La società del bere e del niente

Menaggio, 08 giugno 2008 h 16

La società del bere e del niente

Ieri sera sono andato a San Siro, per fotografare il Vasco. E’ sempre un’emozione forte entrare in questo “tempio” che non è più solo del calcio ma da anni anche quello della musica. Entrare dal basso, come quando entra un giocatore in campo, e trovarsi di fronte lo stadio pieno che vive e si muove…. ma questa è un’altra storia che magari racconterò in un altro momento.
Invece sento la necessità di scrivere e incazzarmi e gridare sul “prima di entrare”.
Arrivo nel piazzale dello stadio e mi sembra di entrare in un mondo di epoca post-industriale, post-civiltà, post-tutto. Mi viene alla mente l’immondizia di Napoli, mi vengono in mente i dibattiti, il parlare, dei problemi della società, le parole spese per dare soluzioni…
Non è la prima volta che nei miei oltre venti anni di fotografia vengo a San Siro o in un altro grande spazio dove si incontrano le persone, ma stasera sento che qualcosa ulteriormente è scattato, in negativo chiaramente, una specie di consapevolezza che il punto di non ritorno della società (perlomeno italiana) sia stato superato, o quantomeno ci siamo dentro e al limite per tornare indietro.
Sto camminando intorno allo stadio per raggiungere l’ultimo cancello dalla parte opposta, da dove ci faranno entrare (noi fotografi)…. sto camminando in mezzo a una miriade di vetri rotti, bottiglie di birra vuote accumulate in modo disordinato sull’intero piazzale, destra sinistra davanti, come saltare sui sassi di un torrente qui devo saltare e camminare qua è là tra i pochi spazi di asfalto liberi. Sporco, vetri, scarti di consumismo. (Non ho fatto foto perchè ero in ritardo per l’ingresso, ma sono sicuro di poterne fare al prossimo appuntamento del 16 giugno col concerto di Zucchero, non sarà diverso, purtroppo ne sono certo).
Torniamo al piazzale, torniamo sulla scena… sotto, i miei piedi, protetti da duri scarponi di uomo di montagna prestato alla metropoli, scorrono fiumi di taglienti cocci di vetro calpestati dalla massa, passo tra i cumuli di bottiglie di birra consumata all’esagerazione e senza quel gusto di sentire luppolo, il malto, il profumo e la freschezza di questa bevanda che solo pochi decenni fa era cultura berla e saperla bere e distinguere; intorno quasi tutti sono, già alle 20, completamente andati sotto i fumi dell’alcol (e magari di qualche pasticca). E non sono solo giovani ventenni ma persone di età anche più mature….
E tutto questo che cos’è? Dove porta? Dove stiamo andando? Da nessuna parte!
Dentro lo stadio la situazione non è tanto diversa. Meno immondizia, meno cumuli di bottiglie, ma intorno sempre birra… birra venduta e birra bevuta, birra!
La gente beve birra e compra birra.
Cazzo! Ma guardatevi e guardiamoci intorno porca troia!
Che cazzo rompete i coglioni sempre a lamentarvi?
Ve la prendete col governo, col lavoro che manca, coi Rom senza sapere la storia di un popolo.
Insultate il mondo, siete pronti a seguire chiunque innalzi la bandiera della marja libera, volete le libertà….. si ma cazzo voi cosa fate?
Bevete birra vi ubriacate e buttate ovunque le bottiglie vuote. Poi magari lunedì discuterete sulla Campania e le discariche, o peggio ancora vi indignerete contro chi non raccoglie il vetro nella differenziata.
E’ diventata una società del bere e del niente.
Ma dove vogliamo andare così conciati.

un particolre della struttura del palco del tour 2008 di Vasco Rossi
la realtà deformata da un vivere non più idoneo all’umanità, come in uno specchio deformante
photo © Giovanni Salici

Non credo la vita non abbia più emozioni da offrire, forse però dobbiamo anche meritarle.
Cercarle e saperle aspettare.
La birra è buonissima, ma berla così male proprio è offensivo per l’uomo stesso oltre che non riuscire ad apprezzare quelle decise sottili differenze nel gusto di una lager, di una doppio malto, le chiare e le scure, le provenienze e le diversità delle lavorazioni, le botti coi diversi aromi…. e si, una volta bere birra era questione di cultura, di diversificazione dalla massa.
Oggi siamo sempre più una massa…. di imbecilli!

Urlate “no global” e “no logo” e siete più global e più logo di tutti.

© Giovanni Salici
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