grandi urbanizzazioni, il vento spinge l’aria che sale, dal Varò, e come una mandria di cervi che transuma il valico, sale e si miscela alle correnti che provengono dal lago. La Grona apre le sue cime tagliate dalla lama dei millenni, le sue pareti grigie si fondono col nero di questa notte chiusa, mi prende in un abbraccio, tutto e così avvolgente. Riparto e salgo per raggiunger il gruppo.
La salita è irta, faticosa; non ve più sentiero ma un lento vagare a destra e a sinistra come in un paradiso fantastico. Mi ritrovo a camminare su cuscini di morbida erba color paglia in cui le mie gambe a volte affondano e mi piace lasciarmi andare ed abbandonarmi sdraiato in questo enorme letto morbido e asciutto. Si accende una luna bianca e indefinita nella foschia. La solitudine dell’uomo non mi è più un peso in questo grande spazio a metà strada tra la realtà e la fantasia, a metà strada tra il mistico e l’energia della materia, a metà strada tra Sant Amate e il Bregagnino.
E’ difficile spiegare quello che successe in quella notte misteriosa dove io e Lei ( la natura col suo cielo, il suo mantello erboso, gli animali della notte e la sua energia) ci unimmo e ci confidammo come mai prima.
Forse il cielo scese, e forse la montagna parlò, ma in un attimo ebbi una risposta ad una domanda che non avevo fatto. Lei mi disse che non avrei mai dovuto temere per la mia vita, perché io La rispetto e Lei mi avrebbe sempre protetto. Sentii che non avrei dovuto temerLa. Aggiunse, che qualora vi sarebbe stato un pericolo, mi avrebbe dato dei segni, degli avvertimenti, che avrei potuto “leggere” per correggere le mie rotte.
Avrei voluto restare lì quella notte, a dormire su quelle pendici in un tepore irreale. Non mi sarebbe servito il sacco a pelo, né coperte o fuochi; sarebbe bastato l’alito del lupo a coccolarmi e la voce della montagna mi avrebbe sussurrato una dolce aria per addormentarmi.

So che stenterete a credermi, e so che mi prenderete anche per matto.
Ma non mi interessa. Penserete che sia frutto di fantasie di una artista che soffre di disagio interiore, ma vi assicuro che l’energia che sentii quella notte nella mia solitudine, e, l’energia che sento ogni volta che entro in un bosco, ogni volta che appoggio la guancia ad un tronco, che incrocio uno sguardo di un uccello, che affondo la pagaia nell’acqua del mio lago, ogni volta che mi sdraio per terra e mi copro di azzurro, vi assicuro che non è una sensazione comune ma qualcosa che mi lega a qualcos’altro che….. non è palpabile, se non, con un sesto senso.

Continuai il mio viaggio e raggiunsi la vetta.
Ritrovai il gruppo, che non aveva avuto la mia fortuna quella notte, ed improvvisamente il vento soffiò ed il freddo si fece acuto come se fossi riemerso da uno stato di “assenza”. Mi sentivo diverso, privilegiato.
Capivo la differenza tra il mio pensiero, il mio sentire, la mia serenità interiore di quel momento, e il semplice guardare il panorama con una tazza di te ed il sentire il freddo degli altri.

Per tutto il ritorno rimasi indietro e lontano dal gruppo. Quasi a non volere ritornare nel mondo conosciuto.
Scesi di nuovo lungo quei percorsi che mi avevano regalato emozioni inimmaginabili. Sentivo ancora la presenza di Lei attorno a me, dentro me. il suo respiro profondo. La sentirò sempre.
Anche oggi a distanza di mesi, il pensiero di quella notte mi conforta, non è un ricordo che può svanire, resta sempre una presenza, un’energia.
La mia Vita è stata quasi sempre una ricerca faticosa di spazi, di qualcosa che manca, una fatica nell’affermare le mie idee, le mie convinzioni, una ricerca a volte disperata di …. un’impalpabilità di qualcosa che forse non è materiale. A volte è una lotta contro mulini a vento.
Credo di potermi definire un artista, e comunque molti mi deferiscono così; inoltre sono nato sul lago.
Questa è una miscela esplosiva di emozioni, abitudini, ricerche interiori, solitudini, malinconie, sensazioni, visioni… una miscela che spesso mostra i propri lati drammatici di un qualcosa che come canta Elisa… non c’è.
Ma sono fortunato perché nonostante questa dannata malinconia perversa che mi porto dietro e dentro (e ho capito che la porterò per sempre… finché morte non ci separi), ho un senso in più che mi fa raggiungere un mondo diverso, mi arricchisce interiormente e … sorridendo… paradossalmente …. mi allontana ulteriormente dal mondo di tutti, aumentando quella dannata e tormentata malinconia.

“Mi guardo attorno e pare tutto un grande presepe senza comparse”
“Non dimenticherò mai quell’ erbetta di morbida e chiara delle pendici del Bregagno”
“La montagna fa sentire la sua energia”

© Giovanni Salici
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