kayak 7a uscita e 1a del 2008: il Relitto

Menaggio, mercoledì 23 gennaio 2007 h 23,30

Questa uscita potrebbe avere diversi titoli:
1a uscita dell’anno,
20 aironi nel cielo,
tentata traversata,
il relitto,

cominciò e finì per colpa di Massimo

non so che titolo dare a questo episodio de “Le avventure di Gio il temerario”….

Tutto potrebbe iniziare il giorno prima; un conoscente (visto una volta, presentatomi dal mio amico Massimo) mi manda una mail di quelle tipo catene di Sant’Antonio con scritto “se non invii questa ad altre tot persone… domani ti succederà qualcosa di brutto”. Subito l’ho mandato a cager rispondendo per mail a lui e tutti coloro inseriti nella mail medesima, ed in seguito, stamane mi son detto, visto che non ci credo oggi vado in kayak!

20 aironi nel cielo
Mi sono svegliato, colazione, tempo bellissimo dopo la notte ventosa, cielo blu cobalto e lago…. un olio; decido di andare a Rezzonico per fare delle foto del borgo dal lago.
Scendo davanti al Victoria e subito un cormorano mi sfreccia davanti, mii che inizio.
Canoa in acqua alle h 12,27
Parto subito in direzione nord (senza il solito passaggio di riscaldamento fronte piazza) l’acqua é davvero calmissima, ideale per le foto. Ho sistemato la mia Nikon col 18-200 dentro uno zainetto che, avvolto in un sacco di nylon verde, tengo tra le gambe. Non sono solo in acqua, noto anche un equipaggio della canottieri.
Arrivo oltre Nobiallo e siccome la giornata é davvero spendida faccio una deviazione verso la colonia degli aironi a quella che io ho battezzato Punta Ardea. L’ultima volta ero passato senza fotocamera e caspita, avevo visto quasi 30 esemplari levarsi in volo. Sono a circa 200 metri e sono le h 12,44 mi fermo un paio di volte ed osservo dalla distanza per non essere troppo invasivo: eccoli, sono circa 20 tra adulti e giovani, alcuni sono alti all’incirca un metro, splendidi. Gli aironi cenerini sono si grigi ma hanno il becco giallo arancio che risalta luminoso e comunque il loro grigiore che si mimetiza molto bene tra le roccie e gli arbusti, in realta si accende e brilla sotto la favorevole luce del sole, ed alcuni esemplari si stagliano nel cielo blu di questa mattinata… pardon, di questo primo pomeriggio.
Sono ormai sotto pur non essendo vicinissimo e non potendo riempire il fotogramma con l’animale riesco comunque a scattare alcune immagini mentre ad uno ad uno a due a tre si alzano in volo. Alcuni si spostano direttamente sulla mia sinistra e restano un po’ lontani altri partono a destra per poi tornare in volo proprio sopra me o poco dietro. Ne rimangono tre; mi avvicino ancora per osservarli poi due decidono di unirsi al gruppo che nel frattempo si é spostato di circa 150 metri su di un altro promontorio.
Si lo so ero partito per Rezzonico ma Uomo! Sei li con gli ardea che ti svolazzano sopra vuoi perderli? No!
Mi sposto anch’io volando … “a pelo d’acqua” col mio yellow kayak e tento di nuovo il riavvicinamento. Sono tutti là, mi fermo e traguardo con l’obiettivo a 200 come cannocchiale, favolosi, é in questa occasione che riesco davvero a contarli, sono 20 in tutto forse 22, qualche attimo per fotografare l’insieme e rendere l’idea della colonia poi piano piano a gruppi si rialzano in volo, forse un po’ stupiti di questo personaggio mezzo busto che sbuca dall’acqua e li segue, tornano alla Punta Ardea riempiendo per alcuni secondi il cielo di tante silhouette grigio nere.
Giusto il tempo di rifare alcune inquadrature della garzaia, qualche volo roccambolesco e qualche buffo atterraggio (che ricorda vagamente i diivertenti atterraggi dei puffin in Norvegia nel 1999) e poi decido di lasciarli tranquilli e tornare sui miei remi (rossi).
Sono le h 13,22
Devo arrivare in quel di Rezzonico e poi posso prendermela più calma… in seguito gli eventi e le scelte in realtà saranno … meno tranquilli.
Mi sembra di aver già detto che la giornata é fantastica e forse per quello ogni tanto tra un gabbiano sopra la mia testa ed un altro appoggiato all’acqua poco più in la mi vengono degli strani pensieri…. tipo… traversata? !
Arrivo in dirittura del borgo tipico dove vi é un castello sul l’apice del paese, la torre é visibile da chilometri.
Sono le h 13,45
incomincio a scattare prima da distanza e poi mio avvicino. A tratti l’acqua cambia e si increspa dando testure interessanti poi torna piatta; i colori rosa giallo e le persiane verdi azzurre delle case, il cielo blu, la neve sulla cima dei monti Berlinghera, Legnone, Legnoncino, la torre del castello, tutto riflesso nell’acqua calma, come in una pittura di Monet anch’io cerco di pennellare il mio fotogramma come fossi un ‘impressionista. Poi metto anche la punta del mio kayak nelle foto, come quando si fotografa la Vespa sotto il cartello Budapest…. ma questa é un’altra storia.
Io direi sia giunta l’ora di approdare e mangiare qualcosa, si beh l’unica cosa che ho portato, un cioccolato Twix e basta. Punto una spiaggetta con relativo trespolo per la pesca degli agoni, scendo e sbrigo alcuni bisogni fisiologici; mi mangio il cioccolato e mi faccio fotografare da una fanciulla di passaggio che non ho ancora capito cosa facesse lì in questa landa desolata del lago di Como.
Sono le 14,55
Sono lì sul trespolo per agoni e sono indeciso: torno con calma per la mia strada, senza fretta, e magari mi riguardo gli aironi? Oppure… attraverso a Dervio che realmente é vicino a circa un quarto d’ora poi scendo verso Bellano, Varenna e riattraverso a Menaggio?
Mi conoscete! Siccome noto una striscia di blu intenso sull’acqua a sud… vuoi che stia montando la Breva? Quindi cosa faccio di qua e cosa faccio di là…. il Gio attraversa!

tentata traversata
Sono circa le h 15
Rimonto in barca mi sistemo i gingilli (tutti) e via, mentre davanti fulmineo come un proiettile sfreccia un martin pescatore. Diciamo che decido per una traversata diversa e punto subito verso Bellano, quindi più a sud-est, tanto a Dervio non vi é granché, solo che arrivo in mezzo al lago e cavoli si balla! La Breva stava montando… e adesso é proprio montata!!! Ma siccome alcuni giorni fa ho visto delle belle foto di kayak da mare su splendide onde, non posso desistere e mi dico: “Ehi Gio, Bellano e Varenna saranno sempre là, tanto sono in ombra…; non vorrai perderti una cavalcata fantastica su onde di 50-70 cm… contro vento… spruzzi senza paraspruzzi… in mezzo al lago…. ? Nooo! Un regalo così da madre natura non si può rifiutare, nooo!
In questa giornata c’é di tutto penso, prima la vita ed il volo, poi paesaggio e architettura ed ora é tempo di sport, di fisico, di allenamento. Insomma se voglio allenarmi per qualche impresa nautica, cominciamo. Si balla! Wow!
Sono le h 15,10
Sparo giù direzione Bellagio, mi fermo un paio di volte per documentare fotograficamente le onde, se no il mio amico Massimo magari non ci crede, il problema é che finché viaggio e pagaio la forza del kayak e delle onde si scontrano e la dinamica é più “decisa” poi quando rallento e scatto le foto tendo a fermarmi e quindi… chissà se si nota il ballo, penso. Lascio perdere le foto, mi voglio divertire, é una figata, sembra di sciare quando entri col remo sull’apice dell’onda per volargli sopra, poi quando le prendi un po’ più di traverso quasi a fare slaloom. Fantastico, faticoso ma fantastico; a tratti mi preoccupo per la fotocamera che alloggiata nello zainetto nel pozzetto ogni tanto si prende di quegli spruzzi; ma siccome é la mia fotocamera e la pensa come me… professionisti non deve essere solo una parola ma un’ideologia, un modus vivendi fatto di polvere, pioggia, fango e perché no, di spruzzi. Ogni tanto ho la tentazione di traversare, come se mi mancasse qualcosa alla giornata, poi però le onde sono così belle.
Incomincio ad avere fame e la voglia di un kebab… hai presente il fumetto del pollo arrosto davanti al volto nei cartoni animati?
Scendo e arrivo davanti a Bellano, il lago si sta calmando, la voglia di traversare a Varenna é li nel cervello, continuo a pagaire poi la mia mente é attirata dai tipici versi dei gabbiani, come al mare. Sono a qualche decina di metri, 3 o 4 ed uno in volo, e mi lascio andare; mi fermo coccolato dagli ultimi su e giù della Breva che si é calmata, ascolto gli uccelli e mi godo lo spettacolo di questa giornata invernale tersa come altre ma ricca di eventi diversi, e gli eventi non finiscono.

Il relitto.
Sono le h 15,40
Sto giusto riprendendo la via del ritorno dopo la pausa meditativa quando ad un centinaio di metri si muove in un dinamico galleggiamento qualcosa che non assomiglia ad un solito probabile tronco, bianco ma mi sembra grande per un gabbiano, mi avvicino ed incomincia a venirmi un dubbio che si rivela esatto; é il relitto di un windsurf alla deriva, probabilmente trascinato in acqua la sera prima dal vento impetuoso. Gli giro intorno, mi sembra malandato, quasi inutile, gli scatto qualche foto poi … che fare?
Lampo di genio (che forse era meglio non mi venisse), siccome sono ancora neofita, che fare in una situazione del genere? Lo trascino a riva? Fosse almeno decente potrei rivenderlo. Lo lascio lì? Oppure potrebbe essere pericoloso alla navigazione? Ci sarà qualcuno che recupera gli scafi alla deriva oppure seguono il loro percorso di vita sino ad una spiaggia chissà dove o si frantumano da qualche parte?
Alle 15,45 scrivo un sms al mio amico Massimo che mi ha indicato la via del kayak: “Ho appena trovato un surf in mezzo al lago, cosa faccio?”. Pochi minuti e la risposta: “Se hai una corda legalo e portalo a casa, se non hai una corda… sei ancora un pivello”. Dopo questa sfida vuoi che dimostri di essere un pivello? No! E siccome non sono un pivello ed io la corda ce l’ho, lego il surf, lo aggancio al moschettone del mio (prestato) giubbotto di salvataggio e me lo porto… a casa.
Il rientro é faticoso, in effetti mi sto trascinando altri 20 – 30 chili attaccati alla schiena e non una volta mi chiedo: Gio …. ma che cazzo te ne fai di una tavola da surf ridotta così? Non lo so! La mente in comincia ad essere stanca e già ipotizzo una mensola libreria col cimelio ritrovato, poco dopo la stanchezza sale e penso che potrei attaccarlo alla parete, ma con un lampo improvviso di lucidità mi rispondo ma a fare che? Ma l’apoteosi della mancanza di ossigeno avviene a 200 metri dalla costa di Menaggio quando la visione di un piano per la cucina americana fatto con la tavola si materializza quasi davanti a me.
Appare anche, appoggiato sulla cucina americana, un kebab.
Sono le h 16,50
Arrivo a Menaggio col mio recupero del cazzo al seguito; qualche foto dell’arrivo e gran finale, non mi sono bagnato in tutta la giornata, a riva con la canoa mezza sulla ghiaia mi arrivano delle onde dietro da un traghetto e mi innaffio il pozzetto e lo zaino, ma si sa… professionisti é un modus vivendi.
Risistemo la canoa e il surf che forse un giorno mi verrà utile (spero), finalmente il kebab si materializza.

km percorsi… ca 10
in circa 4 ore e 1/2

© Giovanni Salici
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2 Responses to “kayak 7a uscita e 1a del 2008: il Relitto”

  1. […] più vicina, e Menaggio, dietro, un po’ più lontano. Sapete, ogni volta che col kayak mi avvicino un po’ troppo a Varenna mi viene sempre una strana voglia: traversare il lago. Sarà un po’ come Ulisse e le Sirene. […]

  2. Parco ha detto:

    Articolo decisamente interessante e utile. Ottimo lavoro.

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